Ugo Foscolo
Vita e poesia, ideali e realtà nell’Ortis
La poetica di Foscolo si fonda sulle illusioni, termine che indica quei valori, come la patria, la bellezza, l’amore, l’arte, la gloria, la famiglia, che l’uomo deve perseguire per crescere, per passare dallo stato selvaggio a quello civile. Le illusioni sono realizzate attraverso la poesia, quindi il poeta è l’uomo per eccellenza, colui che deve mostrare e celebrare il percorso verso la civiltà.
Eloquenza, passionato e mirabile
La poesia deve essere eloquente, perché deve persuadere l’uomo a realizzare le illusioni, vale a dire i grandi ideali che lo rendono la vita di ognuno degna ed eroica. L’eloquenza usa lo strumento del passionato, per suscitare emozioni che coinvolgano il lettore e lo spronino all’azione.
Il poeta, quindi, si esprime attraverso l’eloquenza e il passionato, ma che cosa deve celebrare? Il contenuto della poesia deve essere il mirabile, la bellezza sublime, ideale, perfetta (pertanto irraggiungibile) La poesia deve suscitare immagini e sensazioni che consolano l’uomo dal dolore esistenziale, dall’opprimente e svilente realtà imperfetta.
Il grande poeta trova un equilibrio tra passionato e mirabile, per raggiungere la perfezione espressiva, per essere perfetto ed elegante e, contemporaneamente, diventare guida morale per l’uomo comune.
Le ultime lettere di Jacopo Ortis
L’opera è un romanzo epistolare scritto tra il 1798 e il 1817; la lunga lavorazione è causata dalle frequenti revisioni che Foscolo compie sullo scritto, in quanto è il primo esempio del genere nella letteratura italiana. In realtà Foscolo potè riferirsi a romanzi stranieri per ispirarsi e organizzare il suo messaggio. In particolare si ritrovano echi de I dolori del giovane Werther di J. W. Goethe per la trattazione del tema amoroso e per l’epilogo con il suicidio del protagonista; altre influenze chiare sono da Il viaggio senitmentale di L. Sterne per la spiccata soggettività del racconto e, infine, da La nuova Eloisa di J.J. Rousseau per il tema dell’amore impossibile perché contrario alle convenzioni sociali dominanti.
La trama del romanzo è piuttosto semplice:
Jacopo, giovane patriota costretto dopo Campoformio (1797) all’esilio sui Colli Euganei, conosce Teresa e se ne innamora; Teresa, pur ricambiando Jacopo, è promessa sposa a al ricco Odoardo, esemplare di una società ipocrita e priva di ideali. Al dramma della patria perduta si somma la tragedia sentimentale: Jacopo scappa, ritrovandosi in tutti i luoghi significativi d’Italia. A Milano incontra il Parini, a Firenze visita le tombe dei grandi in Santa Croce. A Ventimiglia gli giunge la notizia del matrimonio di Teresa, allora torna sui Colli Euganei e si uccide.
I temi dell’opera
Jacopo si suicida. Lo spannung del romanzo è l’atto supremo di rinuncia alla vita per l’impossibilità di realizzare le illusioni. Jacopo si uccide con un intento politico, la sua morte dovrebbe, nelle intenzioni del protagonista, suscitare lo sdegno necessario alla rivolta contro lo straniero. Il suicidio, tuttavia, è anche un atto di liberazione individuale che permette a Jacopo di fuggire da una società volgare e prepotente, di cui non condivide gli ideali. Jacopo non tollera di scendere a compromessi con la realtà, perciò si uccide in quanto sconfitto nella lotta titanica contro la società, le convenzioni, la gretta mentalità dominate che si accontenta del quieto vivere.
La patria è il più grande ideale di Jacopo: egli si definisce prima di tutto un patriota che lotta per la libertà. Tale ideale, tuttavia, contrasta con la delusione per l’inattività delle masse, che accettano la resa piuttosto che la morte eroica. La delusione di Jacopo si rispecchia nella consapevolezza della vanità della sua lotta, poiché sa che la storia, il susseguirsi delle vicende umane, è dominata dal fato, l’individuo nonostante la sua volontà non può modificarla.
Jacopo incarna la figura del poeta che si eleva al di sopra della massa grigia e informe; è l’intellettuale incompreso dalla società: il popolo è “l’universale che serve”, la borghesia persegue solo valori materiali, mentre il poeta richiama gli uomini a valori ideali, alla necessità della lotta e del sacrificio per ottenerli. La grandezza di Jacopo si rispecchia nei grandi Italiani che lo hanno preceduto. Egli, nel suo peregrinare da esule visita i grandi poeti italiani. Petrarca, sui Colli Euganei, è ispiratore dell’amore, Parini, incontrato a Milano, rappresenta la poesia civile, Alfieri, la lotta per la libertà assoluta.
Le passioni politiche sono riproposte nella sfera privata. L’amore impossibile, pur se ricambiato, per Teresa è una passione che deve essere vissuta in ogni caso. Teresa stessa, rinucia alla felicità di una vita con Jacopo per senso del dovere verso il padre. Sposando Odoardo, sceglie l’infelicità di chi si sacrifica per il bene dei propri cari. Il matrimonio rispecchia il suicidio di Jacopo, quasi una sorte condivisa dai due amanti. D’altronde, Odoardo rappresenta la società, brutale e mediocre, che si oppone agli ideali di Jacopo. L’amore, per Jacopo stessa, è felicità e sofferenza nel medesimo tempo, perché il suo animo è lacerato dal dissidio tra passione per Teresa e dovere verso la patria, due ideali inconciliabili nella realtà che circonda il giovane.
Poesia e autobiografia
Foscolo e Ortis
Jacopo Ortis è palesemente l’alter ego del Foscolo, infatti vi è una corrispondenza tra le vicende biografiche del poeta e la narrazione del romanzo, tanto che passi delle lettere di Foscolo alla sua amante sono ripresi nelle lettere di Jacopo a Teresa. L’identificazione, ovviamente, è ideale (Foscolo non si suicida), in questo periodo della sua vita lotta per gli stessi ideali: si impegna per la libertà italiana, arruolandosi nell’esercito napoleonico, e poi rimane deluso dal “tradimento” di Campoformio; persegue insistentemente il raggiungimento di un amore appassionato e tanto perfetto da non poter essere reale; infine si considera intellettuale inascoltato (famosa è la sua prolusione all’Università di Pavia, in cui incita gli Italiani agli studi storici).
Nonostante le sovrapposizioni tra poeta e personaggio, Jacopo si suicida per l’impossibilità di un compromesso, Foscolo collabora — seppur per breve e contrastato periodo — con Napoleone e, poi, con l’Austria.
Foscolo e Didimo Chierico
Quindici anni dopo la prima stesura dell’Ortis, Foscolo traccia un nuovo ritratto letterario di sé nella Notizia intorno a Didimo Chierico del 1813. Il poeta esprime ancora la passione per le medesime illusioni, la volontà disperata di realizzare gli ideali di libertà, amore, patria a cui ha anelato per tutta la sua vita, tuttavia nella maturità il poeta è consapevole dell’impossibilità di realizzare tali ideali, perché la perfezione sublime non può essere concretizzata. La delusione vena di ironia il ritratto letterario, che è caratterizzato dall’interpretazione disincantata della realtà.