L’ermetismo

La lirica del Novecento

Luca Pirola
3 min readJan 12, 2021
Giorgio De Chirico, Ettore e Andromaca, 1917

Nella lirica italiana a partire dagli anni del primo dopoguerra si afferma il movimento dell’ermetismo, scuola poetica definita in questo modo dal critico Francesco Flora per sottolineare l’oscurità espressiva di questa poesia.

Entro l’ermetismo si delineano tre filoni: una linea detta “novecentista” perché a lungo considerata centrale nel XX secolo, legata a Ungaretti; una seconda espressa dalla poesia narrativa di Saba e, infine, una terza all’espressione allegorica di Montale.

Il contesto storico — culturale in cui l’ermetismo nasce e si sviluppa vede l’affermazione in Italia e in Europa dei regimi totalitari o autoritari, che acuisce la crisi dei valori tradizionali già iniziata nei primi decenni del Novecento. La rivelazione della vacuità delle certezze su cui era fondata la vita sociale e la morale dell’Occidente porta l’intellettuale a considerare l’uomo abbandonato al determinismo del mondo, incapace di scegliere autonomamente un percorso di realizzazione personale per l’incapacità di affermare la propria volontà e le l’assenza di un fine alla propria esistenza. D’altra parte tali smarrimento è confermato dalle filosofia esistenzialista, che concepisce la vita come qualcosa che sfugge alla comprensione razionale, perciò la ricerca di significato è rivolta verso l’interiorità dell’individuo.

Da tali premesse consegue la caratterizzazione di una poesia che esprime l’intimità del poeta, una poesia pura, slegata dal contesto storico sociale, perché impegnata nella ricerca della verità nascosta, della definizione della dimensione esistenziale dell’uomo. I poeti, spesso, descrivono la solitudine dell’individuo e il senso si smarrimento di fronte alla constatazione dell’irrazionalità dell’esistenza. Spesso dai contemporanei gli autori ermetici sono stati accusati di chiudersi in una “torre d’avorio”, perché non facevano sentire la loro voce di intellettuali in un momento di acuta crisi politco-sociale.

La poetica e le tecniche

Il compito del poeta consiste nell’indagare sulla condizione dell’umanità per riportare alla luce l’essenza segreta del reale. Ciò presuppone che la realtà sensibile costituisca solo una percezione soggettiva della verità, che può essere svelata unicamente attraverso l’intuizione irrazionale, l’attimo in cui si rivelano frammenti di verità che illuminano il mistero dell’esistenza. La frammentarietà e l’illogicità dell’intuizione permettono un’espressione sintetica che può essere comunicata attraverso la parola essenziale, che rivela l’essenza metafisica della realtà.

In conseguenza di queste premesse poetiche gli autori ermetici compiono delle scelte tecniche e stilistiche che recuperano delle tendenze simboliste, ma si caratterizzano per una precisa espressione che annulla la logica raxzionalità della comunicazione, fondandosi principalmente sull’analogia e il linguaggio metaforico.
Lo stile ermetico, dunque, è connotato da:
1. il rifiuto dei metri tradizionali oppure — in apparente contraddizione — dal recupero dell’endecasillabo
2. l’astrazione e la rarefazione delle immagini in modo da potenziarne il valore evocativo
3. l’impiego di accostamenti analogici
4. la riduzione del lessico a poche parole-chiave
5. la soppressione delle determinazioni (articoli determinativi) per rendere assoluta e allusiva la parola
6. l’uso di sostantivi declinati al plurale indeterminato al posto del singolare
7. l’eliminazione dei nessi grammaticali e sintattici (ad esempio il rifiuto della punteggiatura).

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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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