Mario Luzi
Il poeta dell’impegno civile
Mario Luzi (1914–2005) è uno dei poeti più attenti alla realtà contemporanea: egli definisce il poeta nel XX secolo come uno scriba, cioè colui che ha il ruolo di trascrivere le parole altrui, quindi di interpretare la realtà, ascoltare le voci degli uomini per poter sintetizzare la contemporaneità. Essere uno scriba, non significa ricoprire un ruolo riduttivo, di semplice trascrittore, perché il poeta affronta la difficoltà di comprendere il presente. Egli deve ridurre a un messaggio semplice e significativo la complessità dell’era contemporanea, in cui è difficile individuare dei riferimenti culturali, sociali e morali condivisi. Luzi, perciò, non si attribuisce il di semplice narratore, ma interpreta la sua produzione lirica come uno strumento che evidenzia tensioni e contraddizioni della realtà della società industriale e post-industriale, per qeusto deve essere coinvolto emotivamente nella vita. La poesia, dunque, ha il compito etico di raccontare la verità, perché è uno strumento di conoscenza radicato nella realtà.
Il periodo ermetico (anni Trenta e Quaranta)
Le prime liriche pubblicate nel periodo tra le due guerre mondiali rispecchiano l’influenza dell’ermetismo, infatti si caratterizzano per un accentuato simbolismo, espresso soprattutto nella descrizione di paesaggi avvolti in un’atmosfera grigia, triste e depressa. La natura assume una connotazione universale che rispecchia la condizione esistenziale dell’uomo, la cui unica certezza è la morte. La vita individuale, la ricerca della felicità, le istanze politiche e sociali sono tutti aneliti destinati a non essere soddisfatti mai, perché Luzi è fermo nella persuasione che tutto sia vano.
Se la percezione del “male di vivere” accomuna Luzi ad altri ermetici, il suo stile si discosta dalla produzione sinteticamente analogica del movimento poetico, infatti emerge nelle liriche di Luzi un contrasto tra la concisione dell’ermetismo e una tendenza all’eloquenza, che risponde ad una esigenza di una comunicazione più esplicita. Pertanto Luzi riprende metri e schemi tradizionali, in particolare adotta l’endecasillabo.
Questi temi si riscontrano nella prima raccolta La barca fino al Quaderno gotico, anche se nella seconda raccolta (pubblicata nel 1947)si trovano già le premesse per la seconda fase della sua produzione. Questa comprende tre raccolte Primizie del deserto (1952), Onore del vero (1957), e Dal fondo delle campagne (1965) e quella del 1971 Su fondamenti invisibili; aumenta l’inquietudine e l’amarezza dei testi, in cui vengono descritti paesaggi angosciosi e tetri, in cui il poeta sembra aggirarsi nella ricerca vana del senso della vita; nell’ultima fase Luzi adotta uno stile più prosastico nei suoi componimenti e si concentra in particolare sul ricordo nostalgico della giovinezza.
La poesia corale (anni Cinquanta e Sessanta)
Il periodo successivo delle riflessione di Luzi si apre al mondo contemporaneo in rapida evoluzione; il poeta risente della nuova cultura del Neorealismo, attenta alla dimensione sociale della letteratura, infatti Luzi conclude che il poeta non può fermarsi a questioni di stile e di forma, care alla poesia pura degli ermetici, ma deve proporre un’interpretazione della condizione umana, valida a individuare i valori e le finalità di ogni individuo. Luzi intraprende, dunque, un confronto personale con la realtà storica e sociale che lo circonda alla ricerca dei principi che diano senso alla contemporaneità.
La produzione di questo periodo è attenta alle storie quotidiane, tuttavia non si limita a una narrazione descrittiva, ma costituisce una riflessione sulle motivazioni profonde degli eventi. Emerge una chiara percezione della contraddittorietà del reale, fondata essenzialmente alla tensione individuale, dovuta alla difficoltà di conciliare la presenza di Dio con la violenza, l’ingiustizia, la sperequazione presenti nel mondo. Luzi non racconta un’esperienza individuale, ma collettiva, in quanto si configura come una riflessione sulla felicità e sofferenza prodotta dalla Storia.
Il concetto di poesia di Luzi si può, quindi, riassumere in una missione della parola, la poesia, di indagare sulla realtà contemporanea; da tale indagine emerge l’avvertimento del disordine del reale, che il poeta definisce un magma, contraddistinto dalla controversia creata dalle tensioni presenti nella realtà. La poesia, quindi, è intesa come espressione di un pensiero filosofico e sociale, che si esprime con toni elegiaci e inclini al parlato, trattando temi tratti dalla quotidianità. Le liriche esprimono un forte senso della comunità umana, che in Luzi si ammanta sempre di religiosità evangelica, come interpretazione del senso del mistero che rimane incomprensibile alla ragione umana.
L’impegno civile (anni Settanta)
Coerentemente con il suo percorso poetico, Luzi durante gli Anni di piombo, quando l’Italia vive l’esperienza del terrorismo di Destra e di Sinistra, sente l’urgenza di levare la sua voce in difesa della ragione e dell’umanità, contro ogni logica di violenza e sopraffazione. La sua poesia non è mera celebrazione dello Stato come istituzione, ma si erge contro ogni forma di prevaricazione, di imposizione dell’ideologia con la forza, esprimendo l’indignazione dell’uomo e del poeta di fronte al disprezzo per la vita umana. Luzi — come tutti gli Italiani — è particolarmente segnato dal rapimento e assassinio di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, sequestrato e ucciso delle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia. Il poeta reagisce al trauma politico e umano ribellandosi all’uso distorto della parola con l’intento di confutare il lessico dei terroristi, che parlano di giustizia, amministrata in nome del popolo da un tribunale popolare contro i servi dello Stato. Restituendo alle parole il proprio significato profondo, la poesia diventa protesta morale contro la barbarie del terrorismo.
La Fede (anni Ottanta — Duemila)
La religiosità diventa il campo di ricerca fondamentale per Luzi con l’avanzare dell’età. Il poeta indaga per scoprire i segni e il senso della Parola di Dio nelle manifestazioni della quotidianità. In questa ricerca spirituale, Luzi mantiene un approccio problematico, non dogmatico, non si accontenta delle verità precostituite, ma ricerca il senso degli eventi, delle cose, dell’esistenza. La linea di conduzione della ricerca di Luzi è individuare l’intervento della Provvidenza entro le vicende umane: la Fede è da lui interpretata come una soluzione alle tensioni del mondo. La speranza e la Fede non allontanano la percezione della fine, l’angoscia della morte individuale che permane, ma individuano un significato nella realtà altrimenti incomprensibile.