Alba

Giorgio Caproni, Il passaggio di Enea

Luca Pirola
2 min readJan 30, 2024

La raccolta Il passaggio di Enea richiama l’Eneide di Virgilio e il viaggio dell’eroe nell’Oltretomba; il mito è calato nella realtà contemporanea, subendo un processo di degradazione. L’obiettivo dell’eroe è la ricerca della terra promessa tra un passato segnato dalla tragedia della 2^ guerra mondiale e il futuro incerto del dopoguerra.

Nel 1981 in un’intervista, Caproni commentò con queste parole il sonetto Alba:

A Roma verso la fine del 1945. Ero in una latteria, solo, vicino alla stazione, e aspettavo mia moglie Rina che doveva arrivare da Genova. Una latteria di quelle con i tavoli di marmo, con le stoviglie malrigovernate che sanno appunto di “rifresco”. Mia moglie non poteva stare con me a Roma perché non trovavo casa e dovevo stare a pensione. Erano tempi tremendi.

La poesia, dunque, prendendo spunto da un episodio biografico, mette in versi ed esplicita, intensificandone la portata, quei tempi tremendi, e in alcune splendide immagini (i vapori tra i denti del bar, le porte del tram, il tremitio del bicchiere tra i denti) condensa uno sguardo metafisico sulla quotidianità degli oggetti e delle azioni. L’alba è nelle opere di Caproni il momento delal giornata contraddistinto dalla desolazione e dal vuoto, dall’assenza. qui l’attesa della donna amata è vissuta dal poeta come un inverno interminabile.

Amore mio, nei vapori di un bar
all’alba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa

di rinfresco anche l’occhio, ora nell’ermo
rumore oltre la brina io quale tram
odo, che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte? … Amore, io ho fermo

il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitio tra i denti, è forse
di tali ruote un’eco. Ma tu, amore,

non dirmi, ora che in vece tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte
qui, col tuo passo, già attendo la morte.

Amore e morte si coniugano in questi versi: mentre il primo riecheggia per tutto il componimento vv.1, 2, 8, 11), il secondo solo alla fine, come ultima parola rivelatrice di ciò che era rimasto non detto.

I mezzi di trasporto sono tipici degli scritti di Caproni: i tram assumono in questi versi una valenza metafisica di mezzi di mettono in comunicazione il regno dei vivi con quello dei morti.

L’intero sonetto è costruito su un’unica interminabile sonorità (allitterazione ossessiva della r, iniziale del nome Rina, è presente in tutti i versi della lirica, mostrando come il pensiero del poeta sia sempre rivolto alla donna amata.

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