Il desiderio e il sogno

Luca Pirola
5 min readNov 24, 2021

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Italo Svevo, Senilità, capitolo 10

Vincent van Gogh, Alle porte dell’eternità

Emilio credeva di essere guarito. Sentiva però di essere inerte e una sera scrisse il primo modulo del suo nuovo romanzo nel quale raccontò il suo incontro con Angiolina. Continuò anche la sera seguente, ma dopo quella mise da parte il suo lavoro per risparmiarsi ogni dolore poiché non si sentiva forte abbastanza per superare la propria inettitudine. Poi gli venne il desiderio di rivedere Angiolina pensando di non correre più alcun pericolo, ma l’inerzia impedì al Brentani di andarla a

cercare.

La sola inerzia gl’impedì d’andare a cercare la fanciulla. Gli sarebbe piaciuto che altri si fosse incaricato di riunirli, e pensò perfino che avrebbe potuto invitare il Balli a farlo. Tutto infatti sarebbe stato più facile e più semplice se il Balli si fosse procurato da solo la modella, e gliel’avesse poi consegnata quale amante. Ci avrebbe pensato. Esitava soltanto perché non voleva concedere al Balli una parte importante nel proprio destino.

La sintassi è molto semplice, infatti i periodi sono brevi, il linguaggio colloquiale. La complessità del testo è tutta nell’analisi dei moti dell’animo, delle fantasie del protagonista.

Importante? Oh, Angiolina rimaneva sempre una persona molto importante per lui. In proporzione al resto se non altro. Tutto era tanto insignificante, ch’ella tutto dominava. Ci pensava continuamente come un vecchio alla propria giovinezza Come era stato giovane quella notte in cui avrebbe dovuto uccidere per tranquillarsi! Se avesse scritto invece di arrovellarsi prima sulla via e poi altrettanto affannosamente nel letto solitario, avrebbe certo trovata la via all’arte che più tardi aveva cercata invano. Ma tutto era passato per sempre. Angiolina viveva, ma non poteva più dargli la giovinezza.

Compare qui il primo richiamo alla gioventù con l’immagine del vecchio che ripensa alla sua giovinezza. Successivamente il tema è ripreso da Emilio, narratore dei moti della propria interiorità, in associazione a uno stato di particolare eccitazione al pensiero che il suo amore potrebbe essere ricambiato da Angiolina; speranza successivamente presto delusa; e infine con un saluto entusiastico al suo recupero (Oh, la gioventù era ritornata.) significativamente associato al sogno irrealizzabile. Tale insistenza sul tema della gioventù chiarisce per antitesi il concetto di senilità di Svevo, che la descrive come una condizione di inerzia dalla quale Emilio Brentani desidera inutilmente uscire, ma che è connaturata al suo essere.

Una sera, accanto al Giardino Pubblico, la vide camminare dinanzi a sé. La riconobbe al noto passo. Ella teneva sollevate le gonne per preservarle dalla fanghiglia, e, alla luce di un gramo fanale, egli vide rilucere le scarpe nere di Angiolina. Ne fu subito turbato. Ricordò che al culmine della sua angoscia amorosa, egli aveva pensato che il possesso di quella donna gli avrebbe data la guarigione. Ora invece pensò: — Mi animerebbe!
- Buona sera, signorina — disse con quanta calma poté trovare nell’affanno del desiderio che lo colse dinanzi a quella faccia da bambino roseo, con gli occhi grandi dai contorni precisi, che parevano tagliati allora allora.
Ella si fermò, afferrò la mano che le era stata offerta e rispose lieta e serena al saluto: — Come sta? E tanto che non ci vediamo.
Egli rispose, ma era distratto dal proprio desiderio. Aveva forse fatto male a dimostrare tanta serenità, e, peggio, a non aver pensato al contegno da seguire per arrivare subito dove voleva, alla verità, al possesso. Le camminò accanto tenendola per mano, ma, dopo scambiate quelle prime frasi da persone che sono liete di ritrovarsi, egli tacque esitante. Il tono elegiaco usato altre volte con piena sincerità, sarebbe stato fuori di posto, ma anche un’indifferenza troppo grande non l’avrebbe portato allo scopo. […]

Il desiderio di Emilio è il potente motore dell’azione del personaggio, ma contemporaneamente gli impedisce di agire, perché Emilio è dissociato dalla realtà, in quanto quando Angiolina gli rivolge la parola egli è distratto dal proprio desiderio di lei.

