Torquato Tasso e la Gerusalemme liberata

L’inquietudine e il tormento interiore

Luca Pirola
11 min readNov 14, 2020

Torquato Tasso è un autore pieno di contraddizioni e misteri, tanto che si scopre un mondo di inquietudini e turbamenti molto moderno. La profonda inquietudine, causata dal complicato rapporto tra intellettuale e potere. Lo scontro tra realtà interiore e mondo circostante lacera l’anima del poeta: il potere nel secondo Cinquecento acquista i tratti di un’autorità politica, religiosa, morale e culturale fortemente condizionante la vita del singolo e la produzione letteraria. Tasso, da un lato aderisce alla cultura della Controriforma, ma dall’altro si ribella ad essa in nome della libertà di pensiero rinascimentale. Il poeta, tuttavia, vive la ribellione con senso di colpa per il quale punirsi, tanto che arrivò ad autodenunciarsi all’Inquisizione, rimanendo deluso dopo aver ottenuto l’assoluzione.

Una vita tormentata

Tasso, dunque, vive le contraddizioni della propria epoca perché, se eredita certi atteggiamenti spregiudicati del Rinascimento come una certa sensualità voluttuosa, aderisce completamente alla ripresa religiosa della Controriforma cattolica, che concepisce la sensualità come peccato.

In Tasso convivono il desiderio della gloria poetica, il coraggio di innovare sfidando i gusti del pubblico più conservatore, e il bisogno ossessivo di avere delle regole e rispettarle. La sua religiosità, sincera e profonda, è fondata sull’adesione incondizionata alla dottrina ufficiale della Chiesa del tempo, che comportava la piena aderenza ai dogmi e alle pratiche rituali ; tuttavia tali convinzioni provocano nel poeta un profondo disagio derivato dagli scrupoli angosciosi per il timore di non rispettare l’ortodossia. La sua visione esistenziale, infatti, è imperniata sulla necessità di avere un contesto certo di riferimento nella sfera spirituale e in quella quotidiana. Da questo bisogno deriva il suo complesso rapporto con la corte: egli vive una assoluta devozione ai principi, la corte è l’esclusivo interesse delle sue riflessioni e delle sue opere, tanto che continua a vagare da una corte all’altra, per quanto resti costantemente deluso dai principi e dai cortigiani.

La poetica e lo stile

Anche in letteratura Tasso condivide con la sua epoca l’ossessione per le regole, il bisogno di codificare ogni aspetto della composizione.
Nel 1587 egli pubblica I discorsi dell’arte poetica una saggio che nasce dalle riflessioni sulla poetica di Aristotele, in cui Tasso delinea i principi della sua poetica: prima di tutto egli individua la verità storica, cristiana o ebraica, come contenuto preferibile rispetto al fantastico pagano. In secondo luogo teorizza una tripartizione stilistica in quanto individua nelle opere letterarie lo stile umile, il medio e il sublime. umile, medio e sublime. Quest’ultimo è lo stile dell’epica perchè è intermedio tra la gravità del tragico e la leggerezza del lirico. Per il poema epico Tasso afferma il principio dell’unità nella varietà, in quanto il poema deve riprodurre un piccolo cosmo ordinato; tale genere risulta essere il più adatto a suscitare nel lettore immedesimazione e “diletto”, quindi il migliore mezzo di trasmissione di concetti e verità.
La riflessione del Tasso sulla poesia lirica evidenzia il fatto che deve essere semplice e chiara, pura ma non plebea, facile ma non banale; il suo pregio deve venire “dalla piacevolezza, dalla grazia e dalla beltà dei concetti”.

Tasso approfondì la teoria linguistica ed elaborò un modello di stile poetico che puntava alla magnificenza, concetto che prevedeva una ricerca lessicale che permettesse di esprimersi in un italiano alieno dal “toscanismo”, rifiutand tuttavia, la parlata popolare. Per i suoi versi Tasso opera una scelta di parole da tutta tradizione letteraria, non limitandosi solo ai petrarchismi — come la produzione lirica del manierismo prevedeva — , ma considerando anche dantismi, latinismi e lombardismi. Nonostante ciò in molte liriche si ritrova una forte influenza del Petrarca, ma il lessico petrarchesco tradizionale è usato in nuovi e originali significati. Questi principi stilistici danno come risultato nelle rime una forte tendenza al soggettivismo lirico, perché i versi del Tasso sono soprattutto espressione del suo animo tormentato.

