Erano i capei d’oro a l’aura sparsi

Il ricordo di Laura e la belleza sfiorita

Luca Pirola
4 min readDec 1, 2022

In questo sonetto il poeta ricorda una visione di Laura: era così bella che non è stato possibile non innamorarsene. Sebbene ora il tempo sia trascorso e anche la bellezza di Laura sia sfiorita, l’intensità dell’amore che il poeta nutre nei suoi confronti è la medesima.

metro: sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE DCE

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

Tutto il componimento è giocato sul contrasto tra la Laura del primo incontro, quand’era giovane e bellissima, e quella del presente, invecchiata e la cui bellezza esteriore è sfiorita: nelle quartine il poeta rievoca la visione. Nella prima quartina Laura è descritta con i capelli biondi scompigliati dal vento e gli occhi splendidi e luminosi coi tratti distintivi della donna-angelo dello Stilnovo: ha i capelli biondi (“capei d’oro” v.1), gli occhi pieni di un “vago lume” (v.3). La descrizione stereotipata di Laura prosegue nelle terzine poiché la donna è dotata di un incedere che la fa sembrare una “angelica forma” (v.10) e di una voce superiore a quella umana, paragonata a uno spirito celeste e a un “vivo sole” (v.12).

L’espressione l’aura (v.1) richiama il nome della donna, quasi come un senhal , lo pseudonimo utilizzato dai trovatori provenzali per celare l’identità della donna amata.

e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?

Laura sembra per un attimo impietosirsi del poeta (v.5) ed è proprio tale accenno di compassione a far improvvisamente divampare in lui il sentimento amoroso.

La descrizione della situazione è giocata tutta sulle metafore: i capelli sono d’oro (v.1), il poeta ha nell’animo un’esca amorosa (v.7) e l’innamoramento è descritto come un prendere fuoco (arsi, v.8). Il ricordo dell’immagine della donna è affidata a pochi significativi particolari, rievocati attraverso la sineddoche dei capei, della luce degli occhi e del colore del viso.

Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro che, pur voce umana;

Della Laura del presente, invecchiata ma pur sempre affascinanate, è detto solo che i suoi occhi sono “scarsi” della luminosità di un tempo, intendendo che la donna è invecchiata e reca sul volto i segni del tempo, cosa che tuttavia non fa diminuire l’amore di Petrarca per lei.

L’invecchiamento di Laura è l’aspetto che più la allontana dallo stereotipo della donna-angelo stilnovista richiamato solo dalla descrizione esteriore, dal momento che essa è una donna umana priva di qualunque significato religioso e per cui il poeta prova un amore passionale, centrato soprattutto sulla sua bellezza fisica; il tema si ricollega a un brano del Secretum, in cui S. Agostino accusava Francesco di amare l’aspetto esteriore di Laura e lui ribatteva dicendo che anche adesso che lei è invecchiata i suoi sentimenti restano immutati.

uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.

Il poeta paragona la donna a uno spirito paradisiaco e a un sole splendente (v.12). Poco importa che col passare degli anni la bellezza di Laura possa essere sfiorita. Lo stacco netto tra passato e presente, tra visione lontana e quella attuale, è reso al v.13 attraverso un’antitesi che contrappone la Laura splendente di un tempo a quella sfiorita di oggi.

Il sonetto si conclude con un’epigrafica sentenza, che estende l’insegnamento dal caso personale a un piano generale: anche se l’arco si allenta, la ferita provocata dalla freccia d’amore che esso ha scoccato rimane aperta e dolente (v.14). L’invecchiamento della donna non rende comunque medicabile la ferita del poeta: l’amore non può sottrarsi al tempo e opporre alle sue rapine l’invicibile eternità della memoria.

Rispetto a una semplice poesia di lode, Petrarca introduce la novità del trascorrere del tempo: gli stilnovisti lodano la donna al presente, nel momento stesso in cui appare di fronte a loro, Petrarca, invece, lo fa al passato (i verbi sono tutti all’imperfetto), filtrando la descrizione attraverso la soggettività del proprio ricordo. Improvvisamente al piano temporale del passato si aggiunge quello del presente, che diventa il tempo della disillusione: il poeta è consapevole di quanto oggi la donna amata sia diversa. Questo tema della caducità della bellezza e della fragilità delle cose umane, che compare anche nel sonetto Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, permette di intendere che l’aspetto angelico sia una semplice iperbole elogiativa, privata di ogni implicazione metafisica.

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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