Cigola la carrucola del pozzo
In questa poesia, inserita in Ossi di seppia, compare un tema fondamentale della poesia di Montale, la memoria. Il poeta evoca il ricordo di una persona cara, facendolo apparire con una specie di rito magico.
Cigola la carrucola del pozzo,
l’acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un’immagine ride.
Accosto il volto ad evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro…
Il sentimento ispiratore è tutto risolto in immagini, che non sono metafore, perché c’è una perfetta identificazione tra gli oggetti fisici (pozzo, secchio, acqua) e il significato di cui sono portatori.
La carrucola raccoglie l’acqua che sale dal fondo scuro del pozzo e incontra la luce, se ne impregna quasi confondendosi con essa (vv.1–2). I primi due versi sono apparentemente narrativi, perché con la fusione della luce e dell’acqua si entra in una dimensione immateriale, che diventa completa nei versi successivi quando nel tremolio dell’acqua appare un ricordo. Il pozzo richiama allora la profondità dell’inconscio: dalla memoria remota risale un’immagine.
Il ricordo non è un riflesso, ma un immagine evocata sullo specchio della superficie, come in certi riti magici. Il cerchio, che dà forma all’acqua, è definito puro (v. 3–4) perché è di acqua limpida, ed è una forma pura in sé. Anche il cerchio appartiene al repertorio dei rituali magici.
Nel momento, tuttavia, in cui si cerca un contatto con l’immagine evocata (v.5), quando le labbra entrano in contatto con l’acqua, l’immagine del volto si deforma, si allontana e svanisce (v.6).
Ah che già stride
la ruota, ti ridona all’atro fondo,
visione, una distanza ci divide.
Il secchio riporta il volto evocato — significativo l’uso del ti (v.9), che esprime il colloquio dell’io lirico con la persona cara — nel buio ( atro è un latinismo) del pozzo. Il passato non si recupera, la distanza (v.10) che ci separa da esso è incolmabile. Il volto che sale dal buio alla luce e ritorna nel buio appena si cerca di toccarlo assume una grande forza metafisica insieme a tutto il contesto: la carrucola (v.1), che avvicina e poi allontana il ricordo, rappresenta il tempo che scorre inesorabilmente, e la distanza segnata dalla catena cigolante del meccanismo rappresenta sia la distanza fisico-temporale sia quella psichica che separa l’io lirico dal suo passato.
La spezzatura ai vv. 7 e 8 ( altro… / Ah che già stride), seguita immediatamente da un enjambement ( stride/ruota, vv.8–9) sottolinea l’ineluttabilità della morte della speranza: l’io lirico non può prendere piena consapevolezza della visione, perché il passato è irrecuperabile; infine la lirica termina con l’allitterazione della d, che enfatizza il significato della distanza che divide.
Originally published at https://medium.com on February 19, 2022.