La malalingua di don Marzio
La bottega del caffè, atto I, 4–6
Anche queste scene sono ambientate nella piazzetta dove si aprono le botteghe: l’unità dell’azione è data dal luogo circoscritto in tutto si svolge. Invece la trama intreccia più storie: se nell’esordio della commedia i si è concentrati su Ridolfo e Pandolfo e la professione borghese, ora la trama è guidata dalle chiacchiere di Don Marzio, infatti l’azione della commedia ruota attorno a più protagonisti, risultando frammentata, quasi a ricreare la confusione dei discorsi quotidiani in una strada veneziana.
SCENA QUARTA.
Trappola dall’interno della bottega, e detti.
Don Marzio dimostra subito di essere un pettegolo, perché racconta a Ridolfo come Eugenio abbia impegnato degli orecchini della moglie per 10 zecchini (ovviamente chiedendogli di mantenerlo segreto). Ipocritamente Don Marzio si fa vanto di come sia affidabile per tenere i segreti altrui, e poi chiama Trappola che entra in scena
Trappola. Eccomi.
Don Marzio. Vieni qui. Va dal gioielliere qui vicino, fagli vedere questi orecchini, che sono della moglie del signor Eugenio, e dimandagli da parte mia, se io sono al coperto di dieci zecchini, che gli ho prestati.
Trappola. Sarà servita. Dunque questi orecchini sono della moglie del signor Eugenio?
Don Marzio. Sì, or ora non ha più niente; è morto di fame.
Ridolfo. (Meschino, in che mani è capitato!) (da sè)
Trappola. E al signor Eugenio non importa niente di far sapere i fatti suoi a tutti?
Don Marzio. Io sono una persona, alla quale si può confidare un segreto.
Trappola. Ed io sono una persona, alla quale non si può confidar niente.
Don Marzio. Perchè?
Trappola. Perchè ho un vizio, che ridico tutto con facilità.
Don Marzio. Male, malissimo; se farai così, perderai il credito, e nessuno si fiderà di te.
Trappola. Ma come ella l’ha detto a me, così io posso dirlo ad un altro.
Don Marzio. Va a vedere se il barbiere è a tempo per farmi la barba.
Trappola. La servo. (Per dieci quattrini vuol bevere il caffè, e vuole un servitore al suo comando). (da sè, entra dal barbiere)
I ragionamenti di Trappola sono lineari, coerenti con l’estrazione popolare del servo, ma permettono di rivelare la malevolenza e la morbosa curiosità di Don Marzio (raccontami qualche cosa), che alimentano la sua propensione al pettegolezzo e alla maldicenza. Infatti Don Marzio è talmente bravo a mantenere i segreti che rivela subito a Trappola la provenienza degli orecchini, e poi lo manda dal barbiere per vedere se è libero.
Successivamente Don Marzio interroga Ridolfo sulla ballerina presente nella Bottega del caffè, ma il bottegaio dice di non saperne nulla e allora Marzio gli spiega che è protetta dal Conte Leandro.
Don Marzio. Ditemi, Ridolfo: che cosa fa quella ballerina qui vicina?
Ridolfo. In verità, non so niente.
Don Marzio. Mi è stato detto che il conte Leandro la tiene sotto la sua tutela.
Ridolfo. Con grazia, signore, il caffè vuol bollire. (Voglio badare a fatti miei). (da sè, entra in bottega)
Il motore dell’azione è costituito dai dialoghi che rappresentano il mezzo di interazione tra i personaggi e ne esprimono idee e stati d’animo. I dialoghi sono spesso strutturati con lo schema domanda — risposta, che permette di informare gli spettatori sul conto di chi non è presente in scena, di narrare antefatti e di far proseguire l’intreccio. Goldoni riesce a creare situazioni di tensione o di comicità che scaturiscono dal confronti tra personaggi diversi per idee e caratteri. Nella scena quarta la comicità nasce dal confronto tra Trappola e Don Marzio: alla sfacciataggine del nobile corrisponde quella del servo che rivela l’ipocrisia dell’interlocutore, prendendosi gioco di lui. Oltre a ciò il garzone si burla del nobile facendo propria la falsa morale di Don Marzio e comportandosi in modo contrario a quanto afferma. Si crea un effetto straniante, perché entrambi i personaggi si comportano in modo antitetico rispetto alle proprie dichiarazioni; Trappola, tuttavia, vuole solo divertirsi alle spalle del nobile arrogante, senza alcun intento moralistico.
SCENA QUINTA
Trappola e Don Marzio.