Nel poema, invece, la lingua è solenne, decorosa, adeguata al genere eroico; nella Gerusalemme liberata — l’opera principale del Tasso — sono presenti due stili: l’epico e il lirico. Il registro epico permette che il poema tenda all’equilibrio e all’elegante compostezza, adattando lo stile al contenuto eroico e alle vicende cavalleresche, mentre il registro lirico produce uno stile mosso e vario. I due registri spesso si alternano nelle ottave nei cui versi l’uso frequente dell’enjambement rappresenta la tensione verso il sublime e il lirico.

Le rime

Le Rime del Tasso comprendono circa duemila componimenti di vario genere (sonetti, canzoni, madrigali) ispirati a vari temi personali quali l’amore, la religione, l’encomio del principe e la meditazione.

K.F. Sohn, Torquato Tasso and the two Leonores, 1839

Il modello petrarchesco permette a Tasso di esprimersi in un linguaggio maturo, adatto a tradurre in versi eleganti ed equilibrati qualunque circostanza sentimentale o mondana, tuttavia il tono elegiaco e sentimentale rimane caratteristica originale del Tasso, in quanto l’intimismo lirico e confessione dolorosa della vanità dei desideri e della fortuna avversa costituiscono un sentimento reale del poeta, distinguendo la sua produzione dalla poesia di maniera. Tasso arricchisce il modello petrarchesco con un repertorio tematico più vario e di toni sentimentali e sensuali più accesi. Di particolare efficacia sono i madrigali un genere poetico per musica che hanno già una marcata vocazione musicale grazie al ritmo dolce e languido.
Il gusto del Tasso per la metafora continuata e per il “concetto” (uno stile ricercato e stragavante) contribuiscono all’efficacia del descrittivismo, con cui paesaggio è rappresentato come stato d’animo del poeta.

L’attenzione stilistica di Tasso sfocia nell’aspirazione alla perfezione stilistica come mezzo per superare il dissidio interiore personale.

L’Aminta

L’Aminta è un dramma pastorale — o meglio una favole boschereccia — cioè un’opera teatrale che tratta di vicende drammatiche con un lieto fine, senza essere una commedia perché non ci sono accenni comici.
Il dramma è diviso in cinque atti, secondo le regole aristoteliche, preseduti da un prologo; ogni atto è seguito da un coro sul modello della tragedia greca.

Il dramma tratta dell’amore del pastore Aminta per Silvia, una ninfa che lo rifiuta. Il pastore assiste all’aggressione subita da Silvia da parte di un satiro, perciò corre in suo aiuto e la salva dalla violenza, ma lei, ingrata, scappa senza ringraziarlo. Non riuscendo a trovare l’amata, Aminta pensa Silvia che sia stata sbranata dai lupi. Addolorato decide di suicidarsi gettandosi da una rupe. Silvia, presa dal rimorso e resasi conto di amarlo, raggiunge Aminta che è ancora vivo perché un cespuglio ha attutito la caduta, così la vicenda si conclude con il coronamento dell’amore tra i due.

Il tema dell’Amore è considerato in tutte le sue sfaccettature, poichè si ritrova l’amore non corrisposto di Aminta, che lo porta al suicidio, il rifiuto d’amore di Silvia e l’innamoramento successivo, l’amore carnale del satiro, che rappresenta le viscerali passioni umane. Il mondo pastorale è una rappresentazione della corte che contempla se stessa. Satiro raffigura gli esclusi dalla società cortese, il “brutto” e “volgare” del mondo esterno dove non esiste la raffinatezza e la cortesia, ma solo la violenza e la forza bruta. Nel coro conclusivo del primo atto, O bella età dell’oro si esprime il principio dell’edonismo: “s’ei piace, ei lice” che delinea una società ideale in cui Amore annulla le differenze tra gli uomini ingentilendoli.

La Gerusalemme liberata

Tasso lavora quasi tutta la vita alla composizione e al perfezionamento del poema epico La Gerusalemme liberata, pur non riuscendo mai ad essere soddisfatto del risultato, perché dubita della sua riuscita stilistica e della correttezza morale e religiosa dei contenuti.

