Giuseppe Ungaretti

La ricerca della parola assoluta

Luca Pirola
6 min readJan 27, 2021
Giuseppe Ungaretti durante la 1^ Guerra Mondiale

La poesia di Ungaretti è in continua trasformazione per la incessabile indagine tesa a cogliere il significato profondo della parola poetica.

La sua ricerca prende le mosse dalla stagione avanguardistica, per poi sperimentare la crisi e “ritornare all’ordine”.

Il punto di partenza poetico è la fiducia nel potere rivelatore della parola: una riflessione che distingue Ungaretti dagli intellettuali che contestano ogni privilegio della poesia (si pensi alle posizioni dei Futuristi). Cosa, tuttavia, deve rivelare la poesia? La condizione esistenziale dell’uomo. Infatti Ungaretti afferma che

punto di partenza della poesia è la disperazione spinta ai suoi estremi.

Il poeta, perciò, è un uomo di pena, in quanto è una creatura generata e cresciuta nel dolore. La sofferenza, tuttavia, non è fine a se stessa o negatività assoluta, perché in essa l’uomo recupera l’essenza della vita; in particolare il poeta entra in armonia con l’eterno e reinventa la realtà. La consapevolezza raggiunta in tal modo permette all’anima, purificata dal dolore, di cogliere la meraviglia del quotidiano, intuizione che si esprime attraverso la poesia. Il testo poetico, dunque, è un frammento di un’immensa verità, che è fatta di purezza e gioia. La parola, quindi, è rivelatrice di una verità metafisica, solo se riconquista una purezza verginale, priva di ogni scoria letteraria o sovrastruttura culturale. La poesia pura utilizza solamente la parola assoluta, reinventata, perché torni al suo significato primordiale, e isolata (anche tipograficamente) da ogni interpretazione contingente. La parola poetica consente a Ungaretti di riconoscere la propria identità, di dare senso all’esperienza, di avvertire su di sé il valore collettivo delle vicende storiche e di riscattarne il significato.

L’allegria

La prima stagione poetica di Ungaretti è raccolta ne L’allegria e si caratterizza per una ricerca equilibrata che si svolge tra la rottura della sperimentazione, rappresentata dai futuristi, e la fiducia nella capacità evocative della lingua della tradizione dannunziana. Ungaretti adotta delle soluzioni formali che sviluppano le teorie futuriste di frammentazione della struttura logica della frase, ma riprende da D’Annunzio la creazione di analogie immediate ed evocative.

Il titolo della raccolta è frutto di un lungo percorso di scelta, poiché la prima edizione del 1916 era intitolata Il porto sepolto; al termine del conflitto (1919) Ungaretti preferì titolare la pubblicazione Allegria di naufragi, mentre per l’edizione definitiva del 1931 scelse appunto L’allegria, al fine di valorizzare il rimando all’energia vitale che può essere ancora colta nella condizione tragica della guerra, anche grazie alla parola poetica.

Il cammino compiuto dal poeta, infatti, racconta esperienze di guerra, a cui sono connessi essenzialmente il dolore e la morte; la tragica esperienza del fronte, tuttavia, ha un risvolto positivo, perché consente al poeta di acquisire la consapevolezza della divina necessità dell’esistenza, poiché il poeta ritrova nella disperazione un potente richiamo alla vita. Disperazione significa provare l’emozione di un totale sradicamento e disumanizzazione, in cui la poesia che porta a intuire una verità trascendente permette di elevare l’esperienza di guerra a parametro dell’esperienza di tutti: il poeta esprime la condizione collettiva dei combattenti e di tutta l’umanità, dando voce all’identità profonda dell’uomo. Per questo, dopo la catastrofe, l’uomo è pronto a riprendere il cammino della sua esistenza.

Le intuizioni di Ungaretti sono collocate in un paesaggio immerso nel silenzio di una contemplazione stupita e riverente, che desta nel poeta un sentimento di meraviglia della creazione, concepita come un’innocenza antica che il poeta ricorda e rivive quando è in sintonia con le cose. Nella natura, infatti, il poeta cerca un senso per la condizione umana, espresso da un dialogo intimo tra paesaggio e io poetico.

Le innovazioni formali
La metrica e la sintassi sono completamente stravolte da una spinta sperimentale che attribuisce un significato a molte istanze distruttive delle avanguardie. Ungaretti scrive utilizzando versi liberi per rendere la folgorazione dell’intuizione poetica; le sue liriche, poi, sono introdotte da un titolo che è parte integrante del testo, necessario alla comprensione della lirica stessa. La rima è assente e il testo poetico presenta la totale mancanza di punteggiatura e di nessi sintattici (preposizioni, congiunzioni), poiché il ritmo e la scansione delle pause è data dagli a capo e dagli spazi bianchi della pagina. Il dettato delle liriche di Ungaretti è, dunque, estremamente scarnificato, il linguaggio è ridotto alla sua essenzialità.

