La lirica delle origini e l’amore cortese
Andrea Cappellano, De Amore
All’inizio del XII secolo, nelle raffinate corti della Francia meridionale, si sviluppò una lirica d’amore in lingua d’oc, che rappresenta l’espressione più compiuta della società feudale aristocratica e guerriera. La lirica dei trovatori — così erano detti i poeti provenzali — è dedicata quasiesclusivamente all’amore, inteso come un sentimento raffinato che nobilita colui che lo prova. In queste poesie si coglie un legame profondo con il contesto storico-sociale in cui nacquero: il rapporto amoroso tra amante e amata è strettamente connesso al rapporto feudale tra signore e vassallo. Iltema dell’amore cortese, strumento di perfezionamento interiore, e le forme occitaniche si diffusero nelle corti in Germania con i Minnesänger e in Europa grazie alle crociate e alla politica imperiale.
In Sicilia, nei primi decenni del Duecento, nacque la poesia in volgare ad opera di un gruppo di rimatori che si raccolse intorno alla corte di Palermo dell’imperatore germanico Federico II di Svevia, centro aperto a varie tradizioni culturali e disponibile ad accogliere le suggestioni tematiche dei tro- vatori. I poeti (Giacomo da Lentini, Pier della Vigna, Stefano Protonotaro) analizzarono la natura dell’amore e le sue conseguenze sull’individuo,utilizzando il volgare siciliano illustre, arricchito da innesti latini e provenzali. I loro componimenti provengono da trascrizioni compilate in Toscana.
In Umbria, in un contesto dominato dalla predicazione e dall’esempio di povertà degli ordini mendicanti, nacque la poesia religiosa (Francesco d’Assisi, Jacopone da Todi) rivolta alle classi popolari e ispirata al misticismo francescano e ai suoi principi di fratellanza e carità, a un sentimento fraterno che esclude ogni mediazione intellettuale ed entra in rapporto diretto con Dio e gli elementi del creato.
Decalogo dell’amor cortese
Andrea Cappellano Andrea Cappellano, probabilmente Andrea di Luyères (1150 ca.-1220 ca.), cappellano alla corte della contessa Maria di Champagne, è autore del trattato in lingua latina De amore. Il libro, ispirato in parte a un’opera sull’arte della conquista amorosa (Ars amatoria) del poeta latino Ovidio (I sec. a.C.), è indirizzato al giovane amico Gualtieri, che deve essere istruito sull’arte di amare. L’opera contiene i principi fondanti dell’amore cortese ed esercitò una grande influenza sui trovatori provenzali e sugli sviluppi successivi della lirica d’amore, anche grazie alle numerose traduzioni di cui fu oggetto (in francese, in catalano, in tedesco e in italiano). Il De amore costituì una base teorica fondamentale per tutta la produzione letteraria di argomento amoroso. La sua influenza andò ben oltre il periodo in cui fu scritto. Alla visione dell’amore di Andrea Cappellano attinsero i poeti della Scuola siciliana e del Dolce Stilnovo, lo stesso Dante e poi Petrarca e Boccaccio e i trattati amorosi del Cinquecento.
De amore: il contenuto
Il testo è diviso in tre libri: nel primo l’autore definisce l’essenza dell’amore; nel secondo, dedicato a come conquistare la donna amata, riporta numerosi esempi di discorsi che l’innamorato può farle e di risposte che questa può dargli; nel terzo affronta questioni relative all’amore libero e al matrimonio.
Nel trattato l’amore è approfondito in tutte le sue componenti psicologiche, comportamentali e sociali.
Nel decalogo è elencata una serie di precetti cui il giovane deve attenersi per realizzare tale ideale. Fuggire l’avarizia eabbracciare il suo contrario è il primo dei precetti impartiti al giovane da Andrea Cappellano per aderire a un ideale di “ca- valleria d’amore”. Infatti non c’è amore se non c’è generosità, apertura all’altro e disponibilità. La sincerità, la riservatezza e la fedeltàrappresentano il complemento di queste qualità.
L’esposizione è schematica, articolata in dieci regole di cui quat- tro stabiliscono un divieto (Ricorditi fuggire; non volere; non la dei sottrarre; Non curare…), quattro un’esortazione, una fa se- guire un’esortazione a un divieto (fuggi… e abbraccia) e una fa seguire un divieto a un’esortazione (Cura di prendere… e non ne avere alcuna vergogna).
Andrea Cappellano, Decalogo
1. Avarizia fuggi come pestilenzia nociva e abbraccia lo suo contrario.
2. Ricorditi fuggire lo mentire.
3. Del tuo amore non volere più segretari.
4. Castità dei servare all’amante.
5. Quella ch’è idoneamente congiunta allo amore d’alcuno, tu non la dei sottrarre di quello scientemente.
L’amore è un sentimento naturale e spontaneo che nasce dalla visione della donna e dal desiderio immediato che questa suscita nell’amante, sollecitandone l’immaginazione e la disponibilità alla poesia. L’amore provoca soprattutto angoscia, perché è passione e sofferenza, è timore di perdere la donna, è gelosia (Chi non è geloso non può amare).
6. Non curare d’eleggere l’amore di quella colla quale matrimonio contrarre non puoi sanza naturale vergogna.
L’amore esige sacrificio e purezza; l’amore è libertà, e questo fa sì che non possa esistere tra coniugi perché il matrimonio implica rapporti d’obbligo e di interesse (con certezza dico che amore non può affermare il suo potere tra due coniugi, perché gli amanti si scambiano gratuitamente ogni piacere senza nessun tipo di costrizione, mentre i coniugi sono per legge tenuti ad obbedire l’uno alla volontà dell’altro senza potersi rifiutare).
7. In tutte le cose persevera obbidiente alli comandamenti delle donne.
L’amante deve essere generoso, leale e devoto, deve porsi al servizio della donna e farsi suo cavaliere; al servizio d’amore e all’omaggio dell’innamorato la donna risponde con la concessione del suo amore (come nel rapporto tra vassallo e signore).
8. Sempre studia di giugnerti e di stare con cavalleria d’amore.
9. In tutte cose istudia d’essere cortese e bene costumato.
Il vero amore porta al perfezionamento morale e coincide con l’ideale cavalleresco della cortesia (gentilezza e generosità).
10. Cura di prendere diletti d’amore quando è luogo e tempo e non ne avere alcuna vergogna.
L’amore è un sentimento naturale e spontaneo che nasce dalla visione della donna e dal desiderio immediato che questa suscita nell’amante, sollecitandone l’immaginazione e la disponibilità alla poesia. L’amore provoca soprattutto angoscia, perché è passione e sofferenza, è timore di perdere la donna, è gelosia (Chi non è geloso non può amare).
L’assunzione dei valori cortesi deriva da nobiltà di nascita e nobiltà di sentimento (Che cosa meravigliosa è l’amore che fa splendere l’uomo di tante virtù e gli insegna ad avere tanti buoni costumi).
In molti enunciati il trattato sfiora l’eresia, poiché contravviene ai comandamenti della religione cristiana (il testo fu effettivamente condannato nel 1227 dal vescovo di Parigi) proponendo una religione laica dell’amore. Naturalmente il De amore era destinato a una élite colta e aristocratica; il mondo contadino e artigiano non era toccato dall’ideale dell’amore cortese.