La mafia nega la mafia
Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta
“Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”. Leonardo Sciascia descrive con queste parole la sua opera di scrittore che spiega la sua caratteristica di romanziere impuro, che fa coesistere lo slancio narrativo con la attenzione documentaria. La scrittura di Sciascia, perciò non è mai solo saggistica o creativa, ma combina la creatività della scrittura alla documentazione storica del saggio, in un impasto unitario in cui la scrittura è verità.
La scelta di una narrativa concepita come strumento di indagine critica del reale permette di comprendere la scelta del giallo; i gialli di Sciascia, tuttavia, sono senza soluzione: il mondo della mafia, protagonista de Il giorno della civetta, si fonda su forze occulte che impediscono alla logica di trovare risposte risolutive.
In questo episodio si confrontano il capitano dei carabinieri Bellodi, incaricato delle indagini sull’omicidio del muratore Salvatore Colasberna, avvenuto in una piazza affollata, ma di cui non si trovano testimoni, e “sua eccellenza”, un non identificato importante personalità siciliana. Oggetto del dialogo è il tentativo di Bellodi di indagare su don Mariano Arena, un capo mafia e uomo politico di spicco. Il dialogo è uno dei passi in cui l’autore riesce a rappresentare le dinamiche della falsificazione e a ricreare il clima di omertà e di connivenza che caratterizza l’organizzazione mafiosa.
- Non capisco, proprio non capisco: un uomo come don Mariano Arena, un galantuomo: tutto casa e parrocchia; e in età, poveretto, con tanti malanni addosso, tante croci… E lo arrestano come un delinquente mentre, permettetemi di dirlo, tanti delinquenti se la spassano sotto gli occhi nostri, vostri potrei dire meglio: ma so quanto, voi personalmente, tentate di fare, e apprezzo moltissimo il vostro lavoro, anche se non tocca a me apprezzarlo nel giusto merito…
Don Mariano, l’uomo d’onore accusato di essere il mandante dell’omicidio in quanto capo mafia locale, è presentato con caratteristiche stereotipate delal normalità borghese. Egli rappresenta il prototipo di un mafioso “moderno” a capo di un’organizzazione che — come dice Sciascia stesso — si è trasformato da fenomeno rurale a fenomeno urbano, intessendo fitti rapporti col potere legale: l’esecutivo, la burocrazia, i partiti.
- Grazie: ma facciamo, tutti, il possibile.
- E no, lasciatemelo dire… Quando di notte si va a bussare ad una casa onorata, sí: onorata, e si tira dal letto un povero cristiano, vecchio e sofferente per giunta, e lo si trascina in carcere come un malfattore, gettando nella costernazione e nell’angoscia una famiglia intera: e no, questa non è cosa, non dico umana, ma, lasciatemelo dire, giusta…
- Ma ci sono dei sospetti fondati che…
-Dove e come fondati? Uno perde il senno, vi manda un biglietto col mio nome scritto sopra: e voi venite qui, nel cuore della notte e, cosí vecchio come sono, senza considerazione per il mio passato di galantuomo, mi trascinate in galera come niente.
Il dialogo è fondato sull’antitesi tra la ragione dei fatti, rappresentata dal capitano Bellodi, che cerca di ricostruire una realtà avvalendosi dei suoi strumenti critici, e la vischiosa complessità del sistema mafioso. “sua eccellenza” si esprime con una vera e propria retorica dell’omertà e del depistaggio, non rispondendo mai direttamente alle domande e mettendo in dubbio la realtà stessa.
- Veramente, nel passato dell’Arena qualche macchia C’è…
- Macchia?… Amico mio, lasciatemelo dire, da siciliano e da uomo quale sono, se per quello che sono merito un po’ della vostra fiducia: qui il famoso Mori [prefetto inviato negli anni Venti in Sicilia per debellare la mafia] ha spremuto lacrime e sangue… È stata una di quelle cose del fascismo che, per carità, è meglio non toccare: e guardate che io del fascismo non sono un detrattore, certi giornali mi chiamano addirittura fascista… E forse che nel fascismo non c’era del buono? C’era, e come… Questa canea che chiamano libertà, queste manciate di fango che volano nell’aria a colpire anche le vesti piú immacolate, i sentimenti piú puri… Lasciamo andare…
Le battute di “sua eccellenza” formano una barriera costruita con astuzia linguistica, in quanto hanno apparentemente sostanza di argomentativa ma, a un’analisi più attenta si rivelano solo abili tentativi di sviare l'attenzione dal sistema di violenza, prevaricazione e collusione con il potere che di fatto è la mafia.
[…]
Se conosceste, come io lo conosco, don Mariano Arena, voi non parlereste di macchie: un uomo, lasciatemelo dire, come ce ne sono pochi: non dico per integrità di fede, che a voi, non voglio considerare se giustamente o meno, può anche non interessare; ma per onestà, per amore del prossimo, per saggezza… Un uomo eccezionale, vi assicuro: tanto piú se si pensa che e sprovvisto di istruzione, di cultura… Ma voi sapete quanto piú della cultura valga la purezza del cuore… Ora prendere un uomo simile come un malfattore e cosa che, lasciatemelo dire con la mia sincerità di sempre, mi fa pensare per l’appunto ai tempi di Mori…
- Ma dalla voce pubblica l’Arena è indicato come capo mafia.
- La voce pubblica… Ma che cos’è la voce pubblica? Una voce nell’aria, una voce dell’aria: e porta la calunnia, la diffamazione, la vendetta vile… E poi che cos’è la mafia?… Una voce anche la mafia: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa… Voce, voce che vaga: e rintrona le teste deboli, lasciatemelo dire…
Per sostenere la tesi dell’inesistenza della mafia, “sua eccellenza” fa ricorso a un sottile gioco di citazioni letterarie: il verso che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa… è ripreso dal libretto di Così fan tutte opera di Mozart.
Il romanzo non solo denuncia il fenomeno mafioso in un momento — i primi anni Sessanta — in cui si metteva in dubbio l’esistenza stessa della mafia, ma solleva il problema delle potenzialità conoscitive dell’uomo. Tramite la figura di Bellodi, Sciascia descrive lo scontro tra una ragione laica e illuministica, che affannosamente cerca di ricomporre i tasselli di uno scenario criminale, e una realtà oscura e sfuggente, in cui i dati obiettivi dell’evidenza vengono negati da un organismo di potere occulto, fondato su leggi indecifrabili.