L’ossessione per la moda

Le smanie per la villeggiatura atto 2 scena 12

Luca Pirola
6 min readJan 23, 2021
William Hogarth, il matrimonio alla moda, la toilette

In questa scena emerge chiaramente che il tema della commedia non è tanto quello della villeggiatura vera e propria, quanto i litigi della vigilia, le ripicche dei due innamorati e la rivalità delle due ragazze, che per cose da nulla portano alla sensazione che si possa veramente sfiorare la tragedia. Una commedia degli errori in cui i personaggi sono messi alla berlina per la loro vanità e per il loro voler a tutti i costi apparire.

Le due protagoniste Vittoria e Giacinta si incontrano prima della partenza per Montenero. La conversazione svela, sotto il manto di una dissimulata cortesia, tutta l’ostilità e il rancore che derivano dal sapere in possesso dell’altra ciò che desiderano per sé soltanto. Infatti le due ragazze fingono di volersi bene, ma in realtà sono invidiose l’una dell’altra. Fanno sfoggio di complimenti falsi, e si vantano di ciò che posseggono di nuovo e alla moda.

Il video riproduce un’attualizzazione della commedia goldoniana, perciò la vicenda è ambientata negli anni Cinquanta del Novecento. Il carattere dei personaggi e lo sviluppo della commedia, tuttavia, rimangono fedeli all’originale.

Atto 2 scena 12 dall’inizio a 1h05'29

SCENA DODICESIMA
Giacinta, poi Vittoria.

GIACINTA: È ambiziosissima. Se vede qualche cosa di nuovo ad una persona, subito le vien la voglia d’averla. Avrà saputo, ch’io mi ho fatto il vestito nuovo, e l’ha voluto ella pure. Ma non avrà penetrato del mariage. Non l’ho detto a nessuno; non avrà avuto tempo a saperlo.

Giacinta rimane il personaggio centrale della narrazione, la ragazza è simbolo della contraddizione della classe sociale a cui appartiene: è nobile ed intelligente, ma ciò che conta di più per lei è l’apparenza.In questa dispute con Vittoria Giacinta dimostra ancora una volta di possedere una notevole lingua tagliente, come emerge in alcuni passaggi, soprattutto nello scambio di falsi complimenti .

VITTORIA: Giacintina, amica mia carissima.
GIACINTA: Buon dì, la mia cara gioia. (Si baciano.)
VITTORIA: Che dite eh? È una bell’ora questa da incomodarvi?
GIACINTA: Oh! incomodarmi? Quando vi ho sentita venire, mi si è allargato il core d’allegrezza.
VITTORIA: Come state? State bene?
GIACINTA: Benissimo. E voi? Ma è superfluo il domandarvi: siete grassa e fresca, il cielo vi benedica, che consolate.
VITTORIA: Voi, voi avete una ciera che innamora.
GIACINTA: Oh! cosa dite mai? Sono levata questa mattina per tempo, non ho dormito, mi duole lo stomaco, mi duole il capo, figurarsi che buona ciera ch’io posso avere.
VITTORIA: Ed io non so cosa m’abbia, sono tanti giorni che non mangio niente; niente, niente, si può dir quasi niente. Io non so di che viva, dovrei essere come uno stecco.
GIACINTA: Sì, sì, come uno stecco! Questi bracciotti non sono stecchi.
VITTORIA: Eh! a voi non vi si contano l’ossa.
GIACINTA: No, poi. Per grazia del cielo, ho il mio bisognetto.
VITTORIA: Oh cara la mia Giacinta!
GIACINTA: Oh benedetta la mia Vittorina! (Si baciano.) Sedete, gioia; via sedete.

Vittoria è di carattere e temperamento molto simile a Giacinta. Durante le sue discussioni con Giacinta emerge la sua ipocrisia; ella cerca in tutti i modi di nascondere la sua condizione sociale inferiore con bugie evidenti. Vittoria mantiene la sua accezzione negativa durante tutta la commedia, con il suo timore per le malelingue e con il suo prendersela con ogni persona che le capiti a tiro.

VITTORIA: Aveva tanta voglia di vedervi. Ma voi non vi degnate mai di venir da me. (Siedono.)
GIACINTA: Oh! caro il mio bene, non vado in nessun loco. Sto sempre in casa.
VITTORIA: E io? Esco un pochino la festa, e poi sempre in casa.
GIACINTA: Io non so come facciano quelle che vanno tutto il giorno a girone per la città.
VITTORIA: (Vorrei pur sapere se va o se non va a Montenero, ma non so come fare).
GIACINTA: (Mi fa specie, che non mi parla niente della campagna).

I veri sentimenti delle due ragazze traspaiono dalle battute a parte dove ciascun personaggio esprime la verità. Giacinta, quindi appare capace di gestire la situazione, mentre Vittoria si dimostra più debole, rosa dall’invidia e dalla rivalità nei confronti dell’amica.

La vivacità del dialogo è resa per mezzo delle battute veloci, dalle frequenti interrogative ed esclamative che mostrano il gioco dei convenevoli sociali. I dialoghi sono perciò caratterizzati da ipocrisie a volte esilaranti, quando conversano con i membri non appartenenti alla famiglia, e schiettezza e all’interno del proprio nucleo familiare.

