L’espiazione dello zingaro
Capitolo 15 de I Malavoglia
’Ntoni il giovane torna ad Aci Trezza dopo aver scontato cinque anni di carcere per aver accoltellato don Michele; si presenta alla casa del Nespolo recuperata dal fratello Alessi, ma si sente un estraneo: la famiglia di un tempo non esiste più e la vita del paese gli comunica irrequietezza e insodisfazione. La sua vita di ribellione ormai lo ha escluso dalla famiglia e dai valori arcaici del mondo contadino, perciò decide di andarsene per sempre. ’Ntoni abbandona il paese mentre all’alba Aci Trezza riprende la sua vita di sempre.
Il brano presenta l’addio di ’Ntoni alla famiglia e la paese: la visuale si amplia dalla casa del Nespolo a tutto il paese immerso nella quiete notturna, culla to dalla voce del mare e contemplato con nostalgia da ’Ntoni che parte definitivamente.
Una sera, tardi, il cane si mise ad abbaiare dietro l’uscio del cortile, e lo stesso Alessi, che andò ad aprire, non riconobbe ‘Ntoni il quale tornava colla sporta sotto il braccio, tanto era mutato, coperto di polvere, e colla barba lunga. Come fu entrato, e si fu messo a sedere in un cantuccio, non osavano quasi fargli festa. Ei non sembrava più quello, e andava guardando in giro le pareti, come non le avesse mai viste; fino il cane gli abbaiava, ché non l’aveva conosciuto mai. Gli misero fra le gambe la scodella, perché aveva fame e sete, ed egli mangiò in silenzio la minestra che gli diedero, come non avesse visto grazia di Dio da otto giorni, col naso nel piatto; ma gli altri non avevano fame, tanto avevano il cuore serrato. Poi ‘Ntoni, quando si fu sfamato e riposato alquanto, prese la sua sporta e si alzò per andarsene.
Alessi non osava dirgli nulla, tanto suo fratello era mutato. Ma al vedergli riprendere la sporta, si sentÏ balzare il cuore dal petto, e Mena gli disse tutta smarrita: — Te ne vai?
- Sì! rispose ‘Ntoni.
- E dove vai? chiese Alessi.
- Non lo so. Venni per vedervi. Ma dacché son qui la minestra mi Ë andata tutta in veleno. Per altro qui non posso starci, ché tutti mi conoscono, e perciò son venuto di sera. Andrò lontano, dove troverò da buscarmi il pane, e nessuno saprà chi sono.
La tecnica stilistica della regressione del punto di vista del narratore a quello del personaggio comporta anche un adeguamento del linguaggio, che si avvicina al parlato popolare. Rispondono a tale esigenza l’uso frequente degli anacoluti, il ricorso al cosiddetto che asintattico, cioè senza una valenza grammaticale (a lui che egli era bastato l’animo; tutti lì, al chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese), la coordinazione per polisindeto (e la Nunziata che spiegava gli indovinelli? e la mamma, e la Lia, tutti lì…), la trasposizione in italiano di detti, proverbi o modi di dire siciliani (mangiò in silenzio la minestra che gli diedero, come non avesse visto grazia di Dio; la minestra mi è andata tutta in veleno; a lui che gli era bastato l’animo di lasciarla … e di starsene nei guai; i Tre Re; la Puddara), l’impiego del passato remoto anziché del passato prossimo, caratteristico del dialetto (Venni per vedervi).
Gli altri non osavano fiatare, perché ci avevano il cuore stretto in una morsa, e capivano che egli faceva bene a dir così. ‘Ntoni continuava a guardare dappertutto, e stava sulla porta, e non sapeva risolversi ad andarsene. — Ve lo farò sapere dove sarò; disse infine, e come fu nel cortile, sotto il nespolo, che era scuro, disse anche:
- E il nonno?
Alessi non rispose; ‘Ntoni tacque anche lui, e dopo un pezzetto:
- E la Lia che non l’ho vista?
E siccome aspettava inutilmente la risposta, aggiunse colla voce tremante, quasi avesse freddo: — morta anche lei?
Alessi non rispose nemmeno; allora ‘Ntoni che era sotto il nespolo, colla sporta in mano, fece per sedersi, poiché le gambe gli tremavano, ma si rizzò di botto, balbettando:
- Addio addio! Lo vedete che devo andarmene?