Trama del poema
Canti 1–7
: Goffredo di Buglione, ispirato dall’arcangelo Gabriele organizza la crociata per liberare il Santo Sepolcro. Aladino, emiro di Gerusalemme, per difendere la città ordisca un inganno magico suggerito dal mago Ismeno. Anche Plutone, re degli Inferi, scatena le schiere di diavoli e maghi per contrastare la spedizione cristiana. Nella battaglia che infuriaintorno a Gerusalemme Tancredi, maggiore eroe cristiano, rimane ferito nello scontro con Argante: Ermina, figlia del re di Antiochia, lo vuole curare, ma scambiata per una guerrieranemica, è inseguita dai cavalieri cristiani e si rifugia nel mondo pacifico dei pastori.

Canti 8–13: Battaglia tra i cristiani e Solimano, re degli Arabi erranti: i cristiani vincono, ma Solimano entra in Gerusalemme, accolto da Aladino. Clorinda, la più valorosaguerriera musulmana, amata da Tancredi, esce dalla città per una sortita: Tancredi e lei combattono senza riconoscersi; Clorinda è ferita a morte: Tancredi la riconosce, la battezza prima che muoia e poi si dispera. Magia del mago Ismeno nella foresta per impedire che i cristiani facciano legna per ricostruire le macchine belliche.

Canti 14–20: La maga Armida seduce e rapisce Rinaldo e altri cavalieri e li tiene prigionierinel suo palazzo sulle isole Fortunate; Carlo e Ubaldo partono per liberarli: descrizione del palazzo di Armida. Pentimento di Rinaldo per la propria debolezza e ritorno a Gerusalemme. Ultimo assalto e ingresso dei cristiani in città. Ultima battaglia tra l’esercito crociato e quelloegiziano: Solimano compie una strage di nemici, ma Rinaldo lo affronta e lo uccide. Dopo Rinaldo cattura Armida e la converte a cristianesimo. Goffredo è acclamato re di Gerusalemme.

Struttura del poema
La Gerusalemme liberata concretizza le istanze poetiche di Tasso, infatti il poema rispetta l’unità di tempo e luogo, in quanto la vicenda si svolge intorno a Gerusalemme durante gli ultimi mesi dell’assedio. Gli episodi hanno una struttura centripeta, infatti tutte le azioni dei personaggi conducono verso il centro, cioè Gerusalemme. Anche i pochi episodi, come la descrizione del mondo dei pastori, le avventure sulle isole Fortunate e gli episodi della selva di Saron, che si svolgono al di fuori di questo teatro comunque si riferiscono alla vicenda principale anche perché i personaggi che li vivono tornano poi intorno alla città assediata.

L’uniformità narrativa delle vicende è costruita attraverso una serie di antitesi e contrasti: gli eroi cristiani si contrappongono ai guerrieri pagani, la cui lotta trasferisce in terra il conflitto tra il mondo celeste e il mondo infernale. Inoltre ogni eroe vive un conflitto interiore, essendo dilaniato tra piacere e dovere, tra amore — e raggiungimento di una felicità individuale — e guerra, dove contribuisce alla vittoria del Bene sul Male. Dunque i personaggi sono sempre divisi tra dovere superiore e desiderio dei beni terreni, infatti la loro interiorità è il motore dell’azione del poema.

Pur in un’interpretazione allegorica della vicenda, Tasso aderisce alla verità storica e cristiana. La vicenda principale narrata riguarda Goffredo di Buglione e la prima crociata i cui eventi sono ricostruiti mediante una ricerca minuziosa sulle fonti storiografiche e geografiche precise; inoltre i guerrieri hanno sempre presente l’ideale religioso per cui combattono, sono consapevoli dell’importanza della loro lotta nei destini dell’umanità. Per evitare la noia di un’opera solamente storiografica o morale, Tasso inserisce elementi di piacevolezza nella trama grazie a episodi minori che trattano d’amore, di imprese di guerra e di interventi magici.

I temi del poema
Religiosità e eroismo La Fede è l’unica forza che i personaggi hanno per vincere le forze del Male, solo per mezzo della Fede i cavalieri cristiani possono affrontare le imprese che li attendono confidando nella vittoria, infatti nessuno ha la consapevolezza della portata delle proprie azioni, in qunato il mondo è dominato apparentemente dal caso. Dunque l’eroismo dei guerrieri è lo sforzo dell’uomo di dare un senso alle cose , di vincere la casualità.