Emilio e Angiolina passeggiano avvertendo l’intensità della passione reciproca; tuttavia, mentre si dirigono verso la casa di Angiolina per trascorrervi la notte, un riferimento da parte di lei a un amante torna a destare la cocente ira e delusione di Emilio, che il giorno seguente si confida con il Balli.

All’antico dolore s’era aggiunto un peso sulla coscienza, il rimorso d’essersi legato di più a quella donna, e la paura di vederne compromessa vieppiù la propria vita. Infatti, come avrebbe potuto spiegare la tenacità con cui ella addossava a lui la colpa della relazione col Volpini (sarto promesso sposo di Angiolina, che poi lascia essendo venuto a conoscenza delle numerose relazioni della donna) , se non col proposito d’attaccarglisi, comprometterlo, succhiargli lo scarso sangue che aveva nelle vene? Egli era legato per sempre ad Angiolina da una strana anomalia del proprio cuore, dai sensi — nel letto solitario il desiderio era rinato — e dalla stessa indignazione ch’egli attribuiva all’odio.

Le parole della sofferenza si accumulano in questo paragrafo: dolore, peso, rimorso, paura, colpa, abbattimento rappresentano l’angoscia interiore del Brentani.

Quell’indignazione era la madre dei più dolci sogni. Verso mattina il suo profondo turbamento s’era mitigato nella commozione per il proprio destino. Non s’addormentò, ma cadde in uno stato singolare d’abbattimento che gli tolse la nozione del tempo e del luogo. Gli parve d’essere ammalato, gravemente, senza rimedio, e che Angiolina fosse accorsa a curarlo. Le vedeva la compostezza e la serietà della buona infermiera dolce e disinteressata. La sentiva muoversi nella camera, ed ogni qualvolta ella gli si avvicinava, gli apportava refrigerio, toccandogli con la mano fresca la fronte scottante, oppure baciandolo, con lievi baci che non volevano essere percepiti, sugli occhi o sulla fronte. Angiolina sapeva baciare così? Egli si rivoltò pesantemente nel letto e tornò in sé. L’effettuazione di quel sogno sarebbe stato il vero possesso. E dire che poche ore prima egli aveva pensato di aver perduto la capacità di sognare. Oh, la gioventù era ritornata. Correva le sue vene prepotente come mai prima, e annullava qualunque risoluzione la mente senile avesse fatta.

Il desiderio è strettamente legato al sogno, che ne costituisce il fondamento insieme alla fantasia, elementi che falsano e amplificano la realtà, alimentando l’impossibilità della realizzazione del desiderio stesso.

Di buon’ora s’alzò e uscì. Non poteva attendere; voleva rivedere Angiolina subito. Correva nell’impazienza di riabbracciarla ma si proponeva di non ciarlare troppo. Non voleva abbassarsi con dichiarazioni che avrebbero falsato i loro rapporti. Il possesso non dava la verità, ma esso stesso, non abbellito da sogni e neppure da parole, era la verità propria e pura e bestiale.
Invece, con un’ostinazione ammirabile, Angiolina non ne volle sapere. Era già vestita per uscire e poi l’aveva già avvisato che ella non intendeva disonorare la propria casa.

Il brano è organizzato come una continua interferenza di sogni e fantasie, che determinano le azioni (o le non-azioni) del personaggio. Svevo caratterizza l’inettitudine di Emilio come una condizione perenne di sogno ad occhi aperti, indicando una dimensione di vita fantastica, ideale che separa chi ne è affetto dalla realtà che lo circonda e ne fa un inadeguato alla vita stessa, cioè un inetto.

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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