La fortuna dell’uomo

Guicciardini, Ricordi, 30–31–85–186

Luca Pirola
3 min readMay 19, 2022
Benozzo Gozzoli, Il corteo dei Magi

Per Guicciardini la fortuna spesso determina i risultati delle azioni umane, a prescindere dalle capacità del singolo; l’uomo, pur consapevole dell'instabilità dell’esistenza, non deve essere passivo, ma sviluppare le capacità che gli permettano di applicare la discrezione cioè di individuare e considerare tutte le variabili in atto e muoversi con prudenza, valutando caso per caso prima di agire, per cogliere le opportunità che gli si presentano. Per Guicciardini fortuna e virtù si accordano solo quando le circostanze richiedono una particolare qualità caratteriale, altrimenti i progetti umani sono destinati a fallire. Infatti la fortuna non può essere dominata dall’uomo a dispetto di tutti i suoi sforzi; la mutevolezza della sorte rende lo stesso uomo fortunato o sfortunato a parità di condizioni. Per Guicciardini, dunque, il libero arbitrio dell’uomo è limitato e poco incisivo.

Infatti la potestà della fortuna è talmente forte, misteriosa e irrazionale, che alcuni si illudono di poterla controllare con l’esercizio della prudenza e della virtù.

30. Chi considera bene non può negare che nelle cose umane la fortuna ha grandissima potestá, perché si vede che a ogn’ora ricevono grandissimi moti da accidenti fortuiti, e che non è in potestá degli uomini né a prevedergli né a schifargli; e benché lo accorgimento e sollecitudine degli uomini possa moderare molte cose, nondimeno sola non basta, ma gli bisogna ancora la buona fortuna.

Il tema della fortuna è strettamente legato a quello della mutevolezza della realtà, pertanto Guicciardini esprime un profondo fatalismo, corroborato da aneddoti personali riferiti alle cose non cercate e ottenute più facilmente di quelle che, nonostante il suo impegno non ha realizzato.

31. Coloro ancora, che attribuendo el tutto alla prudenza e virtú, escludono quanto possono la potestá della fortuna, bisogna almanco confessino che importa assai abattersi o nascere in tempo che le virtú o qualitá per le quali tu ti stimi siano in prezzo: come si può porre lo esemplo di Fabio Massimo, al quale lo essere di natura cunctabundo dette tanta riputazione, perché si riscontrò in una spezie di guerra, nella quale la caldezza era perniziosa, la tarditá utile; in uno altro tempo sarebbe potuto essere el contrario. Però la fortuna sua consisté in questo, che e’ tempi suoi avessino bisogno di quella qualitá che era in lui; ma chi potessi variare la natura sua secondo le condizione de’ tempi, il che è difficillimo e forse impossibile, sarebbe tanto manco dominato dalla fortuna.

In realtà gli sforzi dell’uomo hanno successo solo per pura coincidenza, quando le caratteristiche di uno si adattano alle circostanze particolari, come dimostra il successo di Quinto Fabio Massimo. Questo esempio dimostra che l’uomo può ipoteticamente adattare la propria natura ai tempi, pur non essendo sicuro in ogni caso del successo.

85. La sorte degli uomini non solo è diversa tra uomo e uomo, ma etiam in sé medesimo, perché sará uno fortunato in una cosa e infortunato in un’altra. Sono stato felice io in quelli guadagni che si fanno sanza capitale con la industria sola della persona, negli altri infelice: con difficultá ho avuto le cose quando l’ho cercate; le medesime non le cercando, mi sono corse drieto.

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