Poesia e prosa delle avanguardie

Letteratura e società di massa tra XIX e XX secolo

Luca Pirola
6 min readNov 18, 2020
Umberto Boccioni, Visioni simultanee, 1911

L’intellettuale e la società di massa

Negli ultimi decenni del XIX secolo la formazione della società di massa influenza notevolmente la produzione artistica e culturale, infatti l’opera d’arte diventa merce di consumo, destinata al pubblico e al mercato. Lo scrittore da un lato è riconosciuto come “lavoratore dell’ingegno” perché si mantiene e — a volte — si arricchisce grazie alle sue opere, dall’altro è accusato dalle élite culturali di svendere il proprio talento per inseguire i gusti del pubblico e ottenere il successo.

Per reazione gruppi e movimenti intellettuali riaffermano l’unicità del proprio lavoro predicando il rifiuto della tradizione letteraria consolidata, agiscono seguendo comportamenti ribelli spesso antisociali e giungono a dichiarare un profondo disprezzo per i gusti delle masse. I letterati esprimono le loro istanze riconoscendosi in diversi movimenti, detti Avanguardie perché proclamavano di essere i precursori di una nuova cultura.

Le Avanguardie in Europa

Le Avanguardie culturali che si affermano in Europa sono l’espressionismo, il dadaismo, il surrealismo e il futurismo. Pur considerando la peculiarità di ciascun movimento, si possono ritrovare delle caratteristiche comuni a tutti.

Innanzitutto le Avanguardie hanno una dimensione europea, non sono limitate a una nazione o a una regione precisa, ma accomunano artisti e intellettuali provenienti da diversi Paesi del continente. L’incontro di persone di origini differenti si riscontra anche nel superamento delle divisioni tradizionali tra discipline artistiche. Le Avanguardie — in aperta rottura con la tradizione ottocentesca — compiono una fusione di diverse espressioni artistiche, stabilendo dei principi comuni a pittura, scultura, letteratura, fotografia, musica, che poi ogni disciplina declina nella sua specificità.

Il distacco dalla tradizione avviene anche mediante il rifiuto dell’arte mimetica: l’arte non imita la realtà, perché esistono solo rappresentazioni soggettive. L’individualità dell’artista balza in primo piano come interprete del mondo circostante. Ciò implica che la creatività si possa esprimere in assoluta libertà senza dover necessariamente essere finalizzata ad un obiettivo concreto, tuttavia l’esasperata soggettività comporta anche che non esiste una sola verità oggettiva, ma solo interpretazioni del mondo circostante.

Le Avanguardie si impongono sulla scena letteraria, trasformando le forme e i temi della poesia. Il verso libero e le disposizioni irregolari delle parole sulla pagina diventano strumenti molto utilizzati dalle nuove tendenze poetiche, all’interno delle quali si possono individuare due filoni predominanti: l’espressionismo, che porta a forme esasperate e violente fino alla distruzione della sintassi, e il classicismo che recupera forme e metri tradizionali.

La cultura letteraria in Italia

Nel mondo letterario del Regno d’Italia si assiste all’affermazione di una necessità di novità, che parte dal rifiuto delle interpretazione scientifiche del positivismo e della poesia ufficiale rappresentata da Carducci. I poeti considerano la realtà italiana deludente e mortificante, pertanto reagiscono attraverso la ricerca di nuove modalità interpretative ed espressive.

I crepuscolari

La nostalgia per l’infanzia e per il passato, il sogno e la malinconia sono caratteri che si ritrovano nelle produzioni dei Crepuscolari. Questi poeti si oppongono decisamente alla poesia declamata di D’Annunzio e Carducci, perché la poesia nasce da uno stato d’animo estenuato, stanco, che non ha più fedi. Il poeta, di fronte al senso si smarrimento che prova confrontandosi con la società contemporanea, si aggrappa alle piccole cose quotidiane e ai ricordi, che descrive minuziosamente attraverso una lunga e precisa elencazione di oggetti e situazioni umili. Le poesie dei crepuscolari trattano di giardini trascurati, di case vecchie e sono ambientate in pomeriggi piovosi. L’attenzione per i particolari e la quotidianità può apparentemente ricordare la poesia delle “piccole cose” di Pascoli, ma in realtà se ne discosta decisamente perché manca assolutamente la suggestione simbolica.
Nonostante il poeta rimpianga ciò che rappresentano questi ambienti grigi e polverosi, il suo disagio del poeta non si attenua perché si rende conto che non ne fa parte. Dunque egli vive la nostalgia per ciò che non c’è più o ciò che è distante con un atteggiamento disincantato di ironia, disperazione, rimpianto.