Prima d’andarsene voleva fare un giro per la casa, onde vedere se ogni cosa fosse al suo posto come prima; ma adesso, a lui che gli era bastato l’animo di lasciarla, e di dare una coltellata a don Michele, e di starsene nei guai, non gli bastava l’animo di passare da una camera all’altra se non glielo dicevano. Alessi che gli vide negli occhi il desiderio, lo fece entrare nella stalla, col pretesto del vitello che aveva comperato la Nunziata, ed era grasso e lucente; e in un canto c’era pure la chioccia coi pulcini; poi lo condusse in cucina, dove avevano fatto il forno nuovo, e nella camera accanto, che vi dormiva la Mena coi bambini della Nunziata, e pareva che li avesse fatti lei. ‘Ntoni guardava ogni cosa, e approvava col capo, e diceva: — Qui pure il nonno avrebbe voluto metterci il vitello; qui c’erano le chioccie, e qui dormivano le ragazze, quando c’era anche quell’altra… — Ma allora non aggiunse altro, e stette zitto a guardare intorno, cogli occhi lustri. In quel momento passava la Mangiacarrubbe, che andava sgridando Brasi Cipolla per la strada, e ‘Ntoni disse: — Questa qui l’ha trovato il marito; ed ora, quando avranno finito di quistionare, andranno a dormire nella loro casa.
Gli spazi entro cui si svolgono i fatti si dividono in quelli interni alla casa del nespolo e in quelli esterni ad essa, nelle strade del paese di Aci Trezza. In entrambi i casi, i luoghi hanno una forte valenza simbolica: la casa di famiglia, con i suoi interni e i suoi oggetti, rappresenta il passato, al quale ‘Ntoni guarda con struggente malinconia, mentre il paese, con la piazza scura e deserta e tutti gli usci chiusi, ribadisce la sua condizione di esclusione e isolamento. Resta il mare. Uomo ed elemento naturale sem- brano doppiamente uniti: da un lato il mare, come ‘Ntoni, non ha paese nemmen lui, e quindi ne rispecchia la natura di sradicato, dall’altro, però, è soltanto sulla costa di Aci Trezza che ha un modo tutto suo di brontolare, solo lì par la voce di un amico, a testimoniare l’unicità e il valore di quella terra, e di nessun’altra.
Gli altri stettero zitti, e per tutto il paese era un gran silenzio, soltanto si udiva sbattere ancora qualche porta che si chiudeva; e Alessi a quelle parole si fece coraggio per dirgli:
- Se volessi anche tu ci hai la tua casa. Di là c’é apposta il letto per te.
- No! rispose ‘Ntoni. Io devo andarmene. Là c’era il letto della mamma, che lei inzuppava tutto di lagrime quando volevo andarmene. Ti rammenti le belle chiacchierate che si facevano la sera, mentre si salavano le acciughe? e la Nunziata che spiegava gli indovinelli? e la mamma, e la Lia, tutti lì, al chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese, come fossimo tutti una famiglia? Anch’io allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene.
Il modo contadino è sempre uguale a se stesso ciò si nota nell’uso dei verbi: ’Ntoni, infatti, è l’anti eroe che ha perseguito la modernità e il progresso, perciò il suo fallimento esistenziale è sottolineato dai verbi al passato remoto (Venni .. andò .. tornò), tempo che indica un’azione compiuta e sottolinea l’avvenuto passaggio dalla società contadina a quella moderna; al contrario i verbi riferiti ad Alessi sono all’imperfetto, tempo che descrive la durata dell’azione ripetuta e sempre uguale, perciò simboleggiano il tempo ciclico del mondo rurale.
In quel momento parlava cogli occhi fissi a terra, e il capo rannicchiato nelle spalle. Allora Alessi gli buttò le braccia al collo.
- Addio, ripeté ‘Ntoni. Vedi che avevo ragione d’andarmene! qui non posso starci. Addio, perdonatemi tutti.
E se ne andò colla sua sporta sotto il braccio; poi quando fu lontano, in mezzo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci erano chiusi, si fermò ad ascoltare se chiudessero la porta della casa del nespolo, mentre il cane gli abbaiava dietro, e gli diceva col suo abbaiare che era solo in mezzo al paese. Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perché il mare non ha paese nemmen lui, ed Ë di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.
