Umanesimo e Rinascimento
L’avvento della modernità
«Lo splendore del Rinascimento italiano è una forma di reazione alle durezze della vita, che si traduce in un’affermazione di vitalità straordinariamente creativa; le opere rinascimentali, la loro armonia, la loro bellezza, la loro limpida razionalità offrono una cornice, nella quale gli avvenimenti della vita propria e altrui possono diventare simili a un bello spettacolo.»
J. Huizinga, L’autunno del Medioevo
Il Rinascimento italiano nasce dal rifiuto del barbaro e oscuro Medioevo, derivante dalla percezione di una diversità di pensiero e di valori rispetto ai secoli precedenti. L’Umanesimo aveva delineato un nuovo approccio alla vita, un nuovo modo di pensarsi e di concepire la propria umanità, riscoprendo il messaggio originale dei classici. Dunque il Rinascimento è la messa in pratica degli ideali dell’Umanesimo, infatti gli artisti del Rinascimento ricercano armonia, ordine e bellezza nelle loro realizzazioni, prendendo l’antichità greca e latina come modello ideale. L’esplosione artistica e culturale è resa possibile dalla concomitanza di fattori metriali, politici e spirituali. Infatti letterati, scultori, pittori, architetti possono realizzare i loro progetti grazie ai finanziamenti di ricchi e potenti, che soddisfano una necessità intrinseca di esibire pubblicamente i risultati della loro generosità e raffinatezza. I nuovi principi, sovrani di contee, marchesati e ducati, riconoscono il prestigio sociale derivante dalla realizzazione di opere d’arte, pertanto sfruttano gli intellettuali e gli artisti per porre il loro potere come legittimo, duraturo e stabile. In tal modo contribuiscono alla fioritura artistica e culturale che dà voce al desiderio spirituale di trovare la sicurezza in un mondo cambiato e disorientato.
Perché il Rinascimento ha origine in Italia?
Diversi fattori favoriscono lo sviluppo del Rinascimento nella penisola italiana: innanzitutto il latino classico è una lingua vitale e utilizzata fin dall’XI secolo in Italia, grazie ai giurisperiti delle sono attive scuole di diritto romano e ai retori che — al fine di primeggiare nell tumultuosa vita politica dei comuni e delle signorie — insegnano alla classe dirigente l’arte del dibattimento, prendendo Cicerone e Quintiliano come modelli di oratoria.
Nel Trecento, poi, grandi intellettuali come Petrarca e Boccaccio rappresentano il rinnovato interesse per la classicità e promuovono lo studio degli autori latini, considerando il loro messaggio originale e non le interpretazioni date loro durante il Medioevo. Infine, la caduta di Costantinopoli, nel 1453, provoca l’arrivo nella penisola di molti studiosi greci, che portano con sé il loro patrimonio culturale, permettendo di riscoprire la filosofia e la scienza orientale nella lingua originale.
Ultimo fattore, non trascurabile è la raggiunta stabilità politica dell’Italia dopo la pace di Lodi (1454), che permette di trasferire la rivalità e la concorrenza tra i grandi stati regionali sul piano artistico rispetto a quello militare.
Artisti e mecenati
Il risultato concreto della concomitanza di tutti i fattori illustrati causa — nella seconda metà del XV secolo — la realizzazione di una produzione artistica di altissimo livello, finanziata da istituzioni pubbliche, chiese, monasteri, Stati e anche privati cittadini. I mecenati tramite la promozione della cultura e dell’arte ottengono di distinguersi economicamente e socialmente, mostrando sia le loro possibilità economiche, sia il loro livello culturale. L’esibizione di prestigio ed eleganza diventa uno strumento di propaganda politica e di acquisizione di potere.
Gli artisti sono ricercati, vezzeggiati affinché diano lustro alla corte in cui operano; essi non sono più considerati artigiani specializzati, ma persone dotate di genio creativo. Ciò dona loro l’opportunità di sperimentare e ricercare nuove forme artistiche, che si indirizzano verso la definizione di un nuovo valore dell’arte, che evidenzia l’armonia e l’ordine della Natura per mezzo della sua imitazione.
Natura, arte e scienza
Il realismo è l’obiettivo dell’arte rinascimentale: l’imitazione degli antichi — in quanto modelli di equilibrio, armonia e bellezza — e l’imitazione della Natura sono i presupposti per le realizzazioni del Rinascimento. Gli artisti e gli intellettuali indagano nel creato per individuarne gli elementi di perfezione, che poi desiderano riprodurre nelle proprie opere. Il primo oggetto di ricerca è l’uomo stesso, perciò abbondano i ritratti di persone da sole e in gruppo, sottintendono non la celebrazione di determinati personaggi, bensì la valorizzazione dell’uomo e dell’individuo come essere vivente.
Gli urbanisti progettano città ideali, disegnano prospettive per dare ordine a uno spazio definito. Il palazzo rinascimentale diventa il luogo ideale, in cui il genio umano controlla e organizza la natura. Solo così l’uomo può dare un senso al disordine primordiale intorno a sè, ma anche dentro di sè: si pubblicano manuali di comportamento, che dettano le regole all’uomo rinascimentale, come Il cortegiano di Baldassarre Castiglione, Il galateo di Giovanni della Casa, Il principe di Niccolò Machiavelli.
L’interesse per l’uomo e per la natura dà impulso agli studi scientifici, rappresentati — ad esempio — dai disegni anatomici di Leonardo da Vinci e dalla formulazione delle teorie eliocentriche di Copernico. Non scompare completamente un approccio magico e irrazionale alla Natura, infatti permangono — e sono numerosi — studi di astrologia, alchimia e magia, discipline considerate scienze a tutti gli effetti.
La Chiesa nel Rinascimento
La dimensione religiosa rimane fondamentale durante lo sviluppo culturale del Rinascimento: l’uomo è creato da Dio al centro dell’universo, per poter godere dei beni terreni. La Chiesa rimane una delle fonti più autorevoli della cultura del tempo, anche grazie alle generose committenze artistiche dei papi. I soggetti delle opere ordinate dal clero non sono necessariamente di carattere sacro, poiché il confine tra sacro e profano era molto labile a causa della forte laicizzazione degli ecclesiastici, che sono più principi temporali che pastori di anime.
D’altronde gli studi umanistici consentono una lettura diretta dei classici e dei sacri testi, perciò gli studiosi, riscoprendo valori precristiani a volte incompatibili con le verità di Fede, adattano miti e valori classici ai dogmi di fede, ripensando i fondamenti della cristianità stessa e cogliendo l’opportunità per criticare la Chiesa contemporanea, richiamandola alla purezza della Chiesa delle origini.
Il mondo cristiano è attraversato da vivaci discussioni teologiche e culturali, che — di fronte alle contraddizioni tra predicazione e vita del clero — porteranno alla riforma luterana e a un ripensamento complessivo della religiosità.
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