Il decadentismo

La crisi dell’ottimismo positivista

Luca Pirola
4 min readOct 7, 2020
James Ensor, Maschere 1890

Con il termine Decadentismo si indica la cultura di un periodo di profonda crisi della società, compreso tra il 1870 e lo scoppio della I guerra mondiale. Questo periodo è caratterizzato dall’avvento della società di massa e la conseguente crisi delle gerarchie sociale consolidate, dalla politica dell’imperialismo aggressivo e competitivo che genera conflitti e tensioni tra le grandi potenze, dall’involuzione politica della borghesia che da classe sociale progressista si trasforma, una volta raggiunto l’egemonia economica e sociale in gruppo conservatore.
La precarietà sociale, politica ed economica provoca la crisi delle certezze del positivismo, poiché non si riesce più a cogliere la verità attraverso la scienza; la realtà appare più complessa delle sue manifestazioni, perciò si diffondono orientamenti di pensiero irrazionalistici e spiritualistici come l’estetismo, rappresentato da Joris Karl Huysmans, Oscar Wilde e Gabriele D’Annunzio, il superomismo di Nietzsche, l’attivismo pragmatico di W. James, il misticismo di Novalis e lo spiritualismo di Bergson.

Pur nelle loro differenze anche marcate, tutte queste interpretazioni della realtà affermano una nuova figura di intellettuale che esprime da un lato la volontà di conquistare una posizione dominante rispetto al “gregge” della società di massa, dall’altro assume atteggiamenti di ribellione ed evasione dalla realtà disprezzata, da cui l’intellettuale si sente estraneo.
La solitudine in cui si ritira l’intellettuale conduce all’assunzione di atteggiamenti di individualismo, a cui è condannato e si condanna l’intellettuale non omologato nella società. Questa condizione è composta da antitesi inconciliabili, perché l’assenza di fede nella ragione e nella scienza non sono sostituite da una interpretazione alternativa, ma inducono solo ad un cosmico smarrimento, che rende possibili solo interpretazioni soggettive e non verificabili.

Il decadentismo letterario

Il Decadentismo nasce in Francia intorno al 1880 (perciò è quasi contemporaneo al Positivismo), quando il termine è inizialmente usato in senso spregiativo per indicare i poeti ribelli e sperimentali. Successivamente questi stessi lo assunsero in chiave polemica per affermare la loro diversità dalla massa e dalla borghesia benpensante.

Charles Baudelaire (1821–1867)

I letterati decadenti in origine espressero il rifiuto della realtà politica dopo la repressione della Comune (1871) e il corrispondente rifiuto della società borghese ritenuta mediocre, meschina e conformista. Essi si riconoscevano nell’opera di un precursore, Charles Baudelaire, che con la sua raccolta I fiori del male aveva fissato lo sguardo sull’uomo moderno, esprimendo sentimenti complicati e inconsueti attraverso una poesia concepita come strumento di conoscenza metafisica

Baudelaire nella lirica Correspondances indica nel simbolismo la modalità espressiva che consente alla poesia di indagare oltre la realtà sensibile, mostrando così ai decadenti la strada espressiva per sviluppare i propri temi.
Nella concezione simbolista la realtà vera non è quella dell’esperienza o della ragione, perché esiste un significato più profondo e misterioso che solo la poesia può indagare. Il poeta vuole risalire alle sorgenti dell’essere, diventa un veggente, colui che rivela l’ignoto che è percepito tramite illuminazioni irrazionali. La poesia si esprime attraverso il superamento della tradizione metrica e formale, perchè segue un suo ritmo interno, una sua musica.
La parola — liberata dal nesso logico sintattico — assume valore assoluto, incarnazione della realtà più profonda, evocata dal simbolo che è celato dietro la percezione dei sensi. La tecnica che meglio esprime tale processo cognitivo è l’analogia, che costruisce rapporti impensati tra le cose più diverse e lontane.
In questa visione l’arte rappresenta l’unico valore e l’unico atto vitale degno dell’uomo; la vita, dunque, acquista senso se si risolve in un’opera artistica caratterizzata dalla ricerca e valorizzazione del bello (estetismo)
La prod
uzione in prosa si concentra sulla trascrizione del mondo interiore dell’artista in chiaro collegamento con la psicanalisi. Gli esponenti maggiori sono: Joyce, Proust, Kafka, Svevo e Pirandello.

Il Decadentismo in Italia

Il Decadentismo si diffonde in Italia negli ultimi decenni del XIX secolo, proseguendo l’allontanamento della produzione letteraria dal sentimentalismo tardo romantico già iniziato dalla Scapigliatura. Come nel resto d’Europa i decadenti italiani accolgono e rielaborano istanze diverse che sono riprese dal superomismo, dal nazionalismo, dall’estetismo, dall’intuizionismo e dall’indagine dell’inconscio. Si possono, tuttavia, individuare due grandi correnti: coloro che esaltano l’io mettendo, pur con idee e risultati molto differenti, la soggettività al centro della propria opera come Pascoli, D’Annunzio e i Futuristi; e coloro che dissacrano l’io, evidenziando la crisi dell’identità individuale, come Montale, Ungaretti, Svevo e Pirandello.

--

--

Luca Pirola
Luca Pirola

Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

No responses yet