La partenza di ‘Ntoni ha un valore simbolico, anche se Verga si mantiene fedele all’eclissi del narratore e descrive l’allontanamento dal villaggio dal punto di vista del personaggio. Attribuire la conclusione del romanzo a ‘Ntoni, personaggio che più di ogni altro rappresenta la crisi della società tradizionale, è efficace per Verga per mettere in evidenza i contrasti interni al mondo rurale. Il narratore che racconta l’intenso e commosso finale del romanzo è, come nell’intero libro, un narratore popolare, che descrive gli avvenimenti secondo il punto di vista del popolo; nel caso di questo specifico passo, tuttavia, ciò si verifica solo a tratti, e più spesso la prospettiva del narratore coincide con quella di ‘Ntoni, come quando il giovane osserva il paese di Aci Trezza, che si appresta a lasciare per sempre: quando fu lontano, in mezzo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci erano chiusi, si fermò ad ascoltare se chiudessero la porta della casa del nespolo, mentre il cane gli abbaiava dietro… La descrizione non è chiaramente quella di un narratore esterno, che rappresenta il mondo circostante da un’ottica diversa rispetto a quella di ‘Ntoni, ma si presenta come frutto dei pensieri di quest’ultimo.
Allora ‘Ntoni si fermò in mezzo alla strada a guardare il paese tutto nero, come non gli bastasse il cuore di staccarsene, adesso che sapeva ogni cosa, e sedette sul muricciuolo della vigna di massaro Filippo.
Così stette un gran pezzo pensando a tante cose, guardando il paese nero, e ascoltando il mare che gli brontolava lì sotto. E ci stette fin quando cominciarono ad udirsi certi rumori ch’ei conosceva, e delle voci che si chiamavano dietro gli usci, e sbatter d’imposte, e dei passi per le strade buie. Sulla riva, in fondo alla piazza, cominciavano a formicolare dei lumi. Egli levò il capo a guardare i Tre Re che luccicavano, e la Puddara che annunziava l’alba, come l’aveva vista tante volte. Allora tornò a chinare il capo sul petto, e a pensare a tutta la sua storia. A poco a poco il mare cominciò a farsi bianco, e i Tre Re ad impallidire, e le case spuntavano ad una ad una nelle vie scure, cogli usci chiusi, che si conoscevano tutte, e solo davanti alla bottega di Pizzuto c’era il lumicino, e Rocco Spatu colle mani nelle tasche che tossiva e sputacchiava. — Fra poco lo zio Santoro aprirà la porta, pensò ‘Ntoni, e si accoccolerà sull’uscio a cominciare la sua giornata anche lui. — Tornò a guardare il mare, che s’era fatto amaranto, tutto seminato di barche che avevano cominciato la loro giornata anche loro, riprese la sua sporta e disse: — Ora é tempo d’andarmene, perché fra poco comincierà a passar gente. Ma il primo di tutti a cominciar la sua giornata éstato Rocco Spatu.
’Ntoni è un escluso (il cane abbaia come fa con gli estranei — gli usci sono chiusi) la giornata del villaggio ricomincia mentre lui si allontana, perché ‘Ntoni sente di non appartenere più a quella comunità, contrassegnata dai ritmi naturali. ’Ntoni per questo è un “vinto”, poiché non riesce a mutare la sua condizione economica e sociale, inoltre nel tentativo di migliorare la propria condizione ha perso tutto ciò che aveva in partenza. Egli meglio di chiunque altro impersona la visione fondamentalmente pessimistica della vita, secondo la quale l’uomo non ha possibilità di migliorarsi (per Verga il progresso è solo un’illusione) e ancor meno di raggiungere la felicità, ed è piuttosto destinato a restare schiacciato dai meccanismi di una società in cui vige la legge del più forte. ‘Ntoni che abbandona Aci Trezza incarna l’inesora- bile destino di sconfitta che attende chiunque si volga alla conquista del successo o al superamento della propria condizione di oppresso.
Verga nella sua visione pessimistica del mondo non lascia spazio per alcuna forma di speranza, tanto meno in un’arte che abbia il potere di modificare le ferree leggi della società. Raccontare il fatto: questo è l’obiettivo di Verga, fermamente convinto che la realtà stessa abbia più potere persuasivo di qualunque parere o giudizio su di essa.