La bufera

Il dramma della guerra come condizione esistenziale

Luca Pirola
4 min readFeb 18, 2021
William Turner, La bufera di neve — Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi

La lirica è preceduta da una citazione tratta dalla poesia A Dio di Agrippa d’Aubigné, poeta francese vissuto tra il 1522 e il 1630, la cui traduzione è «I principi non hanno occhi per vedere queste grandi meraviglie, le loro mani servono solo a perseguitarci» . Questa epigrafe rimanda alla prima pubblicazione avvenuta in Svizzera, perché la censura fascista ne impedì l’uscita in Italia. Infatti la poesia La bufera apre il ciclo di Finisterre, un fascicolo di poesie scritte nei primi anni della seconda guerra mondiale.

Les princes n’ont point d’yeux pour voir grand’s merveilles,
Leurs mains ne servent plus qu’à nous persécuter…

Agrippa d’Aubigné, À Dieu

La scelta del testo in epigrafe di Montale non è casuale, ma si tratta di un esplicito riferimento alla situazione storica dominata dalla guerra. In queste parole bisogna leggere una condanna contro i tiranni e dunque, nell’ottica novecentesca di Montale, contro i dittatori che avevano scatenato una guerra che rischiava davvero di provocare la fine del mondo: letteralmente finis terrae, “fine della Terra”, da cui il titolo della prima sezione del libro .

La bufera che sgronda sulle foglie
dure della magnolia i lunghi tuoni
marzolini e la grandine,

La prima immagine della poesia è quella della bufera che investe la terra. Montale stesso chiarì che la bufera è la guerra: non solo, nello specifico, la Seconda guerra mondiale, “in ispecie quella guerra dopo quella dittatura; ma è anche la guerra cosmica, di sempre e di tutti”. Questi versi presentano l’asperità del conflitto mondiale anche attraverso le allitterazioni fonosimboliche, soprattutto con il ritorno del suono “r”

(i suoni di cristallo nel tuo nido
notturno ti sorprendono, dell’oro
che s’è spento sui mogani, sul taglio
dei libri rilegati, brucia ancora
una grana di zucchero nel guscio
delle tue palpebre)

La poesia risulta molto complessa perché non presenta uno sviluppo logico, narrativo o ragionativo. Montale costruisce un testo basato sulla giustapposizione di immagini in cui si mischiano il piano oggettivo e quello soggettivo. Lo scoppio del temporale — che è allegoricamente lo scoppio della guerra — è così connesso a stati d’animo e a vicende personali senza essere legato da esplicite associazioni grammaticali. Tutto resta implicito, per cui in ogni immagine il lettore deve riconoscere il correlativo oggettivo delle angosce del poeta.

La scelta di collocare un’intera strofa tra parentesi contribuisce a creare quel senso di sospensione che aleggia sulla lirica. In questa lunga parentesi, che interrompe la descrizione della bufera, il poeta può rivolgersi direttamente alla sua donna lontana. Si tratta però di un discorso fatto appunto in uno stato di sospensione simile al sogno.

il lampo che candisce
alberi e muri e li sorprende in quella
eternità d’istante — marmo manna
e distruzione — ch’entro te scolpita
porti per tua condanna e che ti lega
più che l’amore a me, strana sorella, –

La terza strofa riprende a trattare della bufera, dopo la lunga parentesi onirica della seconda strofa. Il primo sostantivo che incontriamo è lampo, che allude simbolicamente alla guerra, proprio come il successivo schianto (non per nulla in rima interna): la guerra è quindi resa attraverso una sensazione visiva e uditiva. Nella poesia, tuttavia, la donna è la luce che squarcia le tenebre, l’unica speranza: la luce del lampo coincide, infatti, con l’evento negativo della bufera, ma è anche segno della rivoluzione angelica portata dalla donna.

I tre sostantivi “marmo manna e distruzione” sono di alto valore simbolico, rimandano a caratteristiche della figura di Clizia. Ella è marmo, per la fermezza e la costanza del suo carattere e del suo sentimento d’amore, è manna, cioè un dono straordinario per il poeta, e al contempo ella è distruzione, parola che allude alla guerra in corso, alle persecuzioni antisemite e alla fine del rapporto amoroso con il poeta

La luce del lampo, dunque, fa riferimento sia alla distruzione portata dalla guerra che alla presenza della donna portatrice di salvezza. Clizia auspica che il mondo possa essere più puro, ma non riesce a portare a compimento questo ideale, e questo desiderio frustrato la lega al poeta in un’affinità quasi fraterna che è più forte dell’amore.

e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
dei tamburelli sulla fossa fuia,
lo scalpicciare del fandango, e sopra
qualche gesto che annaspa…

La sintassi nominale che predomina nella lirica mette in rilievo gli elementi che fanno riferimento alla guerra: la bufera, il lampo, i sistri (che nell’antico Egitto erano utilizzati per le cerimonie funebri e qui diventano simboli di morte). Non esiste nemmeno una proposizione principale, a esprimere l’instabilità emotiva in cui si trova il poeta. Se osserviamo attentamente ogni strofa, notiamo che la frase rimane sospesa, senza sblocco, a indicare che la condizione vitale del poeta, ma anche dell’uomo e della storia, sono senza via d’uscita.

La poesia consiste infatti, quasi interamente, in un catalogo nominale («La bufera che sgronda»; «il lampo che candisce»; «e poi lo schianto rude»), che rimane sospeso, come indicano i puntini alla fine del primo emistichio («qualche gesto che annaspa…»).

Come quando
ti rivolgesti e con la mano, sgombra
la fronte dalla nube dei capelli,

mi salutasti — per entrar nel buio.

Nella quarta strofa della Bufera ricompare il motivo della guerra, attraverso il riferimento a rumori e suoni di morte, e compare il ricordo del dolore provato dal poeta staccandosi da Clizia. I versi riflettono un evento reale: Irma Brandeis è tornata negli Stati Uniti per fuggire alle persecuzioni razziali, che l’avrebbero colpita in quanto ebrea. Da un punto di vista tematico, tuttavia, l’allontanamento — descritto quasi come una morte terrena: l’ingresso nel buio — è una condizione necessaria perché il personaggio di Clizia possa completare l’itinerario che da donna-angelo sul modello stilnovistico la conduce fino al rango di salvatrice dell’umanità (a imitazione della stessa figura di Cristo).
La separazione tra il poeta e la donna coincide con il precipitare degli eventi verso una guerra ormai non più solo annunciata

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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