Non recidere, forbice, quel volto
Il valore della memoria
Il tema di questa poesia, tratta dalla raccolta Le occasioni, è l’inesorabile trascorrere del tempo che cancella i ricordi avvolgendoli nella nebbia del passato. Come avviene di frequente nei suoi componimenti, Montale stabilisce una corrispondenza tra una condizione esistenziale e una situazione oggettiva, un’occasione creata da una scena quotidiana, a cui il poeta associa fulmineamente un mondo di riflessioni e di sentimenti: la potatura di un albero si identifica col tema della memoria, con cui l’uomo tenta di dare continuità alla propria vita, sottraendola all’opera distruttrice del tempo.
schema metrico: due quartine in endecasillabi e settenari con rime e assonanze disposte irregolarmente
Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Nella prima strofa il poeta chiede alla forbice simbolica del tempo di non distruggere l’unico volto femminile rimasto intatto nella sua memoria, tuttavia a nulla vale la preghiera iniziale rivolta alla forbice (v.1), perché la forza inesorabile del tempo cancella senza pietà anche i ricordi più preziosi. Perduta la felicità, al poeta non resta neppure il conforto del pensiero, che non è più in grado di ricondurlo al viso amato, vicino a scomparire in una nebbia (v.4) indistinta.
Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.
Le due strofe, apparentemente incoerenti, sono unite da un’immagine tematica della lama che taglia: alla forbice della prima quartina è associata la cesoia del giardiniere. La potatura è una lesione alla memoria perché distrugge ciò che è rimasto dell’estate: della cicala (v.7), dopo la sua breve estate, si perde anche il guscio (v.7) vuoto che affonda nel fango dell’autunno (vv.7–8).
In entrambe le strofe il poeta gioca sull’implicita contrapposizione fra un’estate ormai trascorsa, una stagione felice, e il nebbioso autunno che cala su di lui così come il freddo (v.5) della lama si abbatte sull’acacia. Le corrispondenze del correlativo oggettivo sono sottolineate dalle figure allitteranti, non solo la allitterazione della d nel v.5, che rende il colpo del giardiniere, ma anche paronomasie quali recidere/forbice (v.1), acacia/cicala (vv. 6–7), rime perfette come volto/ascolto, sfolla/scrolla e imperfette (sempre/Novembre), interne (cala/cicala, svetta/belletta).
Questo componimento è un chiaro esempio di rendere l’espressione di sentimenti mediante un’asciutta presentazione di oggetti. É una poesia sulla nostalgia d’amore, una riflessione sulla condizione dell’esistenza umana, ma sono presentati solo forbici, albero, guscio di cicala, fango; questi oggetti, mentre acquisiscono un valore simbolico, rimangono pur sempre i particolari esattamente definiti i una determinata situazione di vita. L’identificazione tra oggetti e sentimenti è totale, senza residui.