Bella schiava
“È del poeta il fin la meraviglia” Giovan Battista Marino
Giambattista Marino è il più importante autore italiano del Barocco. Egli rifiuta radicalmente la tradizione classicista per adeguarsi ai gusti poetici del tempo ed afferma che “è del poeta il fin la maraviglia / chi non sa far stupir vada a la striglia”. Il suo grande successo di pubblico è dovuto soprattutto alla sua capacità di cogliere e fare proprie tutte le spinte innovative del Seicento. Per questo Marino svuota la poesia amorosa delle implicazioni drammatiche e problematiche per renderla virtuosistica, un puro esercizio di stile, volto ad esibire la sua abilità poetica, riutilizzando in modo creativo tutto il materiale letterario disponibile. In questo testo, Giovan Battista Marino, infatti, sceglie un tema nuovo: la bella donna di pelle nera. Il poeta opera un rovesciamento del quadro tradizionale, nel quale la bella donna aveva una pelle bianchissima. Questo consente a Marino una serie di metafore nuove e ardite (la pelle come ebano, inchiostro, carbone, il cuore avvolto da un laccio scuro, il volto nero come la notte).
metro: ABAB BABA CDC DCD
Nera sì, ma se’ bella, o di Natura
fra le belle d’Amor leggiadro mostro.
Fosca è l’alba appo te, perde e s’oscura
presso l’ebeno tuo l’avorio e l’ostro.
Tutto il sonetto è costruito con una serie di ossimori (mostro leggiadro, v.2, alba buia, v.3, luce d’inchiostro, v.6, arsura di carbone spento, v.8, servo di una serva, v. 9, laccio bruno v. 10, e mano candida, v. 11, notte solare, giorno negli occhi neri, vv.13 e 14). Il contrasto più forte rimane però quello iniziale, sottolineato dal ma, tra la pelle scura e il concetto di bellezza. L’idea era già nel Cantico dei Cantici della Bibbia (Nigra sum sed formosa), sviluppata dal Tasso nelle Rime (Bruna sei tu, ma bella). Inoltre lo splendore nero della bellezza della serva offusca la luce del sole, il candore dell’avorio e la vivacità della porpora (vv.3 e 4); tutte queste metafore sono di ispirazione petrarchesca usate tradizionalmente per indicare la bellezza della donna bianca e pallida. Infatti, l’intera lirica Bella schiava si fonda su immagini totalmente tratte dalla tradizione letteraria precedente, combinate in modo innovativo, così da suscitare la meraviglia del lettore, senza nessun intento né di verosimiglianza né di parodia, ma solo di esercizio virtuosistico, di esibizione della forma stilistica quasi fine a se stessa.
Or quando, or dove il mondo antico o il nostro
vide sì viva mai, sentì sì pura,
o luce uscir di tenebroso inchiostro,
o di spento carbon nascere arsura?
Il gusto barocco per il paradosso e per le associazioni ardite e insolite si coglie, ad esempio, al verso 8, dove il carbone spento, simbolo del corpo nero della donna produce una passione più forte di quello acceso, e all’idea di luminosità è associata, sorprendentemente, quella di arsura, una sete molto forte provocata dalla passione amorosa.
La struttura sintattica riprende le corrispondenze antitetiche, grazie all’inserimento di due chiasmi al termine delle due quartine. Ai vv. 3 e 4 l’alba appo te […] presso l’ebeno tuo l’avorio e l’ostro, e 7–8 o luce uscir di tenebroso inchiostro / o di spento carbon nascere arsura.
Servo di chi m’è serva, ecco ch’avolto
porto di bruno laccio il core intorno,
che per candida man non fia mai sciolto.Là ’ve più ardi, o sol, sol per tuo scorno
un sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, et ha negli occhi il giorno.
Al termine del sonetto la lode della donna si conclude con un paradosso con cui il Marino designa l’amata come un sole notturno che porta la luce negli occhi; la figura retorica è impreziosita dalla ripetizione del termine sol con due significati diversi, come sostantivo e come avverbio.
La condizione della donna, che è schiava, porta alle estreme conseguenze la tendenza barocca a rappresentare la donna in momenti umili e quotidiani (come il pettinarsi, il nuotare, l’innaffiare i fiori, etc), generalmente esclusi fino ad allora dalla poesia elevata, mentre il fatto che sia nera risponde al gusto barocco che ama lo strano e l’esotico e rappresenta sovente donne che si caratterizzano per particolari insoliti e sorprendenti (zoppa, sdentata, cieca, balbuziente, etc).