Il più importante dei crepuscolari italiani è Guido Gozzano (1883–1916), il quale rifiuta con decisione il modello poetico dannunziano, poiché oppone il modello della vita inimitabile di D’Annunzio la dimensione della malattia, della vergogna di essere poeta e i toni intimistici. Egli esprime la crisi dei valori borghesi, che hanno portato alla perdita delle certezze e della sicurezza che sosteneva la borghesia tardo ottocentesca; pertanto Gozzano affronta nelle sue liriche il rimpianto per un mondo passato, di cui lui non ha fatto parte, senza però ritrovarsi nel suo presente. L’evasione nel passato è illusoria, perciò Gozzano la affronta con ironia e distacco. La poesia ha un valore di consolazione privata, che ripaga della delusione relazionale e protegge dal mondo. L’arte, dunque prende il posto della vita non riuscendo, tuttavia, ad appagare il poeta stesso, perché è solo espressione anacronistica di valori sorpassati e inutili.

I futuristi

Il futurismo italiano nasce nel 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti pubblica a Parigi il Manifesto del futurismo, che detta le regole di una nuova arte e una nuova società. La modernità diventa il nuovo principio estetico, che esprime la necessità di combattere la tradizione — il “passassimo”, come dicevano i futuristi — in nome dell’esaltazione della tecnologia, della macchina, della velocità. La poesia assume i toni aggressivi di una competizione continua rivolta al futuro, tesa a traguardi non ancora raggiunti.

I futuristi, inoltre, rifiutano ogni tradizione e sentimentalismo, abolendo le barriere delle divisioni tra le forme artistiche. Alla pubblicazione del Manifesto del futurismo, infatti, seguono i manifesti di ogni disciplina che declinano i dettami generali nella specificità di ogni forma artistica. Nel 1912 Marinetti pubblica il Manifesto della letteratura futurista, che afferma la teoria delle parole in libertà. Questa forma poetica prevede l’abolizione della sintassi e dell’ordine tra le proposizioni, l’annullamento della punteggiatura e l’eliminazione di aggettivi e avverbi. Prevede l’uso dei verbi all’infinito e la creazione di parole composte o doppie per esprimere concetti complessi.

I Vociani

Al filone espressionistico appartiene il gruppo di poeti che si riuniscono intorno alla rivista La Voce. Essi esprimono il desiderio di una ricerca introspettiva dell’”io profondo”, che si configura come ricerca dei caratteri peculiari dell’umanità, condotta con profondo senso della solidarietà e della fraternità umana. Camillo Sbarbaro e Clemente Rebora si esprimono attraverso la poesia del frammento per cui l’arte è condensata in un attimo, un frammento di realtà che il poeta intravede e diffonde con le sue liriche. Questa poesia è poesia pura, svincolata dai condizionamenti della realtà circostante. Tali i temi e le novità stilistiche dei Vociani preparano all’ermetismo di Saba e Ungaretti.

Il romanzo di primo Novecento

Nei primi anni del XX secolo il romanzo muta caratteri, dissolvendo le forme narrative ottocentesche e riformare la narrativa. L’intreccio ben definito, la numerosità dei personaggi e le descrizioni particolareggiate sono abbandonate a favore della dissoluzione della trama, che dissolve i tempi della narrazione in momenti frammentati di ricordi, riflessioni, autoanalisi. Il flusso di coscienza del monologo interiore (Joyce e Svevo) o le “intermittenze del cuore” della memoria (Proust) e le molteplici verità dell’”opera aperta” sostituiscono i canoni della narrativa precedente, perché l’intreccio tra passato e presente e lo sconvolgimento dell’ordine narrativo guidano i nuovi narratori. L’attenzione è posta sul mondo interiore del protagonista, tanto che il romanzo si configura come un’opera in fieri, che si completa man mano che il narratore esprime le sue considerazioni.
In queste opere, definite Romanzo della crisi (in Italia rappresentato da Italo Svevo e Luigi Pirandello) l’uomo non ha più fiducia nella realtà oggettiva, ma cerca in se stesso il senso della propria esistenza. La trama è inconsistente, tutta la narrazione è fondata sulla riflessione (monologo interiore). I punti di vista narrativi sono molteplici, così come gli stili e i linguaggi utilizzati. ETale approccio narrativo esprime l’impossibilità di comprendere il reale.

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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