Due pettegoli all’opera: Trappola comunica a Don Marzio che può recarsi dal barbiere, ma egli prima di andare chiede anche al garzone se conosce la ballerina. Trappola spiega che si chiama Lisaura è che ha una relazione con Leandro. Inoltre Don Marzio dice a Trappola di non farsi problemi a dire in giro che gli orecchini consegnatili appartengono alla moglie del sig. Eugenio. La differenza tra i due personaggi è nell’ipocrisia: Trappola è consapevole del suo comportamento (io sono una persona, alla quale non si può confidar niente; ridico tutto con facilità), non fa nulla per cambiare, ma non si atteggia a onesto e discreto, al contrario Don Marzio fa sfoggio della sua integrità e riservatezza (Io sono una persona, alla quale si può confidare un segreto; io non parlo). L’incoerenza tra le affermazioni e le azioni del nobile napoletano sono messe in ridicolo da Trappola, che gli rifà il verso (Se racconterò i fatti degli altri, perderò il credito, e nessuno si fiderà più di me.)
Trappola. Il barbiere ha uno sotto; subito che avrà finito di scorticar quello, servirà V. S. Illustrissima.
Don Marzio. Dimmi: sai niente tu di quella ballerina, che sta qui vicino?
Trappola. Della signora Lisaura?
Don Marzio. Sì.
Trappola. So e non so.
Don Marzio. Raccontami qualche cosa.
Trappola. Se racconterò i fatti degli altri, perderò il credito, e nessuno si fiderà più di me.
Don Marzio. A me lo puoi dire. Sai chi sono; io non parlo. Il conte Leandro la pratica?
Trappola. Alle sue ore la pratica.
Don Marzio. Che vuol dire alle sue ore?
Trappola. Vuol dire, quando non è in caso di dar soggezione.
Don Marzio. Bravo; ora capisco. È un amico di buon cuore, che non vuole recarle pregiudizio.
Trappola. Anzi desidera che la si profitti, per far partecipe anche lui delle sue care grazie.
Don Marzio. Meglio! Oh, che Trappola malizioso! Va via, va a far vedere gli orecchini.
Trappola. Al gioielliere posso dire che sono della moglie del signor Eugenio?
Don Marzio. Sì, diglielo pure.
Trappola. (Fra il signor Marzio ed io, formiamo una bellissima segretaria). (da sè, parte)
Le battute di Don Marzio esprimono il suo desiderio di far pesare la sua presunta superiorità con termini tecnici e vocaboli latini: egli risulta ripetitivo per la sua stolida ottusità.
SCENA SESTA.
Don Marzio, poi Ridolfo.Don Marzio. Ridolfo.
Ridolfo. Signore.
Don Marzio. Se voi non sapete niente della ballerina, vi racconterò io.
Ridolfo. Io, per dirgliela, dei fatti degli altri non me ne curo molto.
Don Marzio. Ma sta bene saper qualche cosa, per potersi regolare. Ella è protetta da quella buona pezza del conte Leandro, ed egli dai profitti della ballerina ricava il prezzo della sua protezione. Invece di spendere, mangia tutto a quella povera diavola, e per cagione di lui forse è costretta a fare quello che non farebbe. Oh che briccone!
Ridolfo. Ma io son qui tutto il giorno; e posso attestare che in casa sua non vedo andare altri che il conte Leandro.
Don Marzio. Ha la porta di dietro; pazzo, pazzo! Sempre flusso, e riflusso. Ha la porta di dietro, pazzo!
Ridolfo. Io bado alla mia bottega; s’ella ha la porta di dietro, che importa a me? Io non vado a dar di naso a nessuno.
Don Marzio. Bestia! Così parli con un par mio? (s’alza)
Ridolfo. Le domando perdono: non si può dire una facezia?
Don Marzio. Dammi un bicchier di rosolio.
Ridolfo. (Questa barzelletta mi costerà due soldi). (fa cenno ai giovani che dieno il rosolio)
Don Marzio. (Oh, questa poi della ballerina voglio che tutti la sappiano).
Ridolfo. Servita del rosolio.
Don Marzio. Flusso e riflusso, per la porta di dietro. (bevendo il rosolio)
Ridolfo. Ella starà male, quando ha il flusso e riflusso per la porta di dietro.
Attraverso la figura di Don Marzio Goldoni rappresenta una nobiltà decaduta che, non volendo rinunciare ai propri privilegi, tenta di garantirseli alle spalle di chi lavora (Per dieci quattrini vuol bevere il caffè, e vuole un servitore al suo comando; Questa barzelletta mi costerà due soldi) o con espedienti come il prestito di denaro a pegno. Questa nobiltà parassitaria vive di orgoglio e privilegi (Così parli con un par mio?) senza avere alcun ruolo sociale costruttivo. Don Marzio si cura delle vite degli altri solo per ricavarne qualche pettegolezzo e godere del potere garantito dalla maldicenza. Nonostante ciò, il personaggio di don Marzio merita una riflessione: il carattere negativo che risulta dal testo (campione della maldicenza e del pettegolezzo) è attenuato dalla funzione in qualche modo positivo, di amaro osservatore del costume e stizzoso acritico disvelatore di verità sgradevoli.