Era il giorno ch’al sol si scoloraro
L’innamoramento come inizio della sofferenza interiore
Il sonetto è la rievocazione dell’innamoramento che avvenne il giorno 6 aprile 1327 nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone (come si ricava da altre testimonianze petrarchesche). Tale giorno era fatto coincidere dalla tradizione con quello della Passione di Cristo, oggi rievocata nel venerdì santo (che precede la domenica di Pasqua); in effetti il giorno 6 aprile 1327 era un lunedì. La ricorrenza, luttuosa per la cristianità, faceva escludere al poeta il rischio di un assalto d’Amore; così che, quando questo invece si verificò, egli era del tutto impreparato a difendersi.
La coincidenza tra l’innamoramento e il giorno tragico della morte di Cristo suggerisce il significato attribuito da Petrarca alla propria vicenda amorosa: un traviamento morale, caratterizzato da un provvisorio ma prolungato oscuramento del sentimento della divinità. In questo senso il collocamento dell’amore per Laura sullo sfondo delle grandi categorie della cristianità testimonia una fedeltà all’esigenza medievale di collegare particolare e universale, di dare un significato generale ed esemplare alle personali vicende umane.
metro: sonetto con rime ABBA, ABBA, CDE, DCE
Era il giorno ch’al sol si scoloraro
per la pietà del suo factore i rai,
quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.
I primi due versi indicano il momento dell’evento narrato con una perifrasi che fa riferimento al racconto del Vangelo, secondo cui il sole subì un’eclissi e perciò si oscurò in coincidenza con la morte di Cristo: segno di pietà per la sofferenza di colui che lo aveva creato.
Il poeta, dunque, inscena dentro la “sacra rappresentazione” della Passione di Cristo la “rappresentazione” profana del suo innamoramento, descritto con i termini della tradizione cortese e stilnovistica, secondo la quale l’amore raggiunge il soggetto attraverso lo sguardo dell’amata (i be’ vostr’occhi, v. 4). Nella stessa tradizione rientrano anche i riferimenti al vincolo erotico (preso e legaro, vv. 3 e 4)
Tempo non mi parea da far riparo
contra colpi d’Amor: però m’andai
secur, senza sospetto; onde i miei guai
nel commune dolor s’incominciaro.
Il clima di lutto e di sofferenza rendeva indifeso il poeta rispetto al rischio di innamorarsi. Egli perciò fu colpito da Amore (rappresentato secondo la tradizionale personificazione); e tra il dolore generale per la morte di Cristo nacque la sofferenza particolare dell’infelice amore per Laura. L’innamoramento avviene mediante un agguato: secur, senza sospetto (v.7) esprime l’elemento della sorpresa, acuito dal contesto di dolore collettivo (commune dolor, v. 8) dovuto alla morte del Signore. Il parallelismo con i miei guai (v.7) tende a presentare le due azioni in antitesi l’una rispetto all’altra.
Trovommi Amor del tutto disarmato
et aperta la via per gli occhi al core,
che di lagrime son fatti uscio et varco:però al mio parer non li fu honore
ferir me de saetta in quello stato,
a voi armata non mostrar pur l’arco.
Con le sue armi tradizionali, l’arco e le frecce che fanno innamorare colui che ne è colpito (ferir me de saetta, v.13), Amore ha aggredito l’indifeso poeta (del tutto disarmato, v.9), lasciando invece illesa Laura, ben difesa probabilmente dalla propria onestà (a voi armata, v.14). Le frecce d’Amore sono stati gli occhi di Laura, che hanno raggiunto attraverso gli occhi del poeta il cuore di questi, secondo la casistica tradizionale (aperta la via per gli occhi al core…, v.10–11). Amore, tuttavia, ha compiuto un’azione vile (non li fu honore, v.12), facendo innamorare solo il poeta e non anche la sua amata; e anche questo motivo è convenzionale, presente già in Ovidio (Amores, I, 2,22) e rilanciato dai poeti provenzali. A differenza della tradizione letteraria l’incontro con l’amata è filtrato attraverso la memoria dell’io lirico che a distanza di tempo rivive l’episodi attribuendogli un ruolo determinante nella sua storia personale.
La ricostruzione dell’innamoramento intreccia in modo complesso la dimensione dell’Amor sacro e quella dell’Amor profano attraverso una fitta rete di opposizioni e analogie:
- la prima opposizione è creata dalla corrispondenza del momento in cui i rai del sole si oscurano e quello in cui si accendono gli occhi di Laura;
- al commune dolor della cristianità fa riscontro per analogia la comparsa di sospiri e guai, attestazione del dolore personale dell’io lirico:
- nello stesso momento si crea un legame tra Cristo preso e legato dai suoi carnefici durante la passione e il poeta soggiogato da Amore;
- infine gli occhi del poeta diventano uscio et varco per Amore analogamente alle ferite di Gesù in croce, che sono definite “ianua et ostium” (porta e varco) dal Vangelo.
Tuttavia mentre la passione di Cristo porterà alla salvezza dell’umanità, le sofferenze di Petrarca saranno l’inizio della sua perdizione. Nel sovrapporre la vicenda mondana a quella sacra il poeta sostituisce a Cristo, luce di salvezza, Laura, causa di confusione morale, in tal modo egli suggerisce al lettore il valore esemplare della sua esperienza.