Il poeta e la vita popolare
Umberto Saba, Canzoniere, Trieste e una donna, Città vecchia
Proveniente dalla sezione che il poeta ha dedicato alla sua città (Trieste e una donna, 1910- 1912), la lirica descrive la confusione delle strade e le persone con un sentimento di solidarietà che porta alla riscoperta dei valori autentici della vita. Nella poesia si sentono vibrare le figure umane più care all’ispirazione poetica di Saba, che in esse trova rispecchiato il proprio vitalismo.
La forma metrica è di tre strofe costituite da versi imparisillabi (endecasillabi, settenari, quinari, trisillabi), variamente legati da rime e assonanze.
Attraversando la propria città natale, con cui ha un rapporto di amore — odio, il poeta si sente attratto dagli aspetti più turpi della vita. Non è la severa ed elegante Trieste asburgica che lo ammalia, ma quella delle osterie, dei postriboli, del porto, della vita in strada: lì e solo lì si trovano le tracce di infinito.
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
La prima strofa ha inizialmente un ritmo lento e poi sempre più incalzante, per comunicare mediante la disposizione degli accenti l’immagine dell’agitarsi della folla. Nella discorsività della sintassi tradizionale acquistano rilievo l’anastrofe (giallo… fanale) e l’enjambement (si specchia / qualche fanale) dal forte effetto cromatico, in antitesi con oscura via del verso precedente. L’iterazione dell’avverbio di luogo Qui all’inizio delle strofe successive crea un effetto cantilenante.
Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede
alla bottega del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.
Nella seconda strofa trova compimento il racconto della passeggiata del poeta: qui la narrazione si arricchisce di particolari vivaci, a tratti osceni, che individuano personaggi equivoci su uno sfondo schioppettante di voci e odori.
Per comunicare l’atmosfera autentica della vita brulicante del quartiere, l’intera strofa centrale è dominata da un vocabolario dimesso, a bassissimo tasso lirico, che incarna quell’ideale di poesia onesta caro a Saba. Nessun aspetto della realtà va censurato: tutto, se vissuto e analizzato con verità, merita l’attenzione del poeta.
Indagata e scoperta la verità che anche la più misera delle creature è compresa nel mistero universale della vita, la poesia «onesta» ha il dovere di esprimerla. Le parole-chiave amore, dolore, Signore comunicano il sentimento religioso di fratellanza e mettono in risalto come per il poeta amore e dolore siano le componenti essenziali dell’esistenza umana.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
Lo spunto narrativo della prima strofa — il rientro a casa attraverso i vicoli della città vecchia — lascia subito spazio alla descrizione di una strada del quartiere del porto e alla riflessione del poeta sull’umanità che la abita: la prostituta, il marinaio, il vecchio, la donna che litiga, il militare, la giovane gelosa ispirano nel poeta non solo simpatia, ma anche una religiosa adesione. In quel detrito dell’umanità vibrano i sentimenti più veri della vita con le loro note di dolore, in essi si agita la presenza del divino: il poeta si sente parte di quelle esistenze e avverte che in compagnia degli umili il suo pensiero diventa più puro.
Infine il poeta si guarda dentro e scopre la verità di fondo di ciò che ha visto: l’ultima strofa contiene una sorta di morale: nei personaggi che ha descritto egli ha riconosciuto se stesso e si è reso conto che il proprio pensiero ne ha beneficiato. Pertanto la poesia di Saba non rinuncerà mai a cantare tutto ciò che la realtà esterna ha da offrire, specialmente là dove è animata da un irrefrenabile spirito vitale.