In questo modo il poeta lascia attorno alla parola un alone di indefinitezza e di mistero, ma contemporaneamente mira a potenziare l’espressività del singolo vocabolo. Infatti le parole-verso (versi costituiti da una sola parola) valgono a valorizzare l’espressività del singolo termine, dall’altro costruiscono attorno ad ogni singolo termine un eco di mistero e di assoluto.

Infine si rileva la preponderanza del presente indicativo, che riproduce l’effetto di subitaneità dell’ispirazione analogica, e della prima persona singolare, che evidenzia l’esperienza diretta dell’io poetico.

La centralità del soggetto è evidenziata anche dall’analogia, che il poeta dispone in una fitta rete di rimandi a realtà lontane nella realtà. In questo modo egli unifica le varie porzioni della realtà evocate, facendolo dal punto di vista della propria soggettività. Ungaretti, infatti, sostiene che

se il carattere dell’Ottocento era quello di stabilire legami a furia di rotaie e di ponti e di pali e di carbone e di fumo, il poeta d’oggi cercherà dunque di mettere a contatti immagini lontane, senza fili. Dalla memoria all’innocenza, quale lontananza da varcare; ma in un baleno.

Sentimento del tempo (1933–1936)

La seconda raccolta di Ungaretti — Sentimento del tempo — raccoglie testi scritti tra il 1919 e il 1936 in cui il poeta si allontana dall’esperienza personale per avviare la ricerca di una poesia pura, stilizzata e astratta.

Le caratteristiche principali di questa nuova fase poetica sono la raffinatezza di ispirazione petrarchista, orientata verso una poesia alta e preziosa, e l’ampia libertà delle analogie che porta alle estreme conseguenze il principio simbolistico delle correspondances, mettendo in primo piano le associazioni sensoriali del poeta piuttosto che gli elementi realistici.

Il tema principale è il tempo, che è indagato secondo tre prospettive differenti: nel primo periodo (1919–1927) Ungaretti cerca di individuare i segni del tempo nel paesaggio come tracce di una profondità storica, che supera l’appiattimento sul momento istantaneo e presente de L’allegria.
Tra il 1927 e il 1932 le liriche partono dalla contemplazione della sorte dell’uomo fatta con inquietudine, angoscia e spavento per la morte; il tempo, dunque, è visto in relazione all’effimero scorrere delle ore, al disfacimento della carne.
Infine tra il 1932 e il 1935 Ungaretti torna a considerare la propria dimensione soggettiva: riflettendo sul sentimento del tempo in relazione al proprio invecchiamento, il poeta conduce una meditazione religiosa.

La nuova raccolta esprime una svolta formale della produzione di Ungaretti, il quale riconsidera la tradizione formale, tanto che la metrica tradizionale domina ovunque, grazie agli endecasillabi e ai settenari. Ungaretti, inoltre reintroduce la punteggiatura e gli aggettivi arricchiscono i versi. Dopo la frammentazione del periodo precedente l’ordine sintattico ritorna nella poesia maturato e arricchito.

Le ultime raccolte

Ungaretti ha definito la raccolta Il dolore (1947)

è il libro che più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola.

Il dolore è il tema unico delle liriche, considerato come sofferenza privata causata dalla morte prematura del figlio e del fratello, e universale per le morti e distruzioni della seconda guerra mondiale. Ungaretti, grazie al dolore personale, entra in dialogo con l’umanità sofferente a cui si sente affratellato cristianamente a causa dell’esperienza dolorosa comune. Fa da sfondo alle prime liriche della raccolta il paesaggio brasiliano (Ungaretti in quel periodo era titolare della cattedra di letteratura italiana a San Paolo) che è descritto come un ricordo evocato in dimensioni enigmatiche.
Dal punto di vista stilistico prosegue il recupero della tradizione classica attenta ai ritmi, alle pause, alle suggestioni musicali dei versi e dei suoni.

Nel 1950 Ungaretti pubblica La terra promessa in cui la riflessione si concentra ancora sullo scorrere del tempo che porta la nulla e alla morte, perciò il sentimento del tempo lascia la sfera individuale per arrivare ad una dimensione eterna e universale, elevandosi alla dimensione mitica.
La scrittura si fa ricca, preziosa e con periodare ampio segno di uno sforzo formale notevole.

Per sintetizzare

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Luca Pirola
Luca Pirola

Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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