Ulisse: l’immagine del poeta

Umberto Saba, Canzoniere, Mediterranee

Luca Pirola
4 min readJan 24, 2024
Ramon Hamidi, Ulisse e le sirene, 2010

La lirica è incentrata sulla metafora del viaggio. Partendo da un dato autobiografico — l’esperienza di mozzo su una nave mercantile — il poeta rievoca il suo giovanile navigare lungo le coste della Dalmazia, costellate di pericolosi isolotti, che rendono difficile la navigazione, specialmente di notte e con l’alta marea, e costringono le imbarcazioni a tenersi lontane dal porto. Anche il doloroso amore per la vita costringe il poeta a rimanere lontano da un’esistenza comune e tranquilla, riparata. I lumi del porto, che simboleggiano la verità e la certezza della fede (le risposte ai molteplici dubbi sull’esistenza che addolorano Saba), si accendono ad illuminare il ritorno di altri, non il suo. Il suo viaggio, dunque, è inconcludente, incapace di fornire spiegazioni decisive.

L’apparente conflitto tra la figura del poeta, cantore del quotidiano e delle piccole cose, e quella dell’impavido eroe omerico si risolve nella coscienza, da parte di entrambi, del dolore che accomuna gli esseri viventi. Non c’è rifugio, cantuccio, porto che possa impedire al poeta di avvertire la sofferenza universale. Non c’è soluzione ai dilemmi di amore — dolore, purezza — corruzione, speranza — disperazione.

Schema metrico: un’unica strofa di endecasillabi sciolti.

Nella mia giovanezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.

Saba evoca le proprie peregrinazioni giovanili in Montenegro, nel 1904, ma le coste dalmate assumono ora un significato simbolico: quegli isolotti sono un’immagine della vita, sentita come aspro travaglio e solitudine, e tuttavia ama ta per il suo fascino.

Il mito di Ulisse rivive sullo sfondo di una natura incontaminata, quasi incantata, dall’apparire e dallo scomparire delle basse coste dalmate. Il personaggio del poeta — Ulisse ricorda antiche navigazioni, minacciate di continuo dal pericolo del naufragio. Gli scogli a fior d’acqua valgono sia come attrattiva da ammirare sia come “insidia” da cui guardarsi.

Con il recupero dell’esperienza giovanile il poeta spiega, simbolicamente, il significato della vita come solitudine e dolore, ingannevole abbaglio (come gli isolotti, al sole belli come smeraldi ma insidiosi di notte, quando l’alta marea li nasconde alla vista dei naviganti). Se la vita è pericolo e solitudine, occorrono al poeta coraggio e cautela. La cautela, la prudente attesa sono espresse dal veleggiare sottovento dell’imbarcazione per fuggirne l’insidia. Saba si vede quindi costretto alla lontananza, alla sospensione dei contatti, perché per lui il “rientro” presenta continue e innegabili difficoltà. La decisione del non — ritorno è dolorosa (si noti la ripetizione in rima di al largo, vv. 8 e 11) e comporta una lontananza e una diversità sia fisiche sia mentali: la fisicità è nel riferimento a mio regno e terra, mentre la lontananza mentale e spirituale è indicata ai versi 12–13 dal non domato spirito, / e della vita il doloroso amore. Il dolore sta soprattutto nella consapevolezza del distacco (infatti il poeta vede il porto e le sue luci, anche se non può dirigervi la rotta): Saba ha trovato se stesso e conosce la direzione esatta che la sua vita dovrebbe prendere, ma decide coerentemente di restarne lontano. La sua è una scelta di onestà morale: egli sente di non poter condividere o limitarsi alle verità (i lumi, v. 11) professate dagli altri, e continua perciò a sbandare al largo.

L’odissea marina coincide con l’odissea dell’anima: il mare e le terre lontane del sensuale vitalismo giovanile sono il regno del poeta, verso il quale anche nella vecchiaia (Saba srive questa poesia a sessant’anni) egli si sente sospinto. Il suo non domato spirito e il suo doloroso amore per la vita lo tengono lontano dal porto quieto e luminoso, riservato ad altri. Lo attendo piuttosto la terra di nessuno, emblema della ricerca e della coraggiosa esplorazione della vita.

Nella poesia Saba mostra ancora una volta il proprio rapporto originale con la tradizione: pur scegliendo il verso nobile dell’endecasillabo, il poeta rifiuta qualsiasi schema di rime. Si vedano ad esempio giovanezza (v. 1, arcaico, con probabile richiamo leopardiano), l’espressione raro / un uccello (in cui l’aggettivo, preferito all’avverbio raramente, assume forte rilievo dall’enjambement e dall’inversione) e le frequenti inversioni, che danno al linguaggio poetico una patina di raffinata eleganza e letterarietà.inoltre la struttura del testo è continuamente spezzata dagli enjambements (raro / uccello, al sole / belli, l’alta / marea ecc.) conferiscono alla poesia un andamento discorsivo e le ripetute note di colore (nella prima parte prevalgono le tinte chiare e solari, nella seconda quelle più cupe della notte) sottolineano la compattezza del componimento.

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Luca Pirola
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Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

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