Il ritratto interiore del poeta

I sonetti di Foscolo

Luca Pirola
3 min readMar 22, 2020

Foscolo scrisse numerose liriche ispirandosi ai modelli letterari contemporanei, in particolare ineressandosi al sentimentalismo arcadico con l’accezione malinconica e sepolcrale di Edward Young e di Ossian e alla poesia civile e politica.
Nel 1803 pubblicò una selezione delle sue liriche, che si caratterizzò per l’esiguità del numero di poesie contenute (2 odi e 12 sonetti), scelta forse dettata dall’intenzione di distinguersi dalla prolificità dei poeti d’occasione a lui contemporanei.

I sonetti

Nei dodici sonetti pubblicati da Foscolo sono presenti gli stessi temi dell’Ortis, ma sono delineati con maggiore essenzialità, segno della maturazione poetica di Foscolo. Il poeta affronta dunque il tema dell’esilio (A Zacinto), dell’amore (Di se stesso, All’amata, Di se stesso all’amata); riflette sull’illacrimata sepoltura (In morte del Fratello Giovanni), sul ruolo della poesia (A se stesso, Per la sentenza capitale contro la lingua latina, Alla musa) e sulla fuga di fronte al passare del tempo (Alla sera, A se stesso, Il proprio ritratto); contempla gli affetti familiari sconvolti dal destino (Alla madre, In morte del fratello Giovanni). L’esperienza individuale è raccontata in modo mitico, così da dare un significato generale a valori privati, in tal modo la riflessione personale assume un valore universale sulla condizione dolorosa dell’uomo

A se stesso

Il sonetto è un dialogo del poeta con se stesso, una sorta di monologo, la cui drammaticità è evidenziata dai ripetuti interrogativi e dalla congiunzione condizionale se, che indica un ragionamento interiore costellato da dubbi e da domande; la risposta ultima è che l’unica possibilità di salvezza va cercata nella libera espressione dell’ispirazione poetica.

Metro: sonetto (ABBA, ABBA, CDC, EDE)

Che stai? già il secol l’orma ultima lascia;
dove del tempo son le leggi rotte
precipita, portando entro la notte
quattro tuoi lustri, e obblio freddo li fascia.

In questa lirica Foscolo esprime il desiderio che il nuovo secolo comporti un nuovo atteggiamento e segni un cambiamento: alla prima parte della vita caratterizzata dal peregrinare dell’esule (error), dal predominio delle passioni, dall’impegno politico e dall’angoscia esistenziale legata alle passioni (ira e ambascia), occorre passare a una condizione di distacco e di serenità, dall’impegno civile e politico al lavoro poetico, allo studio e alla scrittura.

Il sonetto inizia con una significativa coincidenza fra tempo storico e tempo individuale: Foscolo fa coincidere l’ultimo sonetto, quindi la fine del proprio volume di Poesie, con la fine del secolo, con l’intento di esprimere il duplice rispecchiamento dell’esperienza esistenziale e di quella letteraria nel tempo cosmico, con un evidente richiamo alla Commedia di Dante, il cui viaggio inizia nel 1300. La fine del secolo rappresenta il momento cronologico che divide la vita di Foscolo in due parti, secondo il modello dantesco (Nel mezzo del cammin di nostra vita…) e anche secondo l’esempio offerto dai Rerum vulgarium fragmenta, nel cui sonetto proemiale Petrarca distingue la sua vita in due parti (quand’era… altr’uom da quel ch’i’ sono).

Che se vita è l’error, l’ira, e l’ambascia,
troppo hai del viver tuo l’ore prodotte;
or meglio vivi, e con fatiche dotte
a chi diratti antico esempi lascia.

Figlio infelice, e disperato amante,
e senza patria, a tutti aspro e a te stesso,
giovine d’anni e rugoso in sembiante,

La prima terzina riepiloga, richiamandosi all’autoritratto del sonetto A me stesso, i tratti essenziali della biografia foscoliana, connotata dalle delusioni politiche e sentimentali (Figlio infelice, disperato amante, e senza patria) e dalla conflittualità interiore (a tutti aspro e a te stesso). L’interrogativa Che stai? apre simmetricamente la quartina iniziale e la terzina finale, a sottolineare ulteriormente il rapporto analogico fra tempo storico e tempo esistenziale.

che stai? breve è la vita, e lunga è l’arte;
a chi altamente oprar non è concesso
fama tentino almen libere carte.

Dopo l’attività politica legata alle passioni e all’angoscia sarà dunque l’attività poetica, le fatiche dotte, che permetteranno al poeta di acquisire la serenità e l’eternità. Il cambiamento consentirà a Foscolo di raggiungere quella gloria che, dati i tempi, non è possibile conseguire con l’azione. All’eroismo delle armi subentra l’eroismo del letterato, la cui missione si caratterizza secondo il modello dantesco del poeta-profeta della verità, eticamente impegnato: ciò è confermato da un’eco dantesca significativa (a chi diratti antico esempi lascia richiama che questo tempo chiameranno antico, Paradiso, XVII, 120: Cacciaguida, affida a Dante il compito di riferire agli uomini la verità del suo viaggio oltremondano).

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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