Lo sdegno civile della poesia

Mario Luzi, Muore ignominiosamente la Repubblica

Luca Pirola
3 min readApr 9, 2020

Pubblicato su rivista nel 1977, questo componimento è tratto dalla sezione Segmenti del grande patema di Al fuoco della controversia e affronta, sia pure in maniera un po’ sfumata, un argomento tratto dalla cronaca recente: si tratta in questo caso dell’emergenza terroristica che alla fine degli anni ’70 aveva suscitato non poche apprensioni riguardo alla complessiva stabilità del sistema democratico in Italia. È un Luzi insolito, apparentemente, quello che si cimenta con una materia che è insieme di politica e di cronaca nera.

Nonostante il riferimento a eventi reali e drammatici, il poeta riesce a “smaterializzare” anche tali spunti, per approdare alle predilette considerazioni d’ordine filosofico ed esistenziale. Indignato dalla situazione contingente, Luzi non ha paura di confessare il suo sogno di giustizia, pur sapendo che solo la morte, in un certo senso, ha una sua dignità.

Muore ignominiosamente la repubblica.
Ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Arrotano ignominiosamete il becco i corvi nella stanza accanto.
Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,
si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli.
Tutto accade ignominiosamente, tutto
meno la morte medesima — cerco di farmi intendere
dinanzi a non so che tribunale
di che sognata equità. E l’udienza è tolta.

Il componimento ribadisce con ossessiva insistenza il carattere ignominioso, vergognoso, degli avvenimenti, resi allegoricamente attraverso la menzione di esseri malvagi e degradati come i bastardi, i corvi, gli sciacalli e gli orfani. L’ignominia e la vergogna sono dovunque, tranne che nella morte stessa, unico momento di autenticità in un mondo che ormai sembra riconoscere soltanto l’artificio e la menzogna.

L’avverbio ignominiosamente definisce tutte le azioni dei personaggi della lirica: coloro che Luzi nomina, e il cui comportamento stigmatizza, sono definiti bastardi; questi sono i nostalgici del Fascismo, paragonati a figli impuri, ibridi, della Repubblica, perché legati al regime che ne ha preceduto la nascita. Gli approfittatori di ogni colore politico attendono che lo Stato democratico muoia, travolto dalla violenza degli estremismi, sono definiti corvi , simili a uccelli che si cibano di cadaveri; questi sono coloro che sperano di approfittare della morte della repubblica per favorire i propri piani politici; più oltre, con il medesimo significato, sono detti gli sciacalli.
L’ignominia è caratteristica anche di alcuni uomini politici detti orfani; il riferimento è polisemico e si può ipotizzare che riguardi alcuni uomini politici, orfani dell’istituzione che ha reso possibile la loro stessa carriera politica. Solo la morte non è ignominiosa; la morte è l’unica cosa seria in una simile situazione. Ma la considerazione assume qui, soprattutto, un carattere generale.
In un frangente caratterizzato da grande confusione, il poeta cerca di farsi capire almeno da un tribunale ideale, immaginario. L’espressione giuridica E l’udienza è tolta segnala la momentanea sospensione di un processo. Perciò anche questo tribunale sembra rinviare la sua sentenza a data da destinarsi, perché il poeta non sa a chi rivolgersi per avere giustizia.

Analisi stilistica

Etimologicamente, ignominia significa “privazione della fama, della reputazione”: di qui la “vergogna” nel significato che la parola ha attualmente. La parola proviene dalla terminologia giuridica latina: è questo un dato assai importante per comprendere il senso del componimento: infatti, dopo aver tramato il discorso di svariate ripetizioni dell’avverbio ignominiosa- mente, Luzi evoca proprio un tribunale (il tribunale della storia? o di Dio?), chiamandolo a giudicare secondo equità quanto sta avvenendo. Ma è un tribunale solo sognato, come la giustizia che dovrebbe esercitare in un mondo che non conosce giustizia. E allora il poeta, come il suo tribunale, preferisce il silenzio: l’udienza viene tolta, ovvero la poesia termina, senza emetter sentenze, senza trovare plausibili soluzioni.
Dal punto di vista stilistico sono assai vistose, come abbiamo già rilevato, le frequenti ripetizioni dell’avverbio ignominiosamente, che nella prima parte del componimento sono disposte a chiasmo (Muore ignominiosamente — Ignominiosamente la spiano; Arrotano ignominiosamente — Ignominiosamente si azzuffano — si sbranano ignominiosamente). Altre ripetizioni si osservano ai vv. 3, 5 e 6 (suoi), al v. 7 (tutto) e ai vv. 9–10 (che). Tale fitto sistema di riprese crea un effetto retorico assai forte, quasi di arringa dinanzi a un tribunale non umano, di cui tuttavia il poeta ignora la natura (non so che).

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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