Melchisedec giudeo

Decameron, Prima giornata, novella terza

Luca Pirola
7 min readJan 20, 2023

Nell’introduzione di Filomena, narratrice della novella si chiarisce la prospettiva laica del racconto che non intende trattare temi teologici, in quanto si basa sui comportamenti degli uomini.

Melchisedech giudeo con una novella di tre anella cessa un gran pericolo dal Saladino apparecchiatogli.

Poi che, commendata da tutti la novella di Neifile, ella si tacque, come alla reina piacque, Filomena cosí cominciò a parlare:

La novella da Neifile detta mi ritorna a memoria il dubbioso caso giá avvenuto ad un giudeo; e per ciò che giá e di Dio e della veritá della nostra fede è assai bene stato detto, il discendere oggimai agli avvenimenti ed agli atti degli uomini non si dovrá disdire, ed a narrarvi quella verrò, la quale udita, forse piú caute diverrete nelle risposte alle quistioni che fatte vi fossero.

L’intervento di Filomena è scritto con uno stile alto e forbito, infatti presenta molte subordinate. Nel racconto il registro si abbassa: il racconto di Melchisedec è caratterizzato da una lingua quotidiana e dialogica in cui prevalgono le coordinate.

Voi dovete, amorose compagne, sapere che, sí come la sciocchezza spesse volte trae altrui di felice stato e mette in grandissima miseria, cosí il senno di grandissimi pericoli trae il savio e ponlo in grande ed in sicuro riposo. E che vero sia che la sciocchezza di buono stato in miseria alcun conduca, per molti esempli si vede, li quali non fia al presente nostra cura di raccontare, avendo riguardo che tutto il dí mille n’appaiano manifesti: ma che il senno di consolazion sia cagione, come premisi, per una novelletta mostrerò brievemente.

La novella affronta il tema della tolleranza verso le diverse religioni; il testo si compone di tre parti: l’introduzione in cui si costruisce l’antefatto, in cui si presenta il personaggio di Saladino e si chiariscono le ragioni del suo incontro con Melchisedec, il cosiddetto racconto nel racconto con la parabola dei tre anelli narrata da Melchisedec e, infine, il lieto fine in cui si celebra l’amicizia tra Saldino e Melchisedec.

L’antefatto

Il Saladino, il valore del quale fu tanto, che non solamente di piccolo uomo il fe’ di Babilonia soldano, ma ancora molte vittorie sopra li re saracini e cristiani gli fece avere, avendo in diverse guerre ed in grandissime sue magnificenze speso tutto il suo tesoro, e per alcuno accidente sopravvenutogli bisognandogli una buona quantitá di denari, né veggendo donde cosí prestamente come gli bisognavano avergli potesse, gli venne a memoria un ricco giudeo il cui nome era Melchisedech, il quale prestava ad usura in Alessandria:

I due protagonisti sono Saladino, il sultano Salah al-Din che dopo la prima crociata riconquistò Gerusalemme nel 1187 e Melchisedech, un giudeo prestatore di denaro ad interesse. Melchisedech rappresenta un’immagine stereotipata, perché uno dei pregiudizi dei quali erano vittima gli ebrei era l’accusa di essere usurai, cioè di prestare denaro in cambio di interessi molto alti. Nel Medioevo, tuttavia, il termine usuraio indicava chiunque prestasse denaro con interesse anche se questo non superava come era d’uso il 5% annuo. Fino al XII secolo gli ebrei furono gli unici ad esercitare questo commercio poiché il prestito con interesse era vietato dalla Chiesa che lo riteneva un peccato.

e pensossi, costui avere da poterlo servire, quando volesse, ma sì era avaro, che di sua volontá non l’avrebbe mai fatto, e forza non gli voleva fare; per che, strignendolo il bisogno, rivòltosi tutto a dover trovar modo come il giudeo il servisse, s’avvisò di fargli una forza da alcuna ragion colorata, e fattolsi chiamare e famigliarmente ricevutolo, seco il fece sedere ed appresso gli disse: — Valente uomo, io ho da piú persone inteso che tu se’ savissimo e nelle cose di Dio senti molto avanti: e per ciò io saprei volentieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica o la saracina o la cristiana. —

Saladino era un simbolo di magnanimità d’animo e di saggezza, qui rappresenta la aristocrazia; il sultano vuole cogliere in errore su una questione dottrinaria Melchisedech. L’usuraio però, esponente della nuova classe mercantile, intuisce la trappola tesagli dal Saladino e riesce argutamente ad evitarne l’ira. La diffidenza iniziale tra i due personaggi deriva dalla diversa fede religiosa, ma anche dalla differente estrazione sociale: in effetti Saladino tende una trappola al mercante, che da aprte sua si comporta con cautela e prudenza.
Dunque Melchisedec, facendo ricorso al suo ingegno, risponde al Saladino con una “novelletta”, una specie di narrazione dentro la narrazione che capovolge la situazione.
Il racconto dei tre anelli rappresenta la tipica struttura a incastro della narrazione del Decameron: all’interno della novella narrata da Filomena, l’ebreo Melchisedec diventa narratore della storia di un padre e di tre figli.

I tre anelli

Il giudeo, il quale veramente era savio uomo, s’avvisò troppo bene che il Saladino guardava di pigliarlo nelle parole per dovergli muovere alcuna quistione, e pensò non potere alcuna di queste tre piú l’una che l’altre lodare, che il Saladino non avesse la sua intenzione; per che, come colui al qual pareva d’aver bisogno di risposta per la quale preso non potesse essere, aguzzato lo ’ngegno, gli venne prestamente avanti quello che dir dovesse; e disse: — Signor mio, la quistione la qual voi mi fate è bella, ed a volervene dire ciò che io ne sento, mi vi convien dire una novelletta, qual voi udirete. Se io non erro, io mi ricordo aver molte volte udito dire che un grande uomo e ricco fu giá, il quale, intra l’altre gioie piú care che nel suo tesoro avesse, era uno anello bellissimo e prezioso; al quale per lo suo valore e per la sua bellezza volendo fare onore ed in perpetuo lasciarlo ne’ suoi discendenti, ordinò che colui de’ suoi figliuoli appo il quale, sí come lasciatogli da lui, fosse questo anello trovato, che colui s’intendesse essere il suo erede e dovesse da tutti gli altri esser come maggiore onorato e reverito: e colui al quale da costui fu lasciato tenne simigliante ordine ne’ suoi discendenti, e cosí fece come fatto avea il suo predecessore. Ed in brieve andò questo anello di mano in mano a molti successori, ed ultimamente pervenne alle mani ad uno il quale avea tre figliuoli belli e virtuosi e molto al padre loro obedienti, per la qual cosa tutti e tre parimente gli amava: ed i giovani, li quali la consuetudine dell’anello sapevano, sí come vaghi ciascuno d’essere il piú onorato tra’ suoi, ciascun per sé come meglio sapeva pregava il padre, il quale era giá vecchio, che quando a morte venisse a lui quello anello lasciasse. Il valente uomo, che parimente tutti gli amava, né sapeva esso medesimo eleggere a quale piú tosto lasciarlo volesse, pensò, avendolo a ciascun promesso, di volergli tutti e tre sodisfare: e segretamente ad un buon maestro ne fece fare due altri, li quali si furono simiglianti al primiero, che esso medesimo che fatti gli aveva fare appena conosceva qual si fosse il vero; e venendo a morte, segretamente diede il suo a ciascun de’ figliuoli. Li quali dopo la morte del padre volendo ciascuno l’ereditá e l’onore occupare, e l’uno negandolo all’altro, in testimonianza di dover ciò ragionevolmente fare ciascuno produsse fuori il suo anello: e trovatisi gli anelli sí simili l’uno all’altro, che qual fosse il vero non si sapeva conoscere, si rimase la quistione, qual fosse il vero erede del padre, in pendente, ed ancor pende. E cosí vi dico, signor mio, delle tre leggi alli tre popoli date da Dio padre, delle quali la quistion proponeste: ciascun la sua ereditá, la sua vera legge ed i suoi comandamenti dirittamente si crede avere e fare, ma chi se l’abbia, come degli anelli, ancora ne pende la quistione. —

Melchisedec ricorre a un racconto che si conclude con una morale, in cui per tradizione secolare, in una certa famiglia il padre assegna al figlio prediletto un anello, facendone l’erede universale. Un giorno però, il valente uomo, di fronte all’incombenza , capisce di non poter rispettare la tradizione di indicare il discendente più amato; perciò fa fondere due altri anelli in tutto e per tutto identici all’originale, e li consegna ai tre figli. Dopo la morte del valente uomo, al momento di spartirsi l’eredità, tutti e tre i figli mostrano il proprio anello per richiedere solo per sé i beni di famiglia, e — dice Melchisedech — la faccenda è ben lontana dall’essere risolta. L’arguzia dell’ebreo conquista il sultano musulmano, tanto che tra i due nasce un legame di stima e di amicizia. Il prestito di denaro può andare in porto senza inganni e sotterfugi.

L’amicizia tra Saladino e Melchisedec

Il Saladino conobbe, costui ottimamente esser saputo uscire del laccio il quale davanti a’ piedi teso gli aveva, e per ciò dispose d’aprirgli il suo bisogno e vedere se servire il volesse: e cosí fece, aprendogli ciò che in animo avesse avuto di fare, se cosí discretamente, come fatto avea, non gli avesse risposto.

Melchisedec spiega al Saladino che la storiella è una metafora delle tre grandi religioni monoteistiche, il Cristianesimo, l’Islam e l’Ebraismo: i fedeli di ciascuna religione sono convinti che la vera rivelazione sia stata donata solo a loro, anche se in realtà non si sa con certezza chi detenga la verità. Boccaccio, dunque, suggerisce di sostituire alle false presunzioni di superiorità di chi pretende di possedere spiegazioni assolute ed universali l’intelligenza e la saggezza, capaci di svelare la vera natura delle persone e riaffermare i valori ideali di rispetto e tolleranza, presentati come essenziali per una pacifica convivenza tra fedeli di religioni diverse.

Il giudeo liberamente d’ogni quantità che il Saladino il richiese il serví, ed il Saladino poi interamente il sodisfece, ed oltre a ciò gli donò grandissimi doni e sempre per suo amico l’ebbe ed in grande ed onorevole stato appresso di sé il mantenne.

Inoltre Melchisedech, con il suo racconto, dimostra al sultano di essere un uomo di valore, capace di utilizzare gli strumenti giusti al momento giusto, coniugando cioè ingegno e Fortuna. I “grandissimi doni” che l’usuraio si guadagna dopo il prestito al Saladino sono allora la controparte economica della conquistata parità intellettuale tra lui e il sovrano musulmano.

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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