Giovanni Antonio Baruffaldi, Tancredi battezza Clorinda morente, 1822

La Fede è sempre una conquista perché Tasso esprime una religiosità tormentata e sofferta, che deriva dall’eroico sforzo di controllo delle passioni personali per non deviare dalla strada verso la Salvezza. Ciò si può ritrovare — ad esempio — nell’episodio del duello tra Tancredi e Clorinda: battesimo di Clorinda (XII, 53–66).

Pertanto l’Amore ha una duplice valenza nel poema, perché è un espressione di armonia, perché è contrapposto alla violenza e all’odio del conflitto in atto; ma anche elemento di crisi in quanto minaccia l’equilibrio e la virtù del guerriero cristiano.

La magia in Tasso diventa segno dell’imponderabile casualità, essa è l’espressione dell’irrazionale presente nella natura e nella storia. La magia è sempre un elemento disturbatore, malvagio e molesto contro cui gli eroi devono combattere, come accade quando il mago Ismeno incanta la selva di Saron nel XIII canto. Il paesaggio, tuttavia, non ha solo valenze negative e misteriose, perché la Natura — secondo i dettami del descrittivismo — diventa specchio dell’interiorità e delle passioni del poeta e dei personaggi, spesso costruendo una natura idilliaca e bucolica come quella che Erminia incontra tra i pastori (VII, 6 -22).

Ariosto e Tasso: confronti strutturali e tematici

Pochi decenni separano l’Orlando furioso dalla Gerusalemme liberata, i due più rilevanti poemi epici del Cinquecento italiano, ma le due opere non potrebbero essere più differenti perché esprimono due mondi che hanno poco in comune.

Anche se l’Orlando furioso è uno dei modelli del Tasso, esistono profonde differenze strutturali tra i due poemi epici, nella Gerusalemme liberata, infatti il soggetto è più strettamente storico, perché si costruisce uno stretto rapporto tra realtà storica e verità religiosa. Inoltre il racconto è fortemente centralizzato con poche deviazioni e digressioni al contrario del labirintico intreccio dell’Ariosto. Infine il senso del meraviglioso (il fantastico e la magia) è di stampo cristiano.

Per ciò che riguarda le tematiche le differenze sono altrettanto evidenti, infatti nella Gerusalemme liberata si riscontra la coesistenza della vena elegiaco — erotica con quella religiosa. La fusione tra poesia e religione si attua a più livelli, prima di tutto nel tono struggente, che esprime il senso del limite delle capacità umane, in secondo luogo nel diffuso sentimento del mistero, che rappresenta un’espressione della volontà divina che guida le azioni umane; infine in Tasso si evidenzia diffusamente il senso della caducità delle cose del mondo permea ogni ottava del poema.

La Gerusalemme conquistata

Nonostante la conferma dell’Inquisizione sull’ortodossia della Gerusalemme liberata, Tasso non fu soddisfatto dell’esito del processo, perciò si dedicò alla riscrittura del poema. Il risultato è la Gerusalemme conquistata che deve considerarsi un’opera differente in quanto testimonia un irrigidimento del poeta in direzione controriformistica.

I difetti che Tasso riscontra nella Liberata riguardano la presenza di imprecisioni storiche, di scarsa unità strutturale e — soprattutto — di scorrettezze morali e religiose. Il risultato della riscrittura è un poema di o4 canti che attesta una maggiore aderenza ai modelli classici di Odissea e Iliade dopo l’eliminazione di episodi non essenziali alla vicenda principale (ad esempio Erminia tra i pastori) e l’aggiunta di episodi che riducono la presenza del fantastico e aumentano la fedeltà storica delle vicende.

La contrapposizione tra cristiani e pagani diventa più netta e definita: alla moralità e al valore dei crociati si contrappongono le malvagità dei pagani. Gli eroi non mostrano più dubbi o incertezze, non pensano neanche di cedere al sentimento o alla passione, ma sono tesi verso la sconfitta delle forze infernali.

Anche dal punto di vista stilistico Tasso è un severo censore di se stesso, infatti il poema si distingue per l’assenza di ogni tensione espressiva a favore di una rigida uniformità di stile, perchè è eliminato ogni lirismo per favorire uno stile sublime e regolare.

--

--

Luca Pirola
Luca Pirola

Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

No responses yet