La distruzione dell’amante
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
Guido Cavalcanti affianca al recupero del tradizionale topos letterario dell’Amore concetti e dinamiche tratte dall’ambito filosofico e medico (in questo caso il passaggio dell’amore da “potenza”ad “atto” e la “teoria degli spiritelli”).
La dinamica dell’innamoramento descritta da Cavalcanti rispetta il canone tradizionale secondo cui la visione è l’origine del trasporto erotico. Tuttavia il poeta arricchisce questo motivo di nuove sfumature, impostandolo sulla dialettica aristotelica tra “potenza” e “atto” e conferendogli un particolare rilievo drammatico teso a svelare la natura distruttiva del sentimento d’amore.
metro: sonetto con quartine dischema ABBA e terzine di schema CDE
Voi che per li occhi mi passaste ’l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
chè sospirando la distrugge amore.
Il poeta all’inizio della lirica si rivolge direttamente alla donna amata, ma la sua attenzione è poi rivolta al suo io interiore nel resto del componimento, lasciando sullo sfondo la figura della donna.
Rivolgendosi nell’incipit alla donna (apostrofe), Cavalcanti sottolinea come l’immagine femminile introiettata attraverso gli occhi risvegli la mente assopita. Nel risvegliarla, trasforma in “atto”, cioè realizza effettivamente, una potenzialità che è presente nell’io ma che solo l’intervento di un agente esterno (in questo caso la visione della donna) può attivare.
E ven tagliando di sì gran valore
che’ deboletti spiriti van via;
riman figura sol’ en signoria
e voce alquanta che parla dolore.
Già dalla seconda quartina Cavalcanti delinea Amore come una forza distruttiva che ha conseguenze devastanti per l’uomo. Per spiegare lo sconvolgimento interiore il poeta utilizza le conoscenze medico scientifiche: i deboletti spiriti (v.6) rinviano alle teorie mediche della sua epoca, che consideravano gli spiriti dei “corpi sottili” che mantenevano in collegamento le operazioni fisiche e quelle mentali di un individuo spostandosi entro il corpo. L’innamoramento, mettendo in fuga gli spiriti, trasforma l’uomo in un automa in cui non c’è corrispondenza tra le facoltà psichiche e quelle fisiche.
Il concetto di devastazione interiore è amplificato nelle terzine, dove Cavalcanti prosegue nella descrizione del sentimento come guerra.
Questa virtù d’amor, che m’à disfatto,
da’ vostr’occhi gentil presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro da ’l fianco.Sì giunse ritto ’l colpo al primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ’l cor nel lato manco.
Si assiste alla teatralizzazione dei fenomeni psichici per la quale i vari elementi coinvolti nel processo di innamoramento (occhi, anima, cuore, mente, spiriti) sono tramutati in personaggi-attori.
Il lessico del sonetto ha poco a che fare con la “dolcezza” dei rimatori stilnovisti: verbi come passaste, distrugge, vèn tagliando sono esempi di di una drammatica espressività verbale, così come lo sono le immagini fulminee come quelle del dardo o del colpo subito dal poeta che lo lascia disfatto, morto in completa balia d’Amore. Emerge anche dal lessico la polarità negativa della passione amorosa, descritta come un sentimento irrazionale e devastante.