L’esilio di Don Marzio

La bottega del caffè, III, scene 24 — ultima

Luca Pirola
4 min readJan 2, 2023

L’epilogo della commedia vede tutte le incomprensioni chiarite, permettendo una conclusione positiva a tutte le vicende. Eugenio e Vittoria si sono rappacificati grazie alla mediazione di Ridolfo, Pandolfo è arrestato come baro, dopo che aveva rivelato a Don Marzio il nascondiglio delle carte truccate; purtroppo per lui Don Marzio, non riconoscndo il capo delle guardie, ha successivamente divulgato la confidenza mentre chiacchierava al caffè. Oltre a ciò il confronto tra i personaggi fa emergere tutte le falsità e le maldicenze di Don Marzio, perciò nell’ultima scena corale l’ira e la riprovazione di tutti si rivolge verso il nobile pettegolo.

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SCENA VENTIQUATTRESIMA.
Trappola e detti.

Trappola. Il signor don Marzio l’ha fatta bella.
Ridolfo. Che ha fatto?
Trappola. Ha fatto la spia a messer Pandolfo; l’hanno legato, e si dice che domani lo frusteranno.
Ridolfo. È uno spione! Via dalla mia bottega. (parte dalla finestra)

SCENA VENTICINQUESIMA.
Il Garzone del barbiere, e detti.

Garzone. Signore spione, non venga più a farsi fare la barba nella nostra bottega. (entra nella sua bottega)

La prima parte del finale della commedia è formata da battute brevi, una serie di apostrofi sdegnose rivolte a Don Marzio, contro cui si ritorce il suo stesso pettegolezzo. Una della novità di Goldoni è rappresentata dalla concertazione dell’intreccio, infatti la storia si costruisce — e qui si conclude — sulle battute di tutti i personaggi.

SCENA ULTIMA.
Il Cameriere della locanda e detti.

Cameriere. Signora spia non venga più a far desinari alla nostra locanda. (entra nella locanda)
Leandro. Signor protettore; tra voi e me in confidenza far la spia è azion da briccone. (entra nella locanda)
Placida. Altro che castagne secche! Signor soffione. (parte dalla finestra)
Lisaura. Alla berlina, alla berlina. (parte dalla finestra)
Vittoria. O che caro signor don Marzio! Quei dieci zecchini, che ha prestati a mio marito, saranno stati una paga di esploratore. (parte dalla finestra)
Eugenio. Riverisco il signor confidente. (parte dalla finestra)
Trappola. Io fo riverenza al signor referendario. (entra in bottega)

Il finale è un lieto fine perché tutte le finzioni sono abbandonate e tutti ritornano al loro ruolo sociale: i mariti tornano a fare i mariti, i finti nobili smettono di fingere, le ballerine tornano ballerine e le mogli, mogli.
Superati i contrasti tutti i personaggi si trovano uniti dalla comune avversione verso Don Marzio, perché le sue bugie malevole sono state svelate. L’ultimo atto di Don Marzio è di aver fatto arrestare Pandolfo, responsabile a ben vedere di una truffa ai danni dei clienti, questa delazione involontaria è solo l’ultimo tradimento a quella rete di rapporti leali che dovrebbero essere alla base della vita sociale: l’ultimo insegnamento di Ridolfo (nella scena 23 del terzo atto), infatti è Per essere onorato non basta non rubare, ma bisogna anche trattar bene, un’indicazione all’azione positiva verso il bene comune che rende la semplice passività colpevole.

Don Marzio. Sono stordito, sono avvilito, non so in qual mondo mi sia. Spione a me? A me spione? Per avere svelato accidentalmenteil reo costume di Pandolfo, sarò imputato di spione? Io non conosceva il birro, non prevedeva l’inganno, non sono reo di questo infame delitto. Eppur tutti m’insultano, tutti mi vilipendono, niuno mi vuole, ognuno mi scaccia. Ah sì, hanno ragione, la mia lingua, o presto o tardi, mi doveva condurre a qualche gran precipizio. Ella mi ha acquistata l’infamia, che è il peggiore de’ mali. Qui non serve il giustificarmi. Ho perduto il credito e non lo riacquisto mai più. Anderò via di questa città; partirò a mio dispetto, e per causa della mia trista lingua, mi priverò d’un paese in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento, quando sanno essere prudenti, cauti ed onorati. (parte)

Fine della Commedia.

Don Marzio riconosce la propria colpa (infame delitto), ma non rinuncia all’autoassoluzione, cercando alibi e giustificazioni (Io non conosceva il birro, non prevedeva l’inganno); la propensione alla maldicenza, al pettegolezzo, alla mancanza di riservatezza ed equilibrio provoca danni irreparabili: il vizio non controllato dalla ragione e dal buon senso porta alla rovina.

Nella commedia il lieto fine è possibile solo grazie all’azione di Ridolfo, che rappresenta il cittadino ideale di una comunità fondata sul benessere collettivo (un paese in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento), a patto che i suoi membri siano virtuosi. Le virtù propugnate da Goldoni sono tipiche della nuova borghesia: la prudenza, la cautela e l’onorabilità; gli uomini di garbo devono essere, infatti, prudenti, cauti ed onorati. La negazione di questi valori non può che avere conseguenze tragiche, come accaduto al baro Pandolfo e al pettegolo Don Marzio, esclusi dalla comunità.

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Luca Pirola
Luca Pirola

Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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