Il cinque maggio

Le odi civili: il senso provvidenziale della Storia

Luca Pirola
7 min readJan 4, 2023

La lirica è stata scritta di getto da Manzoni subito dopo aver appreso la notizia della morte di Napoleone Bonaparte, avvenuta il 5 maggio 1821.
Obiettivo dell’ode è sviluppare attraverso la figura di questo uom fatale una personale riflessione sui limiti dell’agire umano e sul grande disegno della Provvidenza divina, cui occorre cristianamente adeguarsi. Dunque il motivo ispiratore dell’ode è la rievocazione delle vicende terrene di Napoleone (l’ascesa e la conquista del potere, la grandezza e la gloria, la sconfitta e la morte), a cui si accompagna la riflessione cristiana. la riflessione del Manzoni segue il seguente schema:

1° nucleo tematico La notizia della morte di Napoleone suscita in Europa una profonda emozione

Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,

muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.

Le prime strofe sono connotate dal senso di immobilità della morte, evocato dal verbo stare che si riferisce sia alla spoglia di Napoleone sia alla Terra; tale sensazione è rafforzata dagli aggettivi che descrivono la reazione all’annuncio della morte di Napoleone: immemore connota il distacco dal mondo; percossa esprime la violenza fisica della notizia; attonita rende la violenza interiore.

L’ode è fortemente ritmata con versi brevi, numerosi bisillabi a inizio verso e versi tronchi in chiusura di strofa, il che accentua la cadenza, vagamente da marcia. Il verso tronco finisce spesso con un verbo e questa caratteristica sembra conferire al testo una fisionomia quasi di narrazione, che necessita di verbi e di azioni.

2° nucleo: Il poeta precisa la sua autonomia di intellettuale, non servile nel momento della gloria di Napoleone, non denigratore di fronte alla sconfitta.

Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sonito
mista la sua non ha:

Il poeta afferma orgogliosamente la propria indipendenza dal potere napoleonico nei momenti essenziali della sua avventura: cadde, risorse, giacque sintetizzano in un solo verso la seconda parte della storia napoleonica: l’abdicazione, i cento giorni e la definitiva sconfitta.

vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al subito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.

Il poeta precisa che l’attuale decisione di celebrare Napoleone è dettata dalla commozione che lo ha colto di fronte al mistero della morte, per questo riferimento ai valori universali afferma che il suo canto non morrà.

3° nucleo tematico: La straordinaria ascesa politica dell’eroe e le sue fulminee imprese sui campi di battaglia ne hanno fatto il dominatore delle sorti d’Europa.

Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’uno all’altro mar.

Napoleone ha improntato di sé un’intera epoca, ha determinato una svolta nella storia europea, ha suscitato guerre, lutti e dolori (una simile / orma di piè mortale / la sua cruenta polvere / a calpestar verrà, vv. 9–12). La genialità strategica di Napoleone è tratteggiata attraverso versi rapidissimi che assumono un tono epico. La metafora del fulmine esprime la rapidità con cui Napoleone attuava le proprie intuizioni.

Il ritmo è veloce per la rappresentazione dinamica della vicenda terrena di Napoleone, in conformità con l’orgoglio del condottiero: le frasi sono brevi e la costruzione è paratattica (cadde, risorse e giacque, v. 16; Dall’Alpi alle Piramidi…, vv. 25 ss.).

Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.

Nella domanda iniziale si legge la perplessità del cristiano Manzoni che valuta le azioni secondo un giudizio morale. Il quesito interrompe la rievocazione delle imprese napoleoniche e pone il problema del significato di tali imprese e del senso della vicenda umana in generale. Ma di fronte alla grandezza e alla complessità della vicenda di Napoleone, il poeta si astiene dall’esprimere un giudizio (Ai posteri / l’ardua sentenza, vv. 31–32), perché gli eventi della storia umana, tragicamente intessuti di violenze e di ingiustizie, acquistano significato solo se visti nella prospettiva di un misterioso progetto provvidenziale.

La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;

tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.

Manzoni riprende la narrazione delle imprese da una prospettiva interiore, cioè negli effetti che produssero sull’uomo. La descrizione della psicologia napoleonica tratteggia una figura romantica dalle molteplici e contrastanti esperienze.

Dalla settima strofa il ritmo diventa martellante con effetti rapidi di movimenti sottolineati anche dalle anafore (due volte... due volte, vv. 47-48) e dal polisindeto (E... e... e... e, vv. 55–60), dalle antitesi (gloria, periglio, polvere, altar) che danno ai versi il tono di un epigrafe.

Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.

Il Settecento razionale e illuminista, assolutista nelle forme di governo, e l’Ottocento idealista e romantico, aperto alle istanze liberali sono due secoli con caratteristiche differenti: Napoleone ne è stato l’arbitro, armonizzando le opposte istanze con la sua vicenda politica.

4° nucleo tematico: Napoleone esiliato nell’isola di Sant’Elena è travagliato dal cumulo dei ricordi del tempestoso passato.

E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e d’indomato amor.

Napoleone, che storicamente appartiene alla schiera dei «grandi», viene rappresentato nel momento in cui scompare dalla scena del mondo. La riflessione si conclude, infatti, con una constatazione amara e suggerisce l’idea di una caduta rovinosa: Napoleone diventa così simbolo della caducità delle aspirazioni umane e della gloria terrena.

Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;

La similitudine dell’onda, che porta prima il naufrago sulla sua cresta e poi lo travolge, indica metaforicamente sia il cumulo dei ricordi che sovrastano Napoleone sia l’alternanza di speranze e delusioni. Quell’onda che solleva e schiaccia riprende simmetricamente altre immagini chiave indicanti l’alternanza della sorte, del trionfo e dell’angoscia nella vita di Napoleone (con vece assidua, / cadde, risorse e giacque…; due volte nella polvere, / due volte sull’altar; E ripensò le mobili / tende, e i percossi valli, / e il lampo de’ manipoli, / e l’onda dei cavalli).

tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
narrar sé stesso imprese,
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!

Napoleone è rappresentato nella sconfitta, solo, nel silenzio del tramonto, medita sul suo passato, in un atteggiamento fisico che denuncia il dramma interiore, la sua impotenza ad agire. Sulla verità storico-politica di Napoleone («vero storico») si innesta così l’invenzione artistica del poeta, che interpreta il dramma interiore di quell’anima in chiave religiosa («vero poetico»): ogni uomo è strumento di un disegno divino e Dio si è servito di Napoleone, figura romanticamente eccezionale e dalle contrastanti esperienze, per esprimere la propria grandezza creatrice e la propria infinita misericordia.

Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio,
e il celere ubbidir.

Un accumulo di immagini — legate dal polisindeto in posiziona anaforica — oppone un ritmo veloce a quello mesto delle strofe precedenti.

5° nucleo tematico: L’esule trova conforto e speranza nella fede religiosa e il poeta sottolinea il significato esemplare della sua morte cristiana.

Ahi! Forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;

e l’avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.

L’ode è a una svolta tematica: Napoleone si accomiata anche dai ricordi che gli riportano un’eco di una vita ormai priva di senso e apre il suo animo a una nuova dimensione spirituale.

Napoleone è il prototipo dell’uomo moderno, l’eroe romantico che cerca di costruirsi da solo il destino. La pietà e l’ammirazione di Manzoni non nascono, perciò, dai trionfi militari e politici, ma nel momento in cui Napoleone mette da parte la superbia con cui aveva cercato di sostituirsi a Dio e si trova a riconoscerne la suprema grandezza. Manzoni riconosce nella sconfitta l’opportunità di dimostrare un eroismo ben diverso dal modello titanico di stampo romantico, nonché unico mezzo per giungere alla Salvezza.

Nelle strofe di riflessione il ritmo è più lento e pacato: le immagini sono di immobilità nei primi sei versi (immobile, stette, immemore, orba, percossa, attonita, sta), di meditazione negli ultimi (venne una man dal cielo... l’avviò, pei floridi / sentier della speranza, / ai campi eterni, vv. 88-93; sulla deserta coltrice / accanto a lui posò, vv. 107-108).

Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Golgota
giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

Quando Napoleone sta per sprofondare nell’abisso della disperazione, Dio interviene a risollevarlo con il conforto della fede (valida / venne una man dal cielo, vv. 87–88). Il dolore è provvidenziale in quanto trasforma la sofferenza di Napoleone in riscatto e l’effimera gloria terrena in speranza di gloria eterna nel regno di Dio.

L’organizzazione dei contenuti consente a Manzoni di attuare un graduale passaggio da una meditazione sulle imprese di Napoleone a una considerazione più ampia sulla presenza di Dio nella Storia. Tutte le vicende umane si svolgono sotto la vigile sovranità di Dio, così nell’ode dedicata alla morte di Napoleone si celebra l’azione della Grazia divina scesa a salvare un singolo individuo.

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Luca Pirola
Luca Pirola

Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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