VITTORIA: È molto che non vedete mio fratello?
GIACINTA: L’ho veduto questa mattina.
VITTORIA: Non so cos’abbia. È inquieto, è fastidioso.
GIACINTA: Eh! non lo sapete? Tutti abbiamo le nostre ore buone e le nostre ore cattive.
VITTORIA: Credeva quasi che avesse gridato con voi.
GIACINTA: Con me? Perché ha da gridare con me? Lo stimo e lo venero, ma egli non è ancora in grado di poter gridare con me. (Ci gioco io, che l’ha mandata qui suo fratello).
VITTORIA: (È superba quanto un demonio).
GIACINTA: Vittorina, volete restar a pranzo con noi?
VITTORIA: Oh! no, vita mia, non posso. Mio fratello mi aspetta.
GIACINTA: Glielo manderemo a dire.
VITTORIA: No, no assolutamente non posso.
GIACINTA: Se volete favorire, or ora qui da noi si dà in tavola.
VITTORIA: (Ho capito. Mi vuol mandar via). Così presto andate a desinare?
GIACINTA: Vedete bene. Si va in campagna, si parte presto, bisogna sollecitare.
VITTORIA: (Ah! maledetta la mia disgrazia).
GIACINTA: M’ho da cambiar di tutto, m’ho da vestire da viaggio.
VITTORIA: Sì, sì, è vero; ci sarà della polvere. Non torna il conto rovinare un abito buono. (Mortificata.)
GIACINTA: Oh! in quanto a questo poi, me ne metterò uno meglio di questo. Della polvere non ho paura. Mi ho fatto una sopravveste di cambellotto di seta col suo capuccietto, che non vi è pericolo che la polvere mi dia fastidio.
[…]
VITTORIA: Nel mio non vi è né oro, né argento, ma per dir la verità, è stupendo.
GIACINTA: Oh! moda, moda. Vuol esser moda.
VITTORIA: Oh! circa la moda, il mio non si può dir che non sia alla moda.
GIACINTA: Sì, sì, sarà alla moda. (Sogghignando.)

L’unico scopo della vita di Vittoria è occuparsi e preoccuparsi di quello che pensa la gente, soprattutto la ossessiona l’idea della moda e del fatto che qualcuno possa avere degli abiti più belli dei suoi. Si nota, nell’arco della commedia, del disinteresse cha ha verso le persone che non siano sé stessa, come si può notare quando se la prende con il sarto perché ha voluto subito i denari per l’abito che le stava confezionando e non ha accettato il credito.

Il centro dell’interesse di Goldoni è costituito dalla riflessione sulla vacuità dei valori della borghesia del suo tempo: l’apparenza di fronte agli altri, il formalismo e il decoro, l’ostentazione, il denaro, l’inseguimento di uno stile di vita aristocratico. Anche gli intrecci sentimentali sono attraversati dalla convenienza, dalla frivolezza e dall’apparenza.

VITTORIA: Non lo credete?
GIACINTA: Sì, lo credo. (Vuol restare quando vede il mio mariage).
VITTORIA: In materia di mode poi, credo di essere stata sempre io delle prime.
GIACINTA: E che cos’è il vostro abito?
VITTORIA: È un mariage.
GIACINTA: Mariage! (Maravigliandosi.)
VITTORIA: Sì, certo. Vi par che non sia alla moda?
GIACINTA: Come avete voi saputo, che sia venuta di Francia la moda del mariage?
VITTORIA: Probabilmente, come l’avrete saputo anche voi.
GIACINTA: Chi ve l’ha fatto?
VITTORIA: Il sarto francese monsieur de la Réjouissance.
GIACINTA: Ora ho capito. Briccone! Me la pagherà. Io l’ho mandato a chiamare. Io gli ho dato la moda del mariage. Io che aveva in casa l’abito di madama Granon.
VITTORIA: Oh! madama Granon è stata da me a farmi visita il secondo giorno che è arrivata a Livorno.
GIACINTA: Sì, sì, scusatelo. Me l’ha da pagare senza altro.
VITTORIA: Vi spiace, ch’io abbia il mariage?
GIACINTA: Oibò, ci ho gusto.
VITTORIA: Volevate averlo voi sola?
GIACINTA: Perché? Credete voi, ch’io sia una fanciulla invidiosa? Credo che lo sappiate, che io non invidio nessuno. Bado a me, mi faccio quel che mi pare, e lascio che gli altri facciano quel che vogliono. Ogni anno un abito nuovo certo. E voglio esser servita subito, e servita bene, perché pago, pago puntualmente, e il sarto non lo faccio tornare più d’una volta.

Ciò che fortemente emerge dalla commedia è la pesante critica sociale che Goldoni fa verso la società a lui contemporanea, preoccupata unicamente alle frivolezze e alle apparenze, piuttosto che alla sostanza. Durante l’opera viene sottolineato dai personaggi stessi più volte di come si possa risparmiare durante l’anno ma di come non si possa fare a meno una villeggiatura sfarzosa e senza limiti. Per questo la borghesia è disposta a indebitarsi e a domandare la roba a credito pur di non stare un’immagine inferiore di sé rispetto a quella che la gente si attende.

Infatti, la vera protagonista della storia è l’opinione pubblica, rappresentata, in ambito teatrale, dallo stesso pubblico della commedia. Questa tematica rimane sempre molto attuale e quest’opera può essere facilmente riambientata ai giorni nostri, dove comunque l’attenzione alla propria immagine e la preoccupazione di ciò che le altre persone pensano, rimane sempre uno dei punti fermi nella vita di ognuno.

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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