Il sabato del villaggio
La negatività del piacere
La base concettuale di questa poesia è costituita dall’essenza soltanto negativa del piacere, che in questo caso il poeta fa consistere con l’aspettativa del futuro: solo il momento dell’attesa (il sabato, l’adolescenza) è bello; quando la festa tanto aspettata (la domenica, la maturità) arriva, subentra la delusione.
La parte iniziale è dedicata alla descrizione affettuosa della semplice vita del paese, mentre la meditazione successiva riferisce le riflessioni del poeta.
metro: quattro strofe di diversa lunghezza di endecasillabi e settenari liberamente alternati e rimati.
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Le prime due strofe corrispondono alla sezione propriamente “idillica” e descrittiva, ma la serenità risulta infine limitata e illusoria.
La descrizione introduce una serie di personaggi che al tramonto sono presenti nel villaggio: una ragazza torna dalla campagna, e insieme all’erba raccolta per lavoro porta i fiori con i quali si adornerà il giorno seguente per la festa; una vecchietta chiacchiera con le vicine; i bambini giocano con rumorosa allegria; un contadino torna a casa fischiando. La seconda strofa si concentra su una sola figura: un falegname protrae la propria attività rumorosa nelle ore notturne per finire il lavoro prima della festa domenicale.
Lo stile è improntato alla semplicità e alla leggerezza, effetto ottenuto grazie al ritmo veloce conferito dai numerosi settenari (vv. 20–27) dedicati alla rappresentazione della gioia festiva e dei fanciulli che giocano.
Sul piano lessicale è qui esclusa la ricercatezza che caratterizza altri canti, a vantaggio di un’umiltà che ben si riscontra già nelle figure che popolano il componimento: la donzelletta (v. 1), la vecchierella (v. 9), i fanciulli (v. 24), lo zappatore (v. 29), il legnaiuol (v. 34), il garzoncello (v. 43). Umili e quotidiani sono anche molti degli oggetti nominati: il fascio dell’erba (v. 3), il mazzolin di rose e viole (v.4), la scala (v. 9), il martel e la sega (v. 33), la bottega e la lucerna (v. 35).
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
La strofa indaga sugli effetti psicologici sulla popolazione del borgo: il sabato è il più gradito giorno, perché caratterizzato dalla speranza e dalla gioia; mentre la domenica sarà occupata dalla tristezza e dalla preoccupazione per il ritorno imminente alle consuete occupazioni. Il rapporto tra il sabato e la domenica rimanda a quello tra la giovinezza e l’età adulta. Infatti nella strofa successiva il poeta rivolge a un generico l’invito a godere il piacere dell’età fiorita, lasciando intendere che la vita deluderà le attese giovanili.
Alla leggerezza formale che caratterizza la prima parte della lirica si affianca un’ombra, appena accennata ma decisiva per la comprensione globale del testo: alla gioiosa attesa caratteristica del sabato, seguirà la disillusione della domenica (Diman tristezza e noia/Recheran l’ore, vv. 40–41).
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
Nell’ultima sezione il poeta, attraverso un’apostrofe (Garzoncello scherzoso) deduce una massima di carattere generale sulla condizione umana.
Nella lirica, tuttavia, non c’è un brusco contrasto psicologico tra la rappresentazione della vita del paese e l’intervento diretto del poeta. La chiusura riflessiva, in forma di dialogo, mantiene l’intonazione serena della descrizione: il poeta non vuole svelare troppo presto al garzoncello la tristezza del suo destino, e si limita a un’esortazione affettuosa e piena di riserbo.
L’ombra tragica resta volutamente sfumata, e il poeta dichiara apertamente di non voler turbare le felice illusioni del fanciullo: Altro dirti non vo’ (v. 50). L’Altro è la delusione che incombe sul futuro, smentendo nella vita adulta le speranze della giovinezza, così come la domenica delude le aspettative del sabato.
All’unità dell’intonazione psicologica corrisponde una perfetta unità stilistica, tutta improntata a effetti di musicalità, leggerezza, limpidezza , totalmente libera da toni aspri e sarcastici.