Piove

Eugenio Montale riscrive D’Annunzio — Satura

Luca Pirola
4 min readJan 30, 2024
Gustave Caillebotte, Strada a Parigi in un giorno di pioggia

Piove fa parte della raccolta Satura, in cui i temi della sua poesia si fanno più ironici. Montale crea una parodia contemporanea de La pioggia nel pineto dannunziana, smorzando le immagini sublimi dipinte dal poeta abruzzese e ambientando il temporale dell’Alcyone un grigio e noioso mondo contemporaneo. “Piove” ha, perciò, aspetti parodici e sarcastici nei confronti de “La pioggia nel pineto” di D’Annunzio. Ma non è solo questo. È anche una specie di manifesto del pessimismo di Montale ed elegia della condizione umana.

metro: Versi liberi con qualche saltuaria rima. Il registro espressivo è volutamente molto più basso di quello del modello dannunziano.

Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.

Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.

Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c’è terremoto
né guerra.

Il poeta ligure utilizza la struttura metrica e i rimandi alla pioggia per ribadire la sua concezione pessimistica sull’uomo e la natura. Nella poesia di D’Annunzio la pioggia è reale, cade come un refrigerio alleggerendo l’oppressione dell’afa. Il poeta vi assiste e se ne fa compenetrare assieme alla donna amata. Nella poesia di Montale la pioggia non offre refrigerio e la donna è morta, sta in una tomba, in un piccolo cimitero. La pioggia di Montale è immaginaria e serve a sottolineare con il suo immaginario cadere le pene che come un continuo stillicidio c travagliano l’uomo nella vita quotidiana.

Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.

Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.

Piove
in assenza di ermione
se Dio vuole,
piove perché l’assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l’ha ordinato.

Gli elementi della quotidianità sono dal poeta elencati nelle singole strofe, a cominciare dai rumori delle motorette e dagli strilli dei bambini. Seguono, in ordine, la paralisi dello sciopero generale, il rimpianto per le persone morte, la cartella esattoriale, la corruzione, le ruberie dei politici, le disposizioni delle leggi nella Gazzetta Ufficiale, le leggi del Parlamento, la monotonia dei lavori quotidiani, e Montale aveva lavorato a lungo e vi collaborava al Corriere della Sera in via Solferino, la presenza asfissiante della donna tanto da preferire la sua assenza, la prosopopea degli uomini di cultura, scienziati o teologi che siano, la contestazione degli studenti, le nuove discipline letterarie, l’inquinamento e la pubblica opinione registrata dai giornali.

La parodia di D’Annunzio è evidente dal registro più basso e dai toni polemici, ma ancora di più per richiami espliciti ai versi 20–21 che alludono alla favola bella/ che ieri/ m’illuse, che oggi t’illude/ o Ermione e al verso 34 in cui viene citata appunto Ermione, la protagonista femminile della pioggia del pineto. Montale è davvero lontano dall’estetismo e dal superomismo, ma sente la necessità di “attraversare” D’Annunzio che è un poeta che sperimenta moltissimo e dal quale bisogna comunque apprendere. La parodia è rivolta anche a se stesso come si nota al verso 24 è presente un’autocitazione ironica che rimanda alla prima raccolta montaliana, gli Ossi di seppia. Dunque la polemica del poeta è rivolta al presente, l’epoca di Montale caratterizzata dalle contestazioni e da problemi di vario tipo. Si tratta di una parodia della società politica, sociale e culturale in cui il poeta vive e alla quale si sente estraneo.

Piove sui nuovi epistemi
del primate adue piedi,
sull’uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui work in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.

La pioggia colpisce ogni cosa con durezza, abbattendosi persino sul nulla che si fa nelle ore di sciopero generale, sulla tomba in cui è stata sepolta la moglie del poeta, sulla mangiatoia statale alla quale si arricchiscono in maniera disonesta i politici corrotti, sulla Gazzetta Ufficiale, sul Parlamento, sulla via in cui si trova la sede del Corriere della Sera (nella quale Montale si recava ogni giorno), sugli studi d’antropologia culturale in voga negli anni sessanta e settanta, sull’uomo che si sente un dio e sul cielo che si è abbassato a misura umana, sugli uomini delle due “chiese” dominanti in quel periodo in Italia (quella comunista e quella cattolica), sul progresso della contestazione studentesca e della protesta operaia, sulle opere in regresso, sui cipressi malati del cimitero e persino sull’opinione pubblica.

Con «Nuovi epistemi» Montale si riferisce all’epistemologia che è la scienza con la quale vengono indagati i modi e i metodi della conoscenza. Invece i due aggettivi «Indiato» e «Ominizzato» sono antitetici, indicano da un lato la laicizzazione della cultura, e dall’altro l’esaltazione del progresso umano. Negli anni Sessanta e Settanta erano miti estremamente esaltati. Infine l’espressione «Work in regress”», tradotto con “opere in regresso”, richiama polemicamente tutte quelle opere che si rifanno alla celebre «work in progress» di James Joyce, ma che con quest’ultima non hanno nulla a che fare, proponendo più che altro un regresso.

Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.

Nella nuova fase poetica Montale abbassa lo stile e il tono, scrivendo poesie più prosastiche. Il titolo ha un doppio significato, in quanto da un lato fa riferimento alla satira, cioè alla polemica nei confronti della società e degli pseudovalori del proprio tempo, e dall’altro alla mescolanza di cose di diverso tipo.

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