Italo Calvino
uno scrittore tra sperimentalismo e coerenza
Alle volte cerco di concentrarmi sulla storia che vorrei scrivere e m’accorgo che quello che mi interessa è un’altra cosa, ossia, non una cosa precisa, ma tutto ciò che resta escluso dalla cosa che dovrei scrivere; il rapporto tra quell’argomento determinato e tutte le sue varianti e alternative, tutti gli avvenimenti che il tempo e lo spazio possono contenere (Lezioni americane, 1988)
Calvino definì il processo di scrittura con queste parole, sottolineando la curiosità, la volontà di esplorare il mondo seguendo la sua immaginazione. Questa propensione verso l’avventura culturale e conoscitiva caratterizza tutta l’opera dello scrittore, che mantiene una rigida coerenza nell’esasperato sperimentalismo di forme narrative, temi e generi sempre differenti.
Calvino si accosta alle principali correnti culturali della sua epoca senza mai aderire a nessuna. Del neorealismo si avverte l’interesse per la realtà contemporanea, finalizzata a un’attenta analisi sociale; contemporaneamente esprime un notevole interesse per la scienza, che coesiste con un gusto insopprimibile per il fantastico e l’immaginazione fantastica. Dunque nella sua ricca e abbondante opera letteraria trova organicità e temi comuni proprio in questa curiosità per ciò che è sconosciuto.
In questa ricerca Calvino concepisce la scrittura come lo strumento privilegiato per indagare e descrivere la complessità del reale. Attraverso la scrittura si esprime la razionalità dello scrittore che cerca di dare un senso alla realtà labirintica che si presenta davanti all’uomo. Lo scopo della ricerca letteraria è dare un ordine al caos del reale, trovare un principio che dia ordine e per quanto sia possibile dare un orientamento all’uomo sperduto nella complessità. Tale ricerca, tuttavia, si compie con la consapevolezza dell’incapacità di comprendere totalmente la realtà, riprendendo il senso di impotenza dell’uomo già espresso da Montale.
I romanzi di Calvino, dunque, rappresentano un percorso titanico dal Neorealismo alla riflessione nominalistica sul rapporto tra oggetto e parola, fino alla sfiducia totale nelle possibilità della scrittura.
Calvino, infatti, si rispecchia nei suoi personaggi i quali hanno tutti un atteggiamento di curiosità esplorativa verso il mondo. La trama delle narrazioni rappresenta una serie di tappe di un percorso di formazione che cambia nei contesti, ma rimane coerente nelle finalità. L’obiettivo, però, non si raggiunge mai, perché non si giunge mai alla piena conoscenza.
Lo stile
Le scelte stilistiche di Calvino derivano da precise scelte razionali. La scrittura nasce da un intento morale , poiché l’intellettuale deve avere la consapevolezza di rivestire un ruolo di responsabilità, di guida verso la comprensione del reale; da qui deriva la scelta di praticare una letteratura divulgativa per poter comunicare le scoperte effettuate.
Le soluzioni espressive sono sempre semplici, chiare accurate nelle scelte lessicali perché l’intento è di raggiungere un pubblico ampio in modo efficace.
La leggerezza comunicativa, tuttavia, non esclude l’impegno nei temi proprio per rispondere alla responsabilità culturale e, anche, al piacere di narrare.
Le fasi della produzione
La produzione di Calvino si può suddividere in tre fasi:
- l’approccio neorealistico
comprende le opere del primo dopoguerra (Il sentiero dei nidi di ragno e Per ultimo viene il corvo), in cui Calvino riflette sul mito contemporaneo della Resistenza attraverso narrazioni fantastiche e allegoriche. - il mondo fantastico
Con la trilogia degli antenati, le Fiabe italiane e Marcovaldo Calvino procede nella riflessione sul rapporto tra realtà e fantasia. In questo periodo inizia il percorso di ricerca del principio ordinatore mediante la scrittura. - l’astrazione razionale
Le cosmocomiche, Le città invisibile e Se una note d’inverno un viaggiatore rappresentano la centralità dell’interesse per la scienza e la constatazione del fallimento della letteratura nell’interpretazione dell’universo.