Vittorio Alfieri, un precursore del Romanticismo

Il letterato e la libertà

Luca Pirola
6 min readJan 2, 2023
François Xavier Fabre, Ritratto di Vittorio Alfieri

Tutta l’esistenza di Vittorio Alfieri è dominata una profonda inquietudine, un senso di sradicamento e di solitudine, causata principalmente dalla consapevolezza della propria unicità, rivendicata in contrasto con le idee e le regole del mondo contemporaneo. La sua opera, dunque, si caratterizza per la violenta e appassionata polemica nei confronti degli ordinamenti sociali e storici, della cultura illuministica. La personale insofferenza per ogni limitazione si traduce nelle opere di Alfieri nella scelta di tematiche ideali e astratte: la difesa strenua e assoluta della libertà individuale compiuta da figure eroiche, tormentate da tragici conflitti psicologici. Le opere di Alfieri, quindi, sono più espressione del tormento personale che progetti di riforma.

Tra neoclassicismo e preromanticismo

Alfieri si pone al di fuori degli schemi che definiscono l’appartenenza di un autore a un determinato movimento letterario o culturale, perché egli riprende con rielaborazione personale le istanze culturali del Settecento, proiettandosi già verso le nuove sensibilità che caratterizzeranno il primo Ottocento. Alfieri, infatti, concepisce la letteratura con una funzione sociale e civile, che possa essere uno strumento di diffusione degli ideali di uguaglianza, attraverso la divulgazione del metodo razionale e scientifico. Nonostante la modernità dei contenuti, Alfieri sostiene la necessità neoclassica di scrivere con uno stile elevato che esprima equilibrio e armonia.
D’altro canto Alfieri anticipa molti temi che saranno caratteristici del Romanticismo, infatti pone al centro della sua poetica l’ideale della libertà assoluta, che deve essere perseguito dall’eroe e cantato dal genio poetico che trae ispirazione dal genio e dall’intuizione personale per esprimere sentimenti e sogni. Nelle liriche e nell’autobiografia Alfieri dipinge se stesso e i suoi personaggi in conflitto con una natura ostile, cupa e selvaggia che è misteriosa e minacciosa per l’uomo.

Al centro della produzione letteraria di Alfieri è la figura dell’eroe che — riprendendo i dettami antropologici dell’Illuminismo — domina la natura, è padrone della realtà e afferma il suo io grazie alla Ragione. L’eroe, tuttavia, ha una dimensione interiore molto profonda, una sensibilità d’animo sviluppata che lo rende capace di provare grandi e nobili sentimenti, lontani da ogni compromesso e dall’accettazione di limitare le sue ambizioni ideali. L’eroe, dunque, è tale grazie alla superiore spiritualità rispetto alla gente comune, perciò è destinato ad essere incompreso e solo in quanto i suoi obiettivi non possono essere condivisi dal popolo. La lotta dell’eroe per la realizzazione dei suoi obiettivi, quindi, è destinata al fallimento, connotandosi per il titanismo.

La poetica di Alfieri

Goya, Il colosso

Alfieri espone le sue idee poetiche in due saggi Della tirannide (1777) e Il principe e le lettere (1786) oltre a esprimerla concretamente nelle sue Tragedie, Rime e nella Vita scritta da esso.

La letteratura esprime la lotta dell’individuo, pertanto è valida solo se eleva la sua voce critica contro il potere costituito. La poesia, tuttavia, non ha alcuno scopo sociale, non ricerca l’attuazione di cambiamenti o riforme, racconta semplicemnte l’eterno conflitto tra tiranno e antitiranno o eroe, due personalità eroiche, ma contrapposte simili nella volontà di superare i limiti naturali imposti all’uomo. La lotta persegue ideali elevati, non rappresenta una banale lotta per la sopravvivenza: il conflitto dell’eroe è personale, elitario e aristocratico. Dunque anche la poesia è elitaria perché è riservata ai ricchi, in quanto la produzione letteraria non deve essere finalizzata al guadagno, ma deve esaltare l’eroe e la sua ansia di conquista della libertà assoluta. Ovviamente tale ideale è irraggiungibile, in quanto al di là delle possibilità umane; infatti non è possibile raggiungere una condizione di libertà svincolata da ogni regola o limite, quindi la libertà è perseguibile è solo del grande uomo che si oppone alla società e alla Natura, e conduce il suo conflitto nonostante la consapevolezza del fallimento. Il Titanismo spiega la tendenza all’introspezione dell’Alfieri, perché la lotta spesso è condotta contro se stesso e i propri limiti.

Le tragedie

Alfieri sceglie il genere tragico come il più adatto a celebrare la lotta tra tirannide e antirannide. La tragedia, infatti, risponde alla sua predisposizione a teatralizzare i conflitti dei personaggi, che diventano proiezioni dell’autore stesso. Il genere permette di indagare e di esprimere la passioni e i conflitti interiori, descrivendo il percorso dell’individuo in lotta con i propri limiti.

La scrittura delle tragedie necessariamente nasce come operazione intellettuale, finalizzata alla creazione di storie essenziali che permettano di mettere in scena personaggi che incarnano valori universali. Alfieri distingueva la produzione in tre momenti ideare, stendere e verseggiare. Prima di tutto nella fase di ideazione sceglie il soggetto, sviluppa la trama e organizza atti e scene. La stesura prevede la scrittura in prosa della narrazione, ilfine la versificazione converte in endecasillabi il testo. Le tragedie rispettano le unità aristoteliche di tempo, luogo e azione e presentano pochi personaggi, tra cui spiccano il protagonista e l’antagonista. La semplicissima azione procede attraverso lunghi monologhi recitati da personaggi statici sulla scena, perché la loro interiorità è privilegiata. Si noti come Alfieri sia assolutamente disinteressato al pubblico, egli non scrive allo scopo di rappresentare i suoi drammi (che tra l’altro stampava a sue spese in poche copie destinate agli amici o a coloro ritenuti degni di leggerle)

Il Saul (1782)

Rembrandt, Saul e David

Uno dei capolavori del teatro di Alfieri si svolge nell’accampamento di Gelboé, dove l’esercito israelita è schierato in attesa della battaglia contro i Filistei. Il re Saul è incapace di accettare la decadenza della vecchiaia, perciò è in preda a una profonda angoscia e tormentato da sospetti e paure che esprime con impeti di rabbia. In particolare non riesce a sopportare il crescente successo di David, suo successore, amato dal popolo e prediletto da Dio. L’ossessione porta Saul a esiliare David, ma i Filistei ne approfittano per assaltare l’accampamento ebraico. Alla fine Saul si suicida in un rigurgito della regalità perduta e di estrema sfida alla volontà divina.

Saul è un eroe problematico che vive un dramma politico e psicologico, perchè vuole ribadire la sua forza di re, ma necessita di continue rassicurazioni. Egli, insieme tiranno e antitiranno in lotta con se stesso e la sua decadenza naturale, esprime la ambivalenza nei rapporti con Davide, odiato e amato. Il malessere profondo di Saul, la sua incapacità di provare solidarietà verso gli altri fanno di Saul un eroe preromantico, che testimonia con gesti estremi e passioni incontrollate l’eterna insoddisfazione dell’uomo verso la vita stessa.

Le rime e l’autobiografia

La tendenza all’introspezione già evidenziata dalle tragedie si esprime pienamente nella produzione di liriche, che furono per Alfieri uno spazio di libera espressione, in cui intendeva esprimere il suo “furore compositivo”. Egli scrisse oltre 300 poesie tra il 1776 e il 1804, ma non diede mai loro una struttura ordinata.

nelle Rime Alfieri affronta principalmente una riflessione su se stesso, descrivendosi con un atteggiamento di sprezzante superiorità, sui suoi sentimenti, in particolare l’amore per Luisa Stolberg Albany, e sullo scopo della sua vita, soffermandosi sull’angoscia creata dal trascorrere inesorabile del tempo, inteso come limite imposto dalla Natura, forza minacciosa e immanente.

Alfieri predilesse forme poetiche brevi come sonetti ed epigrammi, in quanto liriche in grado di concentrare al massimo l’espressione e capaci di riproporre un’atmosfera eroica. lo stile dei versi alfieriani è complesso e poco armonico, a causa dei frequenti enjambements, delle cacofonie , della complessità concettuale e sintattica.

Nella Vita scritta da esso Alfieri si dedica alla costruzione di un autoritratto eroico, degno di essere delineato per l’unicità e l’eccezionalità della sua esistenza. Il testo, iniziato dopo il 1790, è l’occasione per rielaborare le esperienze della propria esistenza, ricostruendo la vita interiore dell’uomo secondo la prospettiva di una ricerca di un equilibrio personale oltre le convenzioni e le strutture sociali (scuola, famiglia, istituzioni, pregiudizi). Gli episodi narrati sono giudicati in relazione al destino di letterato libero e indipendente, corrispondente all’immagine che Alfieri voleva lasciare di sé.

La scrittura è molto controllata, pur se moderna: la tradizione classica è abbandonata a favore dell’espressione adeguata a far rivivere sentimenti, idee e scelte.

--

--

Luca Pirola
Luca Pirola

Written by Luca Pirola

History and Italian literature teacher

No responses yet