Addii, fischi nel buio, cenni, tosse

Eugenio Montale, Le occasioni, Mottetti, 1940

Luca Pirola
2 min readJan 25, 2024
Vittorio Corona, Treno in stazione, 1921

L’occasione della lirica è fornita dalla partenza in treno di Clizia e dal senso di profonda e consolante complicità umana tra il poeta e la donna, pur nel dolore del distacco.

metro cinque endecasillabi e due settenari (vv. 4 e 6), una rima al mezzo (abbassati : murati) e una perfetta (fioca : carioca).

Addii, fischi nel buio, cenni, tosse
e sportelli abbassati. E’ l’ora. Forse
gli automi hanno ragione. Come appaiono
dai corridoi, murati!
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
- Presti anche tu alla fioca
litania del tuo rapido quest’orrida
e fedele cadenza di carioca? -

La poesia si apre con il motivo topico dell’addio alla stazione: le immagini descritte parlano dei passeggeri, che Montale indica come automi nel senso degli “uomini murati nei loro compartimenti, gli uomini intesi come massa e ignoranza”. Tutta la descrizione rende il senso di angoscia per la partenza della donna amata.

La distanza acutamente avvertita tra l’io lirico e gli altri viaggiatori, paragonati ad automi, si esprime nell’indeterminato Forse […] hanno ragione, che ribadisce una diversità di comportamento rispetto al poeta. Il tema degli automi non soltanto segnala la coscienza della diversità del poeta e dell’amata rispetto alle masse (privilegio e condanna allo stesso tempo), ma esaspera il dolore dell’incomunicabilità. L’addio alla donna diventa così il trionfo degli automi, creature ormai ridotte a un’esistenza puramente meccanica e ripetitiva, senz’anima.

Dopo la riga di puntini sospensivi, che indica uno scarto temporale, i versi esprimono una domanda segnalata graficamente come un inciso che interrompe il resoconto del viaggio di Clizia. Il poeta chiede se anche per lei il ritmico rumore (fioca / litania) del treno in corsa evochi la cadenza ossessiva e monotona di una danza brasiliana, la carioca. La cadenza carioca rappresenta, dunque, la condizione umana, inautentica e meccanizzata dell’esistenza moderna: quella degli uomini — automi. Se anche la donna riconosce nel suono del treno questa disumana pulsazione, se anche lei presta, cioè conferisce al suono del treno il medesimo significato, allora tra lei e il poeta può stabilirsi una forma di comunicazione profonda. Se è così può ancora sussistere una condivisione di valori, un’esile complicità che li accomuna, isolandoli in un mondo di esistenze “murate”.

Il breve componimento si contraddistingue per essenzialità: la serie di suoni e rumori che apre il testo (Addii, fischi nel buio, cenni, tosse / e sportelli abbassati) ricrea con maestria, nella sua indistinta enumerazione, l’atmosfera sospesa ma concitata di una stazione ferroviaria dominata dal frenetico viavai dei passeggeri, dove il tempo si trasforma in orari (É l’ora) e il dialogo si trasforma in brevi scambi, domande appena accennate, senza neanche una risposta.

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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