Mentre la sua donna si pettina

Il gioco metaforico sui capelli della donna

Luca Pirola
3 min readDec 5, 2020
Rubens, Donna con lo specchio

I versi del Marino rappresentano la ricerca di novità, che caratterizza tutto il Barocco, e la meraviglia provocata dalla stessa novità. È sua l’espressione

è del poeta il fin la meraviglia: chi non sa far stupir vada alla striglia,

che testimonia questa sua ricerca di meraviglia, ottenuta soprattutto attraverso un linguaggio ricco di metafore, caratterizzato dal gusto sensuale per le bellezze della natura, dalla sovrabbondanza di particolari, dalla stravaganza delle forme, dall’ansia di rappresentare una realtà multiforme. È un ricamo infinito, in cui il poeta rinnova il linguaggio della tradizione attraverso quei continui rovesciamenti ed equivoci che devono sorprendere il lettore in una costante ricerca di arguzia: il risultato è un petrarchismo musicale ed estenuato, ottenuto attraverso un uso addirittura funambolico del linguaggio.

Una donna bionda, come le donne della tradizione lirica, si pettina. Il gesto, comunissimo e quotidiano, è però inconsueto nella lirica, dove le donne erano viste in atteggiamenti idealizzati, che nulla avevano a che vedere con la realtà di tutti i giorni. Tuttavia il Marino, osservando la chioma della sua donna, stabilisce subito una metafora tra le onde dorate dei capelli e il pettine d’avorio che sembra solcare questo mare d’oro. Instaurata la metafora, il poeta la tratta come se fosse una realtà, traendone tutte le possibili conseguenze: la piccola nave erra qua e là, condotta dalla mano, anch’essa d’avorio, della donna, e i capelli che si staccano sembrano fili d’oro con cui Amore intreccia catene per legare chi si ribella a lui. Il sonetto si conclude con un tripudio di metafore che si sovrappongono l’una all’altra nella ricerca esasperata di meraviglia. Metafore, ossimori, chiasmi, polisemie sono gli espedienti retorici di cui l’autore si serve per rendere più stupefacente la sua lirica.

Metrica: Sonetto con schema ABBA ABBA CDC DCD.

Onde dorate, e l’onde eran capelli,
navicella d’avorio un dí fendea;
una man pur d’avorio la reggea
per questi errori preziosi e quelli;

Nel primo verso l’immagine delle onde è la prima delle numerose metafore di questo testo; la metafora è ampliata immediatamente dalla descrizione di una navicella d’avorio (il pettine, che spesso era fatto con questo materiale prezioso) che solcava un giorno le onde dorate, costituite dai capelli della donna. Il colore dell’avorio è ripreso dalla pallida mano anch’essa d’avorio, perché bianca.
La nave/pettine è condotta lungo i capelli mossi (movimenti = errori), preziosi perché d’oro. Il poeta gioca qui sulla polisemia della parola errori, che può significare sia “movimento in varie direzioni” (se si fa derivare da errare, nel senso di “vagare qua e là”), ma può anche voler significare “sbaglio”.

e, mentre i flutti tremolanti e belli
con drittissimo solco dividea,
l’òr de le rotte fila Amor cogliea,
per formarne catene a’ suoi rubelli.

Amore raccoglieva l’oro dei fili (capelli) che si spezzavano durante l’atto del pettinarsi per costruire catene che incatenassero coloro che lo rifiutavano.

Per l’aureo mar, che rincrespando apria
il procelloso suo biondo tesoro,
agitato il mio core a morte gía.

La pettinatura bionda e mossa è paragonata a un mare tempestoso che, increspandosi, lasciava trapelare il suo tesoro biondo

Ricco naufragio, in cui sommerso io moro,
poich’almen fûr, ne la tempesta mia,
di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro!

La metafora continua, concludendosi con un ossimoro ardito: il naufragio è ricco perché avviene nell’oro; La meraviglia retorica è amplificata dal chiasmo del verso finale perché la tempesta getta il poeta contro uno scoglio di diamante (la bellezza impenetrabile della donna) dentro un golfo d’oro (i capelli in cui si è svolta tutta la